Fabio Marangon ha incontrato Davide Forè al termine della sua prima stagione da Team Manager, il ruolo di grande responsabilità che da quest’anno lo vede alla guida della vasta squadra corse Birel Art.
Un ruolo diverso da quello che ha ricoperto fino ad ora in carriera. Una carriera da pilota esageratamente vincente.L’intervista completa la potete leggere su Vroom 351, in edicola questo mese, oppure nella versione digitale sul vostro smartphone tramite l’app di pocketmags
Ci sono gare che ricordi in modo particolare?
Ce n’è una che descrive bene lo spirito del karting a quel livello. Nel 1995, al primo anno di Formula Super A, i migliori kart che abbia mai guidato, feci un secondo posto al Mondiale di Valance, vinto da Orsini. Ero felicissimo: appena tagliato il traguardo consideravo quella come una prestazione eccellente per me che ero al primo anno insieme ai grandi. Al mio rientro sotto la tenda invece non vidi la festa che mi aspettavo per il secondo posto, in quanto a quel livello ‘il secondo è il primo degli sconfitti’. Capii che arrivati al Top, o si vince o si vince, arrivare secondi non conta! Poi ovviamente c’è il 1998, l’anno in cui riuscii a vincere sia l’Europeo che il Mondiale ad Ugento. Nel 2000 di nuovo il Mondiale in Portogallo, davanti a Perera e Kovalainen, oltre alla Coppa del Mondo a Motegi in Giappone. Furono anni speciali, tanto che avevo paura di perdere quel mondo, mentre diversi miei ‘colleghi’ passavano alle auto.
C’è stato qualcosa di concreto nel tuo possibile passaggio alle auto?
Il primissimo contatto fu nel 1997 una gara di 6 Ore a Vallelunga, alla guida di una Alfa 147, gara che vinsi insieme ai miei due compagni di squadra. Poi, sempre alla fine degli anni ’90 fui convocato da un Team Francese di Formula 3 per testare la monoposto e valutare un possibile passaggio all’automobilismo. I test a Le Mans andarono anche bene, e ricordo che il Team Graff (che lavorava in partnership con il Team Prost GP di F1) mi prospettò un piano di crescita insieme, dalla Formula 3 alla Formula 1 in tempi piuttosto brevi ma come puoi immaginare il talento non era l’unica risorsa necessaria. Io vengo da una famiglia “normale” (papà elettricista) e non saremmo stati in grado di contribuire alle spese del team nella misura in cui veniva richiesto pertanto capii che quella strada per me era preclusa. Ma come ti dicevo prima non mi dispiacque concentrarmi a tempo pieno sul karting – dove arrivarono altre numerose soddisfazioni.
Sei l’unico pilota insieme a Danilo Rossi ad avere centrato una doppietta Mondiale…
Sì, Era il 2006 e vinsi sia il Mondiale Formula A che la Coppa del Mondo Super ICC. Quello fu anche l’ultimo anno in Tonykart, quella che era stata fin dall’inizio la mia “famiglia” sportiva. Qualcosa però a livello professionale e forse anche personale era cambiato. Non fu facile per me, e pur essendo loro grato per tutto quello che da sempre avevano fatto per la mia crescita sportiva e professionale, alla fine della stagione lasciai la Tony per una nuova sfida con Maranello, casa con la quale riuscii a vincere una Coppa del Mondo in KF1 a Suzuka nel 2008 oltre ad un terzo posto sempre in Coppa del Mondo KZ1 lo stesso anno.