Italia, fanalino di coda

- Editoriale

Osservando le classifiche provvisorie della Coppa Csai di Zona appena redatte e pubblicate sul sito di Aci Sport ci viene spontaneo analizzare quei dati particolarmente indicativi, anche se non sono al 100% veritieri. Parliamo ovviamente delle partecipazioni a queste prime gare che si sono disputate in questo inizio di stagione. Le categorie in totale sono 8: la 60 Baby e Mini, la KF3 e la KF2, la KZ2 la 125 Prodriver AM e Pro e la Prodriver TaG.

Escludendo i partecipanti fuori zona che non sono affidabili sia per la Coppa Csai che per il regionale e poi è più facile ritrovarseli una volta che c'è in programma un appuntamento nella loro regione di appartenenza, i numeri sommati ci lasciano alquanto perplessi, anche se in realtà si contano i piloti che hanno preso i punti e non i verificati. Ma la differenza in percentuale potrebbe variare del 10-15%.

Così ne viene fuori che di 60 Baby oggi a livello interregionale hanno corso 34 piloti. Mentre nella Mini se ne contano 69. Solo 24 i KF3 e 8 KF2. Per quanto riguarda la classe col cambio la KZ2 ne raccoglie 68. Mentre le Prodriver AM fa la differenza posizionandosi come la categoria di punta del nostro movimento nazionale con 124 piloti. Bene anche la Prodriver Pro a quota 92. In totale si supera di poco quota 400.

 

 

A questo punto ci chiediamo ma alla Csai si renderanno conto di questi numeri? E sono altresì consapevoli che quanto da loro attuato fino ad oggi non ha prodotto alcun incremento di partecipazione? Anzi...

È vero che non abbiamo preso in considerazione il movimento TaG, dalla Rotax, così imponente nel mondo, alla Rok, alla Easy e alla Championkart. Ma anche sforzandosi a pensare positivo non credo che queste categorie insieme arrivino a contare 1000 piloti. Ecco che i dati che ne scaturiscono comunque fanno pensare. In Italia in questo momento si fa fatica a mettere insieme un movimento che vada oltre le 1400 unità. E mettendoci dentro anche il movimento yankee, difficile da registrare e quindi quantificare non dovremmo andare oltre le 500 unità. Insomma per farla breve il totale dei kartisti praticanti in Italia dovrebbe aggirarsi intorno a 2000. 

È normale che in Francia, ad esempio, si registri ancora oggi un movimento di 5000 piloti e in Inghilterra anche il doppio? Sappiate che anche in questi due importanti Paesi i numeri del KF sono ridicoli, parliamo di pochi decine, però al contrario che in Italia in Inghilterra e in Francia sono state attuate delle strategie alternative per favorire la pratica del kart con delle soluzioni accattivanti. A cominciare dalla Minikart. Le caratteristiche dei mezzi mirano a non influenzare il costo di acquisto e soprattutto quello di manutenzione. Perché la federazione in Italia non prende spunto dai cugini, oppure dalla federazione MSA d'oltremanica per regolarizzare quelle soluzioni che lì già funzionano e col quale le aziende Made in Italy riescono a rimediare al danno economico che il nostro mercato gli ha procurato in questo ultimo decennio? E parliamo di soluzioni legate alle classi nazionali, si badi bene, non ai trofei di marca. Che hanno un loro ruolo definito e irrinunciabile, ma che non è e non può essere quello di tenere in piedi l'attività nazionale. Vuoi perché sono a carattere zonale, vuoi perché hanno anche loro parecchi limiti (assieme, beninteso, a tanti aspetti favorevoli). Inoltre, basta vedere il riscontro della Zona 4, dove non corrono i monomarca ma non per questo le categorie KF godono di buona salute, per capire che non sono appunto i trofei di marca a poter influenzare l'ago della bilancia della situazione generale: quello che manca sono le categorie monomarcia “giuste” (comprendendo 60, 100 e KF senza distinzione) che possano favorire la partecipazione a tutti i livelli (sia semiprofessionistico che amatoriale) e rimpolpare il vivaio. E' su questo che deve concentrarsi l'Autorità Sportiva se vuole recuperare il settore del karting nel suo complesso. 

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