Partire col piede giusto

- Consigli al Kartista
Per chi è alle prime armi, l’impatto reale con la pista può risultare terrificante. Ecco qualche consiglio per partire con il piede giusto e non venir sopraffatti dalle sensazioni estreme che il kart può offrire. Evitando così di abbattersi troppo quando scopriamo che Senna era un’altra cosa…

© di Maurizio Voltini

Il primo giro non si scorda mai
La volta scorsa siamo stati volutamente pessimisti, analizzando le motivazioni per cui un motore può rifiutarsi di partire. Fortunatamente, però, succede anche che un motore invece parta benissimo al primo colpo. E, alleluia, è ciò che capita la maggioranza delle volte. Se così non fosse, guardiamo un po’ verso il cielo e cerchiamo di capire se quella nuvoletta era la stessa che ci sormontava prima di partire per venire in pista, oppure se quello stormo di uccellini che pare avercela con noi non siano piuttosto avvoltoi…
Ma per stavolta facciamo gli ottimisti e presupponiamo che all’avviamento il kart non ci dia alcun problema. Il che non significa non possa darcene in seguito. Anzi, che non siamo noi stessi a causarne, specie se siamo dei neofiti ed è magari proprio la prima volta in assoluto che guidiamo un kart. E per fortuna, direte strizzandovi le parti intime, che stavamo facendo gli ottimisti…

Ogni sport s’impara
Il fatto è che, al pari di tanti altri sport, anche il karting è impegnativo; in più, contiene elementi di pericolo e c’è pure la possibilità di rompere componenti costosi. Oltretutto, c’è un ulteriore elemento negativo: la maggioranza di quanti si accingono a prendere il volante in mano è malauguratamente convinta di essere un potenziale nuovo Senna, che ha solo bisogno dell’occasione giusta per rivelare il suo talento al mondo, e dunque non ha assolutamente necessità (ahinoi) di imparare alcunché. Queste convinzioni sono dovute al fatto che nessuno, specialmente fra chi non ha ancora la minima idea di cosa significhi condurre un mezzo da corsa, ammetterà mai di non essere capace di guidare. Invece la questione non è in questi termini.
A questa impostazione sbagliata, si aggiungano i danni provocati da un certo tipo di giornalismo automobilistico, sviluppatosi soprattutto proprio in Italia, che non riconosce valore sportivo al gesto atletico del pilota.
Tanti (troppi) sono convinti che la guida di un mezzo da corsa sia facile o, peggio, dipenda solo dal maggiore o minore coraggio nel frenare tardi e nell’accelerare a fondo. Ok, conta anche questo, ma vivaddio non è tutto qui. Però l’unica “esperienza” di corse che molti hanno, quando prendono in mano il volante per la prima volta, è proprio quella data da certi film (ovvero tutti) che quando parlano di corse ti mostrano un pilota che per superare l’altro semplicemente… decide di accelerare di più! Già, come se gli avversari fossero tutti degli impediti o in gara pensassero solo a grattarsi… Certo, diranno i più smaliziati, bastano una decina di giri e subito certe pretese vengono ridimensionate. È vero, va assolutamente così, però in questi giri l’incauto neo-pilota avrà già avuto modo di fare dei danni. Fra i quali quelli psicologici sono spesso i più difficili da riparare. A molta gente causano più dolore le botte metaforiche nei denti che non quelle ben più reali contro le protezioni all’esterno delle curve. Anche perché, se non altro, farsi male con i kart è tutto sommato abbastanza difficile, sebbene non impossibile. Ma a chi non è mai capitato di vedere personaggi che, scesi dal kart dopo aver girato una decina di secondi più piano dell’amico che gli ha prestato il mezzo, cominciano ad inveire contro il motore che non va, contro il telaio che invece va (da tutte le parti…), contro lo sterzo troppo diretto, contro i freni e chi più ne ha più ne metta?

Dunque il consiglio a chi sta iniziando è soprattutto quello di impostarsi bene e in modo tranquillo già prima ancora di infilare il casco: lasciare da parte la gradassaggine e ricordarsi che in tutti gli sport occorre prendere confidenza in modo graduale, imparando le cose un po’ per volta. Come è un po’ paranoico prendersela se le prime volte che giochiamo a tennis non mandiamo la pallina proprio dove vorremmo (ammesso di riuscire a prenderla) o se con gli sci cadiamo per aver incrociato le punte, allo stesso modo non dobbiamo somatizzare se affrontiamo le curve in modo sempre diverso, se non riusciamo a capire come si comportano le gomme, se litighiamo con quel maledetto freno sul piede sinistro, e così via. Per non parlare di tutti quei problemi che non potevamo minimamente pensare potessero esistere, e invece fanno parte della routine della guida racing, tanto che i più esperti certe cose le fanno senza neanche pensarci.

Occhio ai pali!
Per esempio, il primo (duro) ostacolo per molti agli inizi, è addirittura il cancello stesso dove è posizionato l’ingresso in pista! Non ridete: è tutt’altro che infrequente veder piegare l’assale contro i pali che reggono l’estremità della rete che divide i box dalla pista. Piloti imbranati? No, è che agli inizi nessuno fa caso che la carreggiata posteriore è molto più larga di quella anteriore, ed è pure difficile intuire quanto (specie nelle sterzate strette) le ruote dietro descrivano una traiettoria molto più interna. E così, pum! Una piccola botta secca, scaricata all’estremità di un assale che non sta ancora girando vorticosamente (situazione in cui sopporta urti ben maggiori) e ce lo troviamo storto di un bel mezzo centimetro. Senza ancora aver fatto un metro di pista…

E alle gomme fredde
Abbiamo passato questa prima trappola? Bene, ora c’è la prima curva. Quanti crediate abbiano davvero idea (agli inizi, ricordiamolo) dell’abissale differenza di tenuta che c’è fra gomme fredde e calde, nel caso di pneumatici da corsa come sono anche quelli dei kart? Beh, se ne accorgono al momento di sterzare, con il kart che tira dritto come se niente fosse. Anche perché, senza l’alleggerimento della ruota interna, l’assale posteriore tende a farci mantenere la traiettoria rettilinea. Tutto questo se non ci siamo girati già prima della curva, per aver pestato un po’ troppo decisamente il freno… Magari fino a quel momento avevamo pensato che il zig-zag per scaldare le gomme fosse più che altro una questione di “cinema”. Ah, dimenticavo: c’è pure la possibilità che, mentre siamo impegnati al 100% delle nostre forze materiali e spirituali per cercare di inserire questo maledetto kart in curva, un altro kartista ci tamponi violentemente perché gli abbiamo impegnato maldestramente le traiettoria mentre arrivava con 50 km/h di velocità in più di noi. Se ci butta solo fuori è il meno: potrebbero anche esserci dei danni seri al mezzo, e la cosa potrebbe oltretutto non finire lì, con lo strascico di una solenne litigata ai box condita da considerazioni più o meno accademiche sui principianti che non guardano dove vanno.
Per non parlare di leziose e amletiche disquisizioni su chi avrebbe fatto meglio a starsene a casa e perché. Ogni tanto capita: perché se è pur vero che qualche ragione ce l’abbiamo, però anche chi si vede tagliare goffamente la strada all’ultimo istante non ha proprio tutti i torti, quando invoca la ghigliottina come misura preventiva per la sicurezza stradale… Ma ora lasciamo da parte le battute e anche certi toni terroristici, che possono ingiustamente impressionare al di là del lecito il nostro neofita che vorrebbe cominciare a fare qualche giro di pista. Perché se è innegabile che qualche problema esiste e potrebbe diventare maggiore di quel che in effetti è, qualora ci prendesse alla sprovvista, è anche vero che siamo qui proprio per avvertire di cosa può succedere e rendere dunque meno drammatici questi benedetti primi metri con il kart.

Scaldare tutto
Come alla scuola guida ci insegnano prima di tutto a regolare lo specchietto retrovisore, la prima cosa che dovremo fare entrando in pista è proprio quella di vedere che non tagliamo la strada a nessuno, sia al momento dell’ingresso, sia affrontando le prime curve. Sperando che nessuno cada nell’eccesso opposto di non guardare nemmeno dove sta andando, però. Acceleriamo subito un poco per far respirare il motore e diamo piccoli colpi di sterzo nei due sensi, senza occupare tutta la pista, naturalmente. Questi piccoli zig-zag saranno ancora poco per scaldare le gomme, ma almeno iniziano già a pulire il battistrada dall’inevitabile patina di sporco che lo ricopre.
Se per noi è la fatidica (e romantica) “prima volta”, cerchiamo subito di prendere confidenza con il pedale del freno e il suo azionamento: diamo qualche colpetto subito in rettilineo, per capire come funziona, dove “attacca” e comprendere immediatamente che non è il caso di dare delle pedate violente. Meglio scoprire questi particolari prima di quando il freno ci serve davvero.
Oltre all’inaspettata reattività del motore – sono pur sempre propulsori da competizione – fra le prime cose che ci colpiranno vi saranno l’inaspettata durezza dello sterzo, alla quale si aggiunge quella velenosissima sensazione che il kart vada da tutte le parti fuorché dove vogliamo noi. Oltre alla questione dell’abitudine, con le gomme ancora fredde è tutto sommato normale. Il nostro primo impegno sarà dunque quello di scaldarle. Oltre ai coreografici zig-zag (sempre, lo ripetiamo, stando attenti a non tagliare la strada a nessuno) occorre comunque farsi un po’ di violenza, ignorare l’istinto di conservazione e forzare un po’ l’andatura. È vero, il limite è ancora bassissimo, in queste condizioni, e soprattutto noi non abbiamo ancora la minima idea di dove possa essere (ma non crediate che invece i “professionisti” lo sappiano) tuttavia rimane il fatto che se non impegniamo un po’ le gomme, queste non si scalderanno mai. Oltretutto, andando piano e cercando di non ostacolare gli altri, saremmo sempre costretti ad uscire di traiettoria, raccogliendo così dello sporco che ci rovina ulteriormente la tenuta di strada, giusto per renderci ancor più difficile la vita.
Man mano che scaldiamo i pneumatici, ci accorgeremo di un altro fattore, apparentemente contraddittorio: all’inizio, la tendenza a “smusare” (sottosterzo) potrebbe anche aumentare. Ciò avviene in particolare con i monomarcia perché, sotto il carico della spinta propulsiva e di quella frenante, le gomme posteriori si scaldano prima di quelle anteriori. Per questo è meglio far scaldare le gomme soprattutto con movimenti di sterzo in curva, piuttosto che dei continui tira-molla con gas e freno. Inutile dire (ma lo diciamo lo stesso per sicurezza) che comunque non si deve esagerare con i pedali, per non andare in testacoda. Pian piano ci accorgeremo di poter aumentare il ritmo, e che in modo quasi esponenziale le gomme si riscalderanno ancor di più, cominciando a far finalmente “funzionare” il kart come si deve.

Non avere fretta
Procedendo con la gradualità descritta, avremo avuto modo di prendere confidenza con il mezzo, con i suoi comandi, ma anche con le curve della pista. Pian piano gli altri ci daranno meno fastidio (cioè ci doppieranno un minor numero di volte per ogni nostro giro) e viceversa, così potremo cominciare a dedicare sempre maggior attenzione a quello che dobbiamo fare, anziché a ciò che non dobbiamo fare. La descrizione di queste ultime raccomandazioni non è però terminata: superato l’impatto dei primi due giri, quel che possiamo raccomandare in due parole è di non avere fretta. Ovviamente sempre che non sia la partenza di una gara…
Se però siamo in pista per divertirci e vogliamo continuare a farlo per il resto della giornata, è importante trovare una giusta via di mezzo fra il “bloccarsi” per il timore di sbagliare e il voler fare tutto e subito, comprendendo magari il nuovo record del tracciato. Per esempio, è inutile forzare il motore quando non è ancora a temperatura di regime: se però abbiamo aumentato il ritmo con gradualità, anche la termica del propulsore si adeguerà di pari passo. Stiamo attenti poi a non voler cercare subito la carburazione giusta, pur se è meglio abituarsi da subito a pensare anche a questa: il motore può metterci un po’ a “pulirsi” della benzina ingurgitata all’avviamento, per cui se riuscissimo a fare una carburazione corretta al secondo giro, al quarto ci troveremmo inguaribilmente magri. Con il rischio di grippare proprio mentre stiamo iniziando a tirare. Quindi, agiamo pure subito sulle viti del carburatore se c’è qualche problema, ma cerchiamo di restare tendenzialmente grassi.

Infine, cerchiamo di avvicinarci al limite ma senza pensare di raggiungerlo immediatamente: già in mano a chi lo sa usare, un kart richiede almeno tre giri di pista per ottenere un comportamento soddisfacente, e sovente anche cinque per stabilizzarsi. Ai neofiti ne possono servire pure il doppio, le prime volte, con il problema che quando sarebbe il momento di “dare di più” hanno le braccia che ormai cedono. Ma anche questo fa parte dell’esperienza e della necessità di allenamento. Piuttosto ricordiamoci che il metodo mentalmente corretto di “battezzare” una curva, concentrandoci su una per trovarne il limite (e di conseguenza quello nostro e del nostro mezzo) senza disperdere le nostre energie neuroniche lungo l’intero tracciato, che può avere una quindicina di curve tutte da imparare, può essere fuorviante se mal applicato. Se infatti non manteniamo un ritmo sufficientemente elevato anche nel resto del percorso, potremmo arrivare alla curva in questione con le gomme ogni volta in una condizione termica differente, come di conseguenza anche il loro comportamento. Ma soprattutto è basilare che pure la curva precedente venga affrontata in modo corretto. Che se stiamo imparando è quello di farla in modo omogeneo, sempre uguale. Se infatti usciamo da questa curva accelerando ogni volta in modo differente, o percorrendola ad andature variabili, arriveremo alla nostra “curva tornasole” ogni volta a velocità differenti. In questo modo non riusciremo mai a capire il corretto punto di staccata; figuriamoci il resto della curva! Che poi la frenata dovrebbe essere l’ultima cosa da forzare. Ma qui stiamo già entrando nel campo della guida vera e propria: un argomento che riguarderà uno dei prossimi appuntamenti in questa rubrica. Per il momento accontentiamoci di essere partiti con il piede giusto, di non aver demolito il nostro kart e di non aver provocato una raccolta di firme ai box con la richiesta della nostra interdizione dalla pista. Se poi non siamo ancora andati forte come Senna (né come De Conto, ma neanche come uno qualsiasi degli altri presenti in pista) pazienza, sarà per la prossima volta.


 

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