Alessandro Zanardi ne ha fatta un’altra delle sue: la seconda medaglia d’oro nella handbike alle paraolimpiadi di Rio a 15 anni ed un giorno dall’incidente che gli ha stravolto la vita, ma non la voglia di arrivare laddove gli altri neanche osano.
Di Alessandro Zanardi si parla spesso e volentieri e molti ne “inneggiano” la sua forza di volontà additandolo come un eroe. Forse non sanno che gli eroi esistono solo nella mitologia, nella vita vera esistono solo uomini con un sogno più grande del destino avverso.
Ed eccolo, Alessandro Zanardi da Castel Maggiore che è stato capace di bissare una medaglia parolimpica nella handbike all’età di cinquant’anni, facendosi beffe della razionalità e del dolore. Ancora una volta è più forte lui. A 15 anni e 24 ore dall’incidente che gli valse l’estrema unzione dal cappellano del Lausitzring, in Germania, si erge ancora una volta come un gigante privato dei suoi arti inferiori sul gradino più alto del podio nella competizione sportiva più importante.
“Da dove trova la forza?!” si chiedono tutti. La risposta è che Zanardi è sempre riuscito a tirare fuori qualcosa di straorinario laddove tutti gli altri vedrebbero solo buio. Lui, quel barlume di luce, lo vede più forte e vivido di chiunque altro.
Una sorella morta in un incidente stradale, che spinge i genitori a dar via il motorino scambiandolo con un go-kart che arriva nel giorno della strage di Bologna. Poi i travagliati primi giri in pista: sempre ultimo, ma con la ferma consapevolezza di essere il più forte di tutti. Provate a dargli torto.
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