I segreti di Pulcinella

- Speciale

Nel vedere che i campioni vanno (molto) più forte di noi, spesso ci chiediamo cos’abbiano che noi non abbiamo o, meglio ancora, se sappiano qualcosa che noi non sappiamo nell’arte della guida. Invece non ci sono segreti o “verità rivelate”, perlomeno nulla che in realtà non sappiamo già o che non possiamo intuire da soli.

 

di M. Voltini - foto A. Budd


Fra quanti si sono avvicinati al kart da poco e sono ancora nel pieno della fase di apprendimento - e questo vale per tutti, anche per chi si crede la poco probabile reincarnazione di Senna - prima di arrivare ad ammettere con se stessi che il karting è come qualsiasi altro sport e quindi bisogna imparare, fare esperienza e allenarsi, ci si pone spesso la stessa domanda: perché “quello là” va più forte di me? Che spesso si autoriproduce (gemmazione?) suddividendosi in due “sottodomande”: che differenze di kart ci sono? E soprattutto: cosa sapranno gli altri più esperti di me che io non ho ancora capito dell’arte del pilotaggio? Una domanda anche lecita, quest’ultima, che spesso i neofiti pongono ai più esperti con la stessa ossessività di un ritornello imbarazzante. Perché se è lecito chiedersi come mai i campioni vanno così forte - che poi significa: perché io non vado forte come loro? - ed è la prima base per arrivare a migliorarsi, il tutto diventa davvero fastidioso se si vuole sottintendere qualcosa tipo: visto che so di essere bravo come chiunque altro se non di più...

Ebbene, forti della nostra esperienza, ma non accontentandoci di questa, abbiamo avvicinato per voi alcuni fra i migliori piloti italiani della specialità, come Davide Foré, Sauro Cesetti e Alessandro Piccini. Chiedendo loro, appunto, quali siano i segreti (o quantomeno gli accorgimenti che loro hanno capito e altri invece no) per andare forte in kart. E nel dubbio che questi piloti, ancora in piena attività, potessero nasconderci qualcosa per non favorire gli avversari (attuali o futuri), ci siamo rivolti anche a campioni del passato più o meno recente, come Gianluca Beggio, Michele Fanetti e Pietro Sassi. Che, non correndo più, non hanno nulla da temere se, leggendo queste righe, rischierete di diventare veloci come loro. Se non di più...

 

Insomma, occorre sempre tener presente che, per ottenere un buon riscontro cronometrico, è indispensabile che in quel giro "buono" tutte (e sottolineiamo tutte, nessuna esclusa) le curve siano state percorse nel miglior modo possibile. Come si faccia per ottenere ciò, è il "segreto" di Foré, il quale ci "svela" (anche in questo caso si fa per dire) come, al di là delle doti e delle capacità personali, andar forte sia anche una questione di buon allenamento. Andare in pista con una certa frequenza ci permette di trovare una buona coordinazione con il nostro mezzo, di mantenere con facilità un certo ritmo, di ricercare con minor affanno e maggior progressione il nostro limite, di esplorare le varie possibilità di regolazione del kart e infine di avere quell'indispensabile allenamento che ci consentirà il miglior controllo nell'arco dei giri e, appunto, durante un giro completo. Ovviamente ciò comporta una solida base fisica, sia come punto d'arrivo conseguente all'allenamento stesso, sia come condizione di partenza per poter resistere allo stress psicofisico di un'intensa giornata di prove. Per questo motivo ai piloti professionisti (o che aspirano a diventare tali) è richiesta una notevole preparazione atletica, nella quale diventa importante anche l'alimentazione: due fattori da tener ben presente e comunque utili anche al di fuori della sola attività kartistica.

Un altro aspetto della questione è che, il fatto di poter contare su un elevato numero di giri da percorrere, consente pure di commettere qualche (lieve) errore di tanto in tanto, senza compromettere la prestazione "clou" della giornata. Su questo fattore, quello di concedersi la possibilità di sbagliare di tanto in tanto, non smetteremo mai di insistere – e del resto è stato spesso ricordato da Foré e dagli altri piloti interpellati – perché è fra quelli fondamentali che ci permettono di ricercare fattivamente il limite di guida. Quando qualcuno ci dice cose tipo "non ho fatto neanche un testacoda in tutta la giornata", noi lo recepiamo come un "sono andato piano, lontano dal limite e non ho fatto nulla per migliorarmi". Insomma, è importante evitare di fossilizzarsi su manovre "standard" che ci autolimitano la possibilità di progredire, che "plafonano" le nostre prestazioni. E se non ci concediamo simili opportunità nel karting, dove un errore di guida in prova si risolve nella stragrande maggioranza dei casi con una traiettoria troppo larga o al massimo con un'innocua uscita di pista, allora quando? Commettere sbagli alla guida di una monoposto di qualsivoglia formula, se avremo la possibilità e la fortuna di passare all’automobilismo, si rivelerà molto più pericoloso e costoso...

 

A qualcuno potrà sembrare che fin qui abbiamo scritto delle ovvietà. A parte che certe cose diventano ovvie solo quando qualcuno te le dice, e allora a quel punto le sai, ma prima semplicemente le ignoravi, sono comunque queste le "istruzioni per l'uso" da dare a chi vuole imparare ad andare forte con il kart. E già queste non sono bazzeccole, sono cose impegnative e che richiedono forza di volontà e onestà intellettuale, obbligatoriamente supportate da una forte passione. L'indispensabilità di quest'ultima è il "segreto" di cui ci ha parlato Beggio, per non fermarsi di fronte ai sacrifici richiesti dal pilotaggio sportivo fatto seriamente. L'ex-pilota milanese raccomanda inoltre di essere sempre determinati, sia in prova che in gara, e "decisi nelle decisioni": quando si decide qualcosa, andare fino in fondo, insomma. Quindi, cercare di stare davanti, ma porsi anche degli obbiettivi (concreti e realistici, però: "essere come Senna" non vale) da raggiungere di volta in volta, per migliorarsi continuamente.

A questo punto potremmo anche ritenere di aver già finito con la trattazione di quanto serve per andare forte come i campioni, ma sembra già di udire qualcuno che ci riprende con considerazioni del tipo: "La fate facile, voi, ma vorrei averlo io un kart come quelli di chi corre nel Mondiale..." Nulla di più inevitabile, e per certi versi anche logico, ma al tempo stesso nulla di più sbagliato. Intanto perché prima che te lo diano in mano, un mezzo "ufficiale", devi dimostrare di meritarlo. Non viceversa. A meno che non siamo talmente pieni di soldi che possiamo comprarcelo, un posto in un team ufficiale. Ma soprattutto perché, con le attuali tecnologie produttive e il generalizzato utilizzo di macchine utensili a controllo numerico e/o robot, la differenza fra i mezzi impiegati dalle squadre corse e quelli normalmente messi in commercio è diventata davvero irrisoria. Anzi, con un motore di quelli sviluppati appositamente per un pilota "da Mondiale" e quindi destinato a stare sempre al di sopra di un certo numero di giri (perché Foré & Company ci riescono) è facile che un pilota "normale" vada più piano, pagando sul misto la minor forza ai bassi regimi. E comunque, posto come punto di partenza indiscutibile che dobbiamo confrontarci con piloti e mezzi di pari livello e tipologia del nostro, è pur sempre vero che dal nostro kart dobbiamo essere in grado di estrarre il massimo, dal punto di vista tecnico. Questo è il "segreto" che ci arriva da Piccini: se si va piano, invece di dare genericamente la colpa al mezzo, è più produttivo capire perché, cosa c'è che non va. Concentrarsi sulla messa a punto dell'assetto e di tutto, dunque, facendo in modo che ogni tassello della questione vada al posto giusto. Perché per andare davvero forte occorre che tutto, ma proprio tutto, dal pilota a ogni singolo accessorio, sia veramente in ordine e al massimo grado di efficienza.

E per sapere come fare perché telaio e motore vengano correttamente messi a punto e permettano dunque le migliori prestazioni che sono oggettivamente in grado di offrire, continuate a seguirci su Vroom.

Iscriviti alla Newsletter

Rimani aggiornato sulle ultime notizie dal mondo del kart!
Follow Us on Facebook