Mondiale KF1, ha ancora senso?

- Editoriale

La querelle tra la Cik/Fia e i costruttori blasonati del made in Italy riguardo la disputa del mondiale karting è senza fine. Ma quello che più preoccupa è che non prevede alcuna logica soluzione che permetta di accreditare la manifestazione e la disciplina che rappresenta. Non sarà il caso di voltare pagina, accantonare il KF così regolamentato e promuovere le categorie col cambio, cioè le uniche che ancora funzionano per tenore agonistico, selettività di guida e valore sportivo del risultato?

La storia del mondiale KF1 si sta trasformando in una querelle paradossale. Paradossale perché la KF1 non è rappresentativa per questa disciplina motoristica, non lo è mai stata. La soluzione KF non ha ottenuto alcun credito né a livello agonistico né commerciale. E di anni ne sono passati, almeno 7, e i risultati sono ben noti a tutti. L'ultimo comunicato della Cik/Fia evidenzia ancora il contrasto che si è creato in questi ultimi anni tra l'istituzione federale e la triade del Made in Italy, Birel, Crg e Tonykart, cioè di quelle aziende che hanno voce in capitolo in questo settore. Una querelle che ha penalizzato tutti, e questo è un dato di fatto, senza dimenticare che a pagarne pesantemente è stato proprio il karting, e la sua credibilità. I numeri di oggi a livello mondiale fanno paura, nel senso che hanno raggiunto il minimo storico. Il KF così regolamentato ha destabilizzato il settore, tanto che alcune federazioni (non quella italiana) per ovviare a questa catastrofe hanno pensato bene di adottare delle soluzioni infischiandosene del KF e delle pressioni della federazione internazionale. Senza addentrarsi in analisi così scontate, quelle che evidenziano il perché la soluzione TaG modello KF non è mai riuscita a prendere il posto della motorizzazione 100cc (Junior, ICA e FA) si dovrebbe puntare di questi tempi così difficili per gli sport hobbisti più costosi come quelli motoristici a promuovere una categoria agonisticamente rappresentativa e commercialmente vendibile. E quale, in questo momento, se non la 125 col cambio? La 125 ICC (ora KZ2), tanto per intenderci cioè di quella che ancora godeva di certe tutele contro quelle speculazioni che invece hanno attecchito con il KZ “ex Formula C”, è la sola categoria riconosciuta a livello internazionale e che meglio rappresenta il vivaio professionistico. Il 100cc, e specialmente il valvola rotante, che determinava e promuoveva una selezione di piloti di alto livello, non rientra più nei parametri politici e industriali del karting. A questo punto non si comprende come una federazione non riesca a tutelare una competizione così importante per l'immagine del karting internazionale, incaponendosi con delle direttive che, a prescindere dalla presa di posizione dei costruttori, non sono credibili né attuabili. Il mondiale Fia una delle competizioni più datate, così come la F1, è oggi una manifestazione che non produce alcun effetto positivo. Né di credito per il pilota e per l'immagine internazionale, né commerciale. Se si vuole salvare il mondiale e l'immagine del karting e quindi l'industria e la credibilità di questa disciplina la Cik Fia dovrà promuovere il mondiale con la categoria 125 a marce, attuando gli accorgimenti regolamentari che ne garantiscano l'equità prestazionale.

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