Vroom 315 - Novembre 2015
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EDITORIALE
L'Italia dà la scossa!
OK. Ci siamo. La stagione 2015 sta andando in archivio... manca solo il mondiale Rotax. Una stagione che ha registrato un finale in crescendo, e i numeri lo confermano.
In Italia certi segnali racing non possono e non devono essere sottovalutati. Perché da sempre quanto accade in Italia è sinonimo tangibile di cambiamento. È successo nel 2007 con l'entrata in campo del KF concomitante con la famigerata crisi economica. Il segnale anche in quella occasione lasciava ben intendere a cosa saremmo andati incontro. Ora, in concomitanza con la nascita della nuova motorizzazione semplificata voluta da van de Grint, vice presidente della Cik, e con certe avvisaglie di ripresa, seppur lievi, dell'economia nazionale, tutto lascia supporre ad un’inversione di tendenza. E se la locomotiva del karting italiano riprende a tirare, anche tutto il movimento internazionale ne beneficia. Nel nostro settore è l'Italia che fa tendenza. È qui che la passione per questa disciplina è radicalmente fertile. Nessun'altra nazione può rappresentare il kart con tanto coraggio e sfrontatezza, nel bene e nel male. Non c'è, non c'è mai stato e forse mai avverrà che si possa registrare oltre i nostri confini una qualsiasi tendenza che sia d'esempio per il karting.
Se il kart internazionale, quello racing, è andato in crisi è perché il KF non si sposava con la mentalità racing che la nostra scuola ha esportato poi in tutto il mondo. La locomotiva Italia non era pronta a digerire un cambiamento così radicale. E il nostro vivaio ne ha pagato le peggiori conseguenze.
Il kart, dagli anni '70 al 2000, è vissuto praticamente d'inerzia: la promozione si autoalimentava grazie a delle motorizzazioni spartane, ma azzeccate, che rendevano la filiera perfettamente funzionale. Erano altri tempi certo, ma nessuno all'epoca si è poi inventato chissà che. Quel meccanismo funzionava anche grazie a delle fortunate congiunture. Oggi non possiamo più tornare indietro a quelle motorizzazioni, i tempi sono cambiati, e per tornare a far funzionare la filiera bisognerà sposare la mentalità delle nuove generazioni presentando soluzioni intelligenti a livello tecnico e regolamentare, con un linguaggio che accomuna il vecchio e il nuovo. I segnali registrati in questo finale di stagione lasciano intravedere che il nostro comparto è pronto a questa svolta epocale. Le nuove leve imprenditoriali si stanno mettendo in discussione uscendo allo scoperto. Non era mai accaduto. È un segnale che conferma la voglia di tutelare quanto di buono è stato fatto dai padri fondatori (per la cronaca questo mese è scomparso Calogero Vanaria, il fautore della 125 a marce a cui abbiamo dedicato un significativo ricordo in questo numero). Così oltre a Roberto Robazzi (Tony Kart) e Giancarlo Tinini (Crg) le colonne che mantengono fede a questa “missione”, insieme ai più giovani e altrettanto capaci Danilo Rossi (DR) e Armando Filini (Mad Croc), tutti insieme determinanti per la promozione del kart nel mondo, ecco che il paddock nazionale sta partorendo nuovi manager, l'auspicato ricambio generazionale che oltre a rinverdire il comparto finirà per favorire quel cambiamento che anche il karting, consapevolmente, deve sposare per stare al passo con i tempi, affinché possa risultare ancora oggi uno sport propedeutico all'automobilismo, alla pratica sportiva e alla sana competizione, tanto avvincente quanto coinvolgente: un fermo valido riferimento per tutti gli appassionati degli sport motoristici.
Giuliano Ciucci Giuliani
EDITORIALE
I giovani, l’educazione e il Karting: una questione d’amore
Chi, da alcuni anni, cura la rubrica Vroommama vive d’amore per questo sport, come chi lavora con passione a questa Rivista. Ma è in più di un’accezione che occorrerebbe parlare d’amore a proposito di karting e di educazione.
Per primo viene, appunto, l’amore per lo sport del motore. E non è solo questione di amare l’odore di benzina, di freni e di gomme: occorre amare la storia e la complessità del karting per trasmetterne la bellezza alle giovani generazioni, occorre amare il dato tecnico e la difficoltà nella guida per poter essere dei maestri credibili agli occhi degli altri. Un impegno che tutti gli adulti, per primi i genitori, dovrebbero assumersi, con tanto di curiosità, voglia di indagare, voglia di far parte di una cultura e di crearne orizzonti nuovi, voglia di essere di esempio per i figli.
Viene poi l’amore per i giovani, essenziale, strutturale al linguaggio dell’educazione. L’intenzionalità educativa, il volgere lo sguardo e l’attenzione verso l’altro è la prima condizione di esercizio. Non si può parlare di educazione quando non sussiste un incondizionato interesse per l’altro, per i suoi bisogni reali, una gratuità che, a pensarci bene, la nostra società sta mistificando sotto i colpi dell’interesse personale e del denaro, celandosi dietro a falsi diritti e belle frasi vuote di senso e di significato che egemonizzano anche il mestiere di adulto e di genitore. Educare non significa “preconfezionare” i giovani ad uso e consumo degli adulti, ma far loro vivere un tirocinio di vita che tuteli la scoperta dell’identità, delle passioni e delle vocazioni personali. Solo così i bambini e i ragazzi matureranno nella libertà.
Il karting in tutto questo non fa eccezione. Basti pensare alla schizofrenia regolamentare degli ultimi anni, che sembra in gran parte dettata da interessi esterni a quelli dell’appassionato, dell’innamorato di questo sport e soprattutto del genitore che vuole crescere suo figlio. Il tema è complesso, e dovrebbe far riflettere tutti: chi “muove i fili” dovrebbe porsi domande di senso; chi si trova a vivere questo sistema da semplice appassionato o genitore dovrebbe maturare dei criteri di valutazione precisi e assumere l’atteggiamento dell’intenditore di vino, che ama sorseggiare un buon bicchiere e che sta ben attento dall’ubriacarsi con la prima bottiglia che gli capita a tiro.
Lo sport può essere fatto di tante cose, l’educazione è fatta di gratuità. Tutelata la seconda istanza, anche il karting potrà essere un contenitore di crescita e non di altro, come a volte sembra essere destinato a diventare. I segnali non sono confortanti, ma l’impegno deve rimanere. In gioco, a pensarci bene, c’è tutto.
Michele Aglieri
SOMMARIO


GARE

26 ROK CUP INTERNATIONAL FINAL

36 MONDIALE CIK FIA KF/KFJ
TROFEI NAZIONALI / REGIONALI

46 BRIDGESTONE SUPERCUP

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Lonato (BS) 1a e 2a prova
VINTAGE
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90 HISTORIC MASTER GO KART A RIOVEGGIO
THE BIG ONE 2015 FROM USA

96 KART LEGGENDARI