Witteveen dirige la Maxter verso nuovi traguardi

A colloquio con l’ing. Jan Witteveen, progettista di fama mondiale, specie di motori a 2 tempi, che ora entra nel karting collaborando con la Maxter.
Non si placa la spinta di rilancio della Maxter. Il livello tecnico della competizione si è notevolmente innalzato e la cosa non è sfuggita al patron Giancarlo Tinini che ha deciso di proseguire sulla strada dell’innovazione - ma ormai possiamo parlare di grande offensiva - tanto che, dopo aver costruitola nuova “casa” Maxter, la sta riempiendo di tecnici di grande valore.
di M. Natoli / foto E. Schiavi

Il regolamento tecnico Cik, per quanto riguarda la motorizzazione KF, è molto restrittivo o meglio vincolante. Si è verificata una sorta di appiattimento tra le varie classi KF, tanto che dopo la KF2 molti ragazzi passano in auto; la KF1 sembra aver perso il carattere di professionalità della ex FA FSA, con la quale emergevano solo i migliori e che infatti aveva poche limitazioni? Condivide questa nostra analisi? Insomma le numerose limitazioni tecniche influiscono negativamente su motori e piloti?
Frequento il karting attuale da poco e mi sto facendo un’idea in questi giorni. Ho capito finora che la KF1 è più una competizione tra case ufficiali, non ci sono molti privati. Sembra più una vetrina ristretta ai costruttori, mentre KF3 e 2 mi sembrano più dedicate ai piloti anche a team e a preparatori. Quest’anno per la KF il grande problema è stata la frizione, nata con un certo spirito, è diventata oggetto di ricerca e costi molto pesanti.

Non sarebbe opportuno ad esempio far decollare una categoria libera, vale a dire con un numero ridottissimo di parametri fissi che riguardano esclusivamente la cilindrata e il peso?
Sì ma, ripeto, anche questa proposta deve partire dai costruttori; è vero che sono concorrenti, ma è vero pure che devono collaborare tra loro per far evolvere questo sport. Ogni industria, come la Maxter, può esprimere la propria idea, ma occorre fare uno sforzo per una linea comune. Solo allora si può lavorare seriamente a qualunque progetto, e magari con l’importante ruolo di mediazione della Cik.

Il kart non è la F1 e neanche la MotoGP; è un mezzo che si è fatto strada proprio per la sua tecnologia "spicciola" che produce allo stesso tempo alte prestazioni. La sua ricetta per migliorarlo?
Ho delle idee in proposito, ma per ora vorrei tenerle riservate, perché fanno parte della futura strategia della Maxter. Ho bisogno di ancora un po’ di tempo per completare delle valutazioni, poi si lavorerà per il bene non solo dell’azienda, ma anche del karting in generale. È però importante che esca dal guscio, deve comunicare con il mondo esterno. Per vari motivi, e come avviene per altri sport, non c’è riscontro nei maggiori mezzi d’informazione. Deve proporsi ai giovani, deve far capire che ci sono molte piste, magari vicino casa.



Non ci sono nemmeno grandi sponsor, ma non è certo perché lo spazio sulle carene è ridotto.
No, non credo; è perché in pratica è un mondo chiuso. In questo senso è ancora troppo legato al proprio ambiente, è simile a quello che accade al trial o all’enduro, mentre il cross ha fatto sforzi notevoli. Quando si apre un quotidiano sportivo e non si parla mai di kart significa che il grande pubblico non lo conosce. Non è solo questione di sponsor, che sicuramente aiuta molto, ma prima bisogna portarlo vicino alla gente. Ma non può essere tutto legato ai soldi.

È in Italia da molti anni; cosa le piace del nostro Paese?
Motoristicamente mi piace tantissimo, perché è uno dei pochi Paesi europei dove si costruiscono ancora motociclette e nel quale c’è una grande passione per gli sport motoristici in generale. Insieme con la Spagna è il luogo dove questi sport sono maggiormente sentiti. Mi ha dato anche lavoro e moltissimi risultati li ho ottenuti con aziende italiane e per questo sono grato all’Italia, dove ho anche molti amici.

E cosa non le va giù?
La vita in generale è fantastica, ma alcune cose, come la criminalità, preoccupano.

Cosa si aspetta dal karting?
Sono stato contattato ed ho accettato volentieri, con molto entusiasmo, perché rappresenta una nuova sfida, sempre nel campo della meccanica da corsa e credo che parte delle tecnologia delle moto da gran premio possa essere travasata ed applicata al kart. Nel motomondiale vengono applicati alcuni concetti che nel kart non si impiegano, anche per scelta, e quindi non sono stati sviluppati a sufficienza, ma io ho intenzione di dare il mio contributo, anche per motori più ecologici.

Non perdetevi il seguito dell’intervista sul prossimo numero di Vroom, in edicola i primi di dicembre.

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