Nel caso tra un mojito ed uno schema di parole crociate ve lo foste perso, eccovi la puntati di agosto della rubrica "dal divano alla pista"!
Se il kart mi ha aiutato a guardare dentro di me e a scorgere e sfidare i miei limiti, oggi invece mi sta sorprendendo a livello “sociale”: sono infatti a bordo pista con degli amici, amici nuovi. Un gruppo su Facebook, facce fino a ieri nascoste dietro un monitor, persone normali con però la malattia dei motori e della velocità. Proprio grazie al famoso social network siamo riusciti ad organizzare un bel raduno di “centisti”, ovvero di quelli che -come me- sono accomunati dalla passione per queste piccole bombe a mano raffreddate ad aria.
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E non siamo nemmeno in pochi, oltre la ventina (21 se non ricordo male), pronti a far tornare indietro questa pista come se a vent’anni fa. La frase “sembrano gli anni ’90” è stata infatti quella che ho sentito dire più volte nel corso della giornata. Kart incastrati dentro furgoni, dentro bauli e sui tetti delle auto, kart di tutti i tipi e marchi, dai classici Tony ai più esotici (come il particolarissimo Corsair che vedete qui sotto), motori di tutti i tipi e marchi, tutti pronti ad urlare e a far capire cosa vuol dire “motore da corsa”. L’aria attorno alla pista è tornata a riempirsi dell’odore della miscela di olio ricinato al 7% (6% per i più oltraggiosi), l’aria è tornata a riempirsi dell’ululato di questi motori; ce n’erano un paio che erano incredibili, sembravano sul punto di esplodere al termine di ogni rettilineo, uno che non ci è abituato non ci crede. Musica meccanica ad altissima fedeltà, puntina che scorre sul sottile solco della follia.
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Dopo una giornata così non c’è da meravigliarsi se questi kart stanno tornando di (perdonatemi per la parola che sto per scrivere) moda. Chiunque sia appassionato di motori non può non rimanere affascinato da queste mine vaganti e dal colorito mondo di passione che si portano dietro. Se esistesse un ospedale per gli appassionati di motori, il moderno “centista” sarebbe nel reparto “malattie incurabili”. Senza se e senza ma. È inutile, potrai rompere tutti i motori che vorrai, li aggiusterai, tranquillo. Mi piace ripetere una simpatica frase: “fino ai 15 mila giri è meccanica, oltre è magia; fino ai 15mila giri ci pensa il carburatore superati i 18mila ci pensa il Signore.”
Aspetta un attimo.
Ho detto motori rotti?
Bene, parliamo un po’ di motori rotti.
Fra i circa 20 che eravamo ai primi turni, a sera eravamo (e mi bacio i gomiti nell’includermi nella conta) rimasti in meno della metà. È stata una ecatombe, un bollettino di guerra, una carneficina, un Caporetto. Scegliete voi quale preferite, io le ho viste tutte: grippate, sbiellate, motori che, una volta aperti, dall’albero in su non c’era più nulla, solo briciole. E non è questione di manutenzione fatta male, di ricambi economici, di cose fatte a caso, il punto è - purtroppo - che questi motori, comunque vada, si rompono per quanto sono tirati per il collo.
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E tutti a dire la famosa frase “eh, con i vecchi 100cc è così”. Questo è quello che dicono i nostalgici (me compreso), tutti concordi nell’affermare che questa categoria è stata deliberatamente e immotivatamente uccisa agli inizi del 2000. Tutti gli altri, tutti quelli che attualmente vivono e lavorano con i moderni 125cc (a marce e non) sono invece concordi nell’affermare che con i vecchi 100cc, per quanto motori dal carattere incredibile, ci vuole un folle, che furono aboliti proprio perché per fare una garetta ci volevano - almeno - tre motori. Sei sempre a piedi, si rompono di continuo, non sei mai pari, è vero spendi meno ma è come se comprassi un KZ a rate.
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Ammetto però che, girando per i paddock dell’europeo CIK-FIa, parlando con i meccanici dei vari team del mio 100 a valvola rotante, vedo apparire sulla loro faccia un sorriso spesso nostalgico. Vedo spesso sulla loro faccia l’espressione tipica del “vacca boia quelli sì che erano motori”. Puoi criticarli quanto vuoi ma non puoi non amarli. Libidine estrema scontata da una cronica inaffidabilità.
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La mia infatti non vuole essere una critica a questo tipo di motore quanto piuttosto uno spunto di riflessione: per quanto fantastici ed incredibili, vale veramente la pena svenarsi dietro a motori che - comunque vada - sono sempre sul punto di rompersi? Anche perché, visto l’aumento di prezzo che hanno avuto questo tipo di propulsori negli ultimi tempi (questo a causa del fatto che sono diventati oggetto di culto e da collezionismo) si rischia di non avere la possibilità di starci dietro, si rischia di spendere 500€ ogni due-tre settimane, si rischia di utilizzare il kart all’80% delle sue possibilità per paura di romperlo, si rischia di relegare un mezzo fantastico a qualche uscita ogni tanto, è difficile poterselo godere come kart da ogni-santa-domenica-in-pista.
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Per quanto mi riguarda, forse a causa delle mie umili origini, sto trovando veramente difficile godere appieno del mio motore, al termine di ogni rettilineo completato tiro un sospiro di sollievo, al termine di ogni rettilineo mi ripeto “evvai, un altro giro!” ben sapendo che potrebbe essere l’ultimo; insomma andare con questo tipo di motori mi ricorda molto da vicino la famosa barzelletta dell’uomo che si smartella di continuo un dito su un’incudine. Passa un amico e chiede “scusa ma dove è il piacere?” e l’altro “beh, godo quando sbaglio”. Ecco, io in questo particolare momento storico la sto vivendo un po’ così, me la godo del tutto solo quando, a termine giornata, riporto il motore a casa.
Forse fa parte del gioco, una volta qualcuno (uno con gli occhiali scuri di Maranello) disse che il vero motore da corsa è quello che si rompe un metro dopo il traguardo; beh se non sono motori da corsa i vecchi 100cc allora non so cos’altro lo possa essere. Bisogna poi vedere se il pilota ha il carattere o - meglio - il portafogli da corsa.
Spero con il tempo di riuscire a vivermela meglio, a godermela fino in fondo, nel bene e nel male, perché non mi va di passare al 125 o, come mi è stato suggerito, ad un Tag!
100cc, odi et amo.
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E non siamo nemmeno in pochi, oltre la ventina (21 se non ricordo male), pronti a far tornare indietro questa pista come se a vent’anni fa. La frase “sembrano gli anni ’90” è stata infatti quella che ho sentito dire più volte nel corso della giornata. Kart incastrati dentro furgoni, dentro bauli e sui tetti delle auto, kart di tutti i tipi e marchi, dai classici Tony ai più esotici (come il particolarissimo Corsair che vedete qui sotto), motori di tutti i tipi e marchi, tutti pronti ad urlare e a far capire cosa vuol dire “motore da corsa”. L’aria attorno alla pista è tornata a riempirsi dell’odore della miscela di olio ricinato al 7% (6% per i più oltraggiosi), l’aria è tornata a riempirsi dell’ululato di questi motori; ce n’erano un paio che erano incredibili, sembravano sul punto di esplodere al termine di ogni rettilineo, uno che non ci è abituato non ci crede. Musica meccanica ad altissima fedeltà, puntina che scorre sul sottile solco della follia.
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Dopo una giornata così non c’è da meravigliarsi se questi kart stanno tornando di (perdonatemi per la parola che sto per scrivere) moda. Chiunque sia appassionato di motori non può non rimanere affascinato da queste mine vaganti e dal colorito mondo di passione che si portano dietro. Se esistesse un ospedale per gli appassionati di motori, il moderno “centista” sarebbe nel reparto “malattie incurabili”. Senza se e senza ma. È inutile, potrai rompere tutti i motori che vorrai, li aggiusterai, tranquillo. Mi piace ripetere una simpatica frase: “fino ai 15 mila giri è meccanica, oltre è magia; fino ai 15mila giri ci pensa il carburatore superati i 18mila ci pensa il Signore.”
Aspetta un attimo.
Ho detto motori rotti?
Bene, parliamo un po’ di motori rotti.
Fra i circa 20 che eravamo ai primi turni, a sera eravamo (e mi bacio i gomiti nell’includermi nella conta) rimasti in meno della metà. È stata una ecatombe, un bollettino di guerra, una carneficina, un Caporetto. Scegliete voi quale preferite, io le ho viste tutte: grippate, sbiellate, motori che, una volta aperti, dall’albero in su non c’era più nulla, solo briciole. E non è questione di manutenzione fatta male, di ricambi economici, di cose fatte a caso, il punto è - purtroppo - che questi motori, comunque vada, si rompono per quanto sono tirati per il collo.
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E tutti a dire la famosa frase “eh, con i vecchi 100cc è così”. Questo è quello che dicono i nostalgici (me compreso), tutti concordi nell’affermare che questa categoria è stata deliberatamente e immotivatamente uccisa agli inizi del 2000. Tutti gli altri, tutti quelli che attualmente vivono e lavorano con i moderni 125cc (a marce e non) sono invece concordi nell’affermare che con i vecchi 100cc, per quanto motori dal carattere incredibile, ci vuole un folle, che furono aboliti proprio perché per fare una garetta ci volevano - almeno - tre motori. Sei sempre a piedi, si rompono di continuo, non sei mai pari, è vero spendi meno ma è come se comprassi un KZ a rate.
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Ammetto però che, girando per i paddock dell’europeo CIK-FIa, parlando con i meccanici dei vari team del mio 100 a valvola rotante, vedo apparire sulla loro faccia un sorriso spesso nostalgico. Vedo spesso sulla loro faccia l’espressione tipica del “vacca boia quelli sì che erano motori”. Puoi criticarli quanto vuoi ma non puoi non amarli. Libidine estrema scontata da una cronica inaffidabilità.
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La mia infatti non vuole essere una critica a questo tipo di motore quanto piuttosto uno spunto di riflessione: per quanto fantastici ed incredibili, vale veramente la pena svenarsi dietro a motori che - comunque vada - sono sempre sul punto di rompersi? Anche perché, visto l’aumento di prezzo che hanno avuto questo tipo di propulsori negli ultimi tempi (questo a causa del fatto che sono diventati oggetto di culto e da collezionismo) si rischia di non avere la possibilità di starci dietro, si rischia di spendere 500€ ogni due-tre settimane, si rischia di utilizzare il kart all’80% delle sue possibilità per paura di romperlo, si rischia di relegare un mezzo fantastico a qualche uscita ogni tanto, è difficile poterselo godere come kart da ogni-santa-domenica-in-pista.
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Per quanto mi riguarda, forse a causa delle mie umili origini, sto trovando veramente difficile godere appieno del mio motore, al termine di ogni rettilineo completato tiro un sospiro di sollievo, al termine di ogni rettilineo mi ripeto “evvai, un altro giro!” ben sapendo che potrebbe essere l’ultimo; insomma andare con questo tipo di motori mi ricorda molto da vicino la famosa barzelletta dell’uomo che si smartella di continuo un dito su un’incudine. Passa un amico e chiede “scusa ma dove è il piacere?” e l’altro “beh, godo quando sbaglio”. Ecco, io in questo particolare momento storico la sto vivendo un po’ così, me la godo del tutto solo quando, a termine giornata, riporto il motore a casa.
Forse fa parte del gioco, una volta qualcuno (uno con gli occhiali scuri di Maranello) disse che il vero motore da corsa è quello che si rompe un metro dopo il traguardo; beh se non sono motori da corsa i vecchi 100cc allora non so cos’altro lo possa essere. Bisogna poi vedere se il pilota ha il carattere o - meglio - il portafogli da corsa.
Spero con il tempo di riuscire a vivermela meglio, a godermela fino in fondo, nel bene e nel male, perché non mi va di passare al 125 o, come mi è stato suggerito, ad un Tag!
100cc, odi et amo.
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