Coppa del Mondo a Sarno – Chi sale e chi scende

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Oltre i vincitori, i podi e le celebrazioni, c’è un universo che spesso non emerge o non viene messo in risalto come magari meriterebbe. E questo vale sia in positivo che in negativo. Diamo uno sguardo a quanto accaduto a Sarno durante la Coppa del Mondo KZ1-KZ2 nell’inedita striscia ‘Chi sale – chi scende.'

testo Vroom / foto Sportinphoto

CHI SALE
- DR Racing.
Il team di Danilo Rossi acchiappa due podi importantissimi con Antonsen e Negro a coronamento di uno sviluppo costante che ha visto team e piloti lavorare incessantemente negli ultimi due anni. Quando si dice che il lavoro paga...

- Lennox-Lamb. Sembra scontato dirlo (in quanto ha vinto), ma l’inglese della Crg ha colto una vittoria inaspettata (come egli stesso ha ammesso in conferenza stampa) e soprattutto ha sfatato un mito che risale agli anni 70: è il primo inglese ad aggiudicarsi una competizione titolata CIK (mondiale ed europei inclusi) in una categoria col cambio.

- Daniel Bray. Il pilota neozelandese, alla prima esperienza europea, ha dato grande prova di velocità e maturità. Se fosse riuscito nell'impresa non lo potremmo mai sapere. Certo è che il segno l'ha lasciato e con lui anche il team GP Racing di Beppe e Giampiero Cavaciuti con l'assistenza di Dal Dosso per quanto riguarda il motore. Speriamo rimanga in Europa così da verificare l'alto potenziale dimostrato a Sarno.

- Le “ombrelline”. Un grande passo avanti da parte dell’organizzazione. Finalmente delle ‘grid girls’ degne di un mondiale. Bellezze partenopee che non avrebbero sfigurato nella griglia della Moto GP per intenderci...

- La Birel. Grazie al rinnovato impegno del team e a due dal piede pesante come De Conto e Toninelli (sfortunato nell’occasione) il team guidato da Ronni Sala ritrova il posto che più gli si addice, sul podio mondiale.


CHI SCENDE
- La CIK.
Le nuove disposizioni regolamentari sull’inquinamento acustico hanno suscitato più di qualche perplessità, soprattutto la procedura di rilevamento dei dB. Gli scettici hanno avuto ragione, e il danno d’immagine e credibilità a seguito del cambio di rotta in corsa è sotto gli occhi di tutti.

- Max Verstappen. All’ennesimo appuntamento importante, il giovane talento olandese perde lucidità nel momento topico della finale KZ2, dopo aver subìto il sorpasso del neozelandese Bray tentando un sorpasso a dir poco ardito nella foga di recuperare la testa della gara. Altra occasione sfumata.

- Jonathan Thonon, Davide Forè e Marco Ardigò. I tre senatori della KZ1 erano i più attesi, soprattutto perché si correva su un circuito che conoscono a menadito. Peccato perché la loro presenza davanti è sempre garanzia di spettacolo.

- Le Bridgestone (troppo) soft. I pneumatici hanno condizionato eccessivamente la prestazione di alcuni piloti, come ad esempio Ben Hanley della ART Grand Prix, denotando una carenza strutturale della carcassa... Preoccupante.
 

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