Io non sarò mai un genitore fanatico

- Editoriale
C’è un momento nella carriera sportiva dei nostri figli nel quale tutto può cambiare. Un momento decisivo che spesso ha la capacità di rendere irriconoscibile qualsiasi genitore: la prima gara! Non importa il prestigio o il livello della competizione, che si tratti di una simulazione di gara a scopo didattico o della prima di un ambìto trofeo: la gara è gara e segnerà per sempre il confine tra il genitore che sostiene pacatamente l’attività sportiva del figlio e il tifoso fanatico! Questo mese ci occupiamo allora di una delle affermazioni più discutibili, spesso menzognera e capace di nascondere verità oscure

Questa è una frase che si sente spesso, ma in realtà il più delle volte dietro a questa affermazione si nasconde una domanda: “È giusto o no fare il tifo per i nostri figli?” La risposta che ci sentiamo di dare in tutta serenità è sicuramente “Sì!”, la riflessione da fare è sempre sulla modalità in cui farlo. Ed è proprio a questo che bisogna prestare attenzione. Si potrebbero azzardare delle semplici regole del tifoso perfetto che potranno sembrare scontate, ma teniamo conto del fatto che le riflessioni che si fanno a freddo leggendo un articolo di Vroom non sono le stesse che avvengono sugli spalti guardando la gara del proprio pargolo che battaglia arditamente con un suo rivale. Ecco alcuni suggerimenti: 
1. Esserci. La presenza dei genitori sugli spalti è fondamentale. Entro i limiti del possibile è preferibile che entrambi i genitori partecipino alle gare dei propri figli. Va detto che per un figlio un genitore non vale l’altro, non basta che uno ci sia sempre, devono farsi vedere entrambi; 
2. Tifare sempre e solo a favore dei nostri figli e mai contro quelli degli altri. 
3. Non rimproverare o peggio insultare pubblicamente i figli degli altri, nemmeno qualora avessero fatto delle scorrettezze nei confronti del nostro. A eventuali rimproveri e/o provvedimenti ufficiali ci penserà chi di dovere; 
4. Evitare le parolacce, che tanto fanno parte del tifo e della cultura degli sfottò negli eventi sportivi dei grandi. Qui ci troviamo in un altro contesto; 
5. Dovesse insorgere un litigio tra piloti della stessa taglia, lasciare che se la sbrighino tra di loro; 
6. È fondamentale non eccedere! Ricordiamoci sempre di rimanere dentro i limiti della gradevolezza. Eccedendo sia per eccesso che per difetto, potremmo avere dei comportamenti frustranti per i nostri figli. Non è sbagliato chiedere se gradiscono o meno il nostro stile di fare il tifo, d’altra parte siamo lì per loro; 
7. A gara terminata, ricordiamoci sempre di fare un bell’applauso (contagioso! Che tutta la tribuna applauda) a TUTTI i giovani piloti che hanno messo il proprio impegno nella competizione. 
In definitiva ricordiamoci sempre che il tifo (che di per sé non è una cosa brutta, anzi può rendere esteticamente molto bella una competizione sportiva) è un potente mezzo di comunicazione che, come tale educa, forma, permette di crescere o di non crescere. Che cosa scegliamo? 
Glenda Cappello e Michele Aglieri 

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