Deve cambiare l'atteggiamento
Se si vuole uscire dalla crisi e favorire la partecipazione, occorre che l'Autorità Sportiva - ma non solo questa - modifichi il modo di affrontare i problemi. Le imposizioni si sono finora risolte sempre in una sorta di boomerang, per cui si deve iniziare a proporre soluzioni e regole che favoriscano i piloti anziché penalizzarli. Sembra lapalissiano, eppure…
di Maurizio Voltini
Alla luce degli ultimi avvenimenti e del momento generale negativo del karting non solo nazionale, vorremmo permetterci una piccola riflessione. Un paio di considerazioni "da kartista", come abbiamo sempre fatto anche se qualcuno ce le critica proprio per questo. Ebbene, secondo noi l'Autorità Sportiva deve rendersi conto che, con l'attuale situazione del karting nazionale, non è più possibile andare avanti con imposizioni & divieti. Non solo sono inutili, ma si ritorcono contro, come un boomerang.
Occorre liberalizzare certi parametri sportivi, dare più possibilità ai piloti, soprattutto possibilità di scelta della categoria, in modo da trovare un nuovo equilibrio. Certamente la base di partenza dev'essere quella che le liberalizzazioni devono essere fatte in modo intelligente ed equilibrato, e che ci siano delle categorie fatte tecnicamente come si deve, sennò...
L'ultimo esempio è quello dei Trofei Nazionali. Si era deciso di limitare la partecipazione solo a chi aveva corso almeno quattro gare di "regionale" (ovvero le Coppe Csai di Zona), con lo scopo di incentivare la partecipazione a queste ultime. Un'intenzione buona che però, proprio perché perseguita con una imposizione, alla fine è stata controproducente: non solo i campionati di zona non ne hanno beneficiato, ma in questo modo ne ha risentito la partecipazione alla finale di trofeo, tanto che è stato necessario correre ai ripari ammettendo "fuori classifica" i piloti teoricamente esclusi. Che alla fine è un'ingiustizia, perché diventa possibile che il vincitore in pista non possa aggiudicarsi il titolo (che è quanto successo con Antonio Sardo nella 100 Prodriver); inoltre ne vengono esclusi anche quei piloti che, senza nessuna colpa, non hanno potuto rispettare l'imposizione semplicemente perché nella loro zona la categoria non si costituiva. Insomma, estremizzando un po', si potrebbe affermare che la Csai aveva deciso di affrontare la crisi come se la crisi non ci fosse...
Dunque, ragionando profondamente sull'attuale situazione, la conclusione può essere una sola: se prima di tutto non si ricostituiscono le categorie nazionali, ovviamente in modo ragionevole e opportuno dal punto di vista dei piloti e non di altre componenti del mondo kartistico, non si va da nessuna parte. Per fare un esempio, può andare bene proteggere una categoria dalla partecipazione di piloti "troppo bravi", ma se poi per l'assenza di questi non si riesce neanche a correre? Oppure, perché fare categorie veloci come tempi sul giro anche per gli amatori, quando questi poi a metà gara non ce la fanno già più? Al di là delle dichiarazioni politiche, occorre che ci si renda pienamente e realisticamente conto che l'attuale situazione del karting di base è stata devastata da un decennio di politiche clientelari e di incompetenza tecnica. Per la troppa ingordigia di certi costruttori e organizzatori, si è fatto in modo che solo "chi ha i soldi" potesse correre in modo accettabile, ma ad un livello tale per cui anche questa definizione di "accettabile" è diventata discutibile. Infatti, anche se sei pieno di denaro da spendere in una gara di kart - e non di F.3… - pensi che sia accettabile farlo quando poi a correre si ritrovano i classici quattro gatti? E così a casa ci sono andati non solo quelli con pochi soldi, ma anche i "riccastri". Che non ritrovavano alcun motivo per questo impegno economico: a parte chi è ottenebrato e coltiva improbabilissimi sogni da Formula 1 per suo figlio che corre magari ancora nella 60 (situazione che comunque non dura più di un paio d'anni perché poi i paraocchi cadono) anche chi ha possibilità di spesa illimitate ad un certo punto si interroga su cosa "gli torna indietro". Cioè, se io spendo, voglio anche un ritorno. In qualsiasi forma: fama, esperienza, soddisfazioni sportive, divertimento. Nel momento in cui un pilota o un padre facoltoso si accorgono che ciò non avviene, anzi diventa meglio regalare al figlio l'ultimo modello di Playstation e di bicicletta o comunque divertirsi in altra maniera, riducendo di varie entità di grandezza l'impegno economico e di tempo, quale pensate che sia la scelta finale? Dunque, una piccola divagazione, questa, per vedere come anche in questo caso tutto si risolva in un boomerang.
Alla fine, dobbiamo ricordarci che la partecipazione alle gare viene promossa se, e solo se, si riesce a fare in modo che queste abbiano un costo ragionevole (sappiamo benissimo che è impossibile correre gratis, però…) e soprattutto se ci si diverte. Il primo obbiettivo può forse essere raggiunto mediante regole e obblighi (dei quali comunque siamo ancora in attesa...), ma il secondo sicuramente no.
Ciliegina finale sulla torta, ora abbiamo anche la Cik-Fia che ha passato a due prove obbligatorie la formula del campionato europeo per KF2 e KF3: vorrebbe incentivare la partecipazione, ma otterrà l'effetto contrario. E non bisogna essere scienziati o profeti per prevederlo. Perché mai dovrebbe andare diversamente? Perché per un pilota dovrebbe essere più interessante essere costretto a fare comunque due trasferte, quando prima poteva fare la selezione di zona vicina a lui e poi solo in caso favorevole affrontare il sacrificio in più della finale? E comunque anche nel nuovo format chi va male nella prima prova, e quindi si ritrova con il punteggio irrimediabilmente compromesso, non si presenta nella seconda…