Ultimamente sono state promulgate tante regole a favore della sicurezza, e altre sono in cantiere: ma veramente il kart sta diventando più sicuro, o è solo tutta apparenza? di M. Voltini
Da qualche tempo succede che, ogni qual volta sento parlare di nuovi regolamenti a favore della sicurezza, mi venga un brivido lungo la schiena. Perché mai, vi chiederete? Forse non voglio che i kartisti si facciano meno male? È proprio perché alla sicurezza ci tengo, invece! Il problema è che purtroppo in tante occasioni la sicurezza è stata invocata solo "a parole" e nella realtà non si è fatto nulla per incrementarla davvero, quando addirittura non è stato raggiunto l'effetto opposto. Ricordate per esempio quando introdussero le protezioni perimetrali (dicesi carenature) che dovevano evitare effetti nocivi in caso di contatto, e che invece trasformarono le gare in autoscontri? Ecco, proprio questo: troppe volte si obbligano soluzioni che all'atto pratico si comportano in senso opposto, vuoi perché contemporaneamente non sono state accompagnate da altre scelte, vuoi perché spesso in realtà servivano solo a mascherare operazioni commerciali.
PERCHÉ OBBLIGARE CIÒ CHE C'È GIÀ?
Un fulgido esempio di quanto scrivo l'abbiamo da una delle ultime riunioni della Fia (quella del 7 giugno scorso a Manila) dove si è parlato di "nuovi standard per i sistemi di protezione del corpo". È stato preso in esame in particolare il fatto che molti userebbero dei corpetti paracostole non approvati dalla Fia. Già porre la questione in questi termini dovrebbe far drizzare le orecchie: non si parla di incidenti e di feriti, infatti, bensì di omologazioni e relative tasse…
Insomma, si vorrebbe mettere in pratica ciò di cui si vociferava già da un po': far omologare non solo tute e caschi, ma anche i paracostole. Un'idea abominevole non solo perché nasconde l'intenzione di "fare cassa" spacciandola per incremento della sicurezza, ma anche perché non si vede come questa possa effettivamente aumentare. Cioè: come dovrebbero effettivamente essere realizzati i corpetti per risultare davvero sicuri? C'è uno studio condotto da equipe mediche specializzate, dietro questa "premura", oppure si va per sentito dire o peggio ancora a seguito dei "suggerimenti" di chi questi corpetti li costruisce e vende? Perché va da sé che a quel punto tutti i kartisti sarebbero costretti a comprare un paracostole nuovo e omologato, gettando nel bidone quello vecchio che già usano (si spera) con soddisfazione.
ANCHE I CORPETTI SONO PERSONALI
Infatti non si deve dimenticare una cosa: ogni kartista ha i suoi problemi, con le costole, e quindi servono soluzioni differenti. C'è chi proprio non sopporta le "botte" di quando si guida un kart: per lui serve un corpetto morbido che "ammortizzi", dunque. C'è invece (specialmente tra i piloti più alti) chi viene torturato in appoggio dallo spigolo superiore del sedile: in questo caso è meglio qualcosa di rigido che ripartisca l'appoggio su una superficie maggiore e non solo il quel punto. Esistono in commercio buoni prodotti che sono sia rigidi che morbidi, adottando un guscio esterno che viene imbottito internamente.
È sufficiente? Ahimè, no: oltre a dover verificare di volta in volta quale sia il miglior paracostole per ogni singola situazione, resta comunque un problema di base. Il fatto cioè che in ogni caso anche chi indossa i corpetti resta vittima di dolori alla zona del dorso e pure, in caso di incidente o semplice scordolata violenta, di fratture. Ma allora? Perché imporre qualcosa che già si usa e che ha già dimostrato di essere quasi inefficace? Infatti sembra si voglia a tutti i costi ignorare un semplice fatto tecnico: nel momento in cui un pilota indossa un paracostole e si accomoda (si fa per dire) nel sedile del kart, tutto l'appoggio avviene appunto sulle costole! Questo perché il corpetto fa spessore e dunque il resto del fianco e della schiena viene tenuto sollevato.
QUEL CHE CONTA È L'APPOGGIO
Perché l'origine del problema sta piuttosto nei sedili. Chi scrive ritiene di avere tutto il diritto di mettere la questione in questi termini, dato che dal 1981 fino a quest'anno ha sempre corso senza paracostole. Quando ne parlo, vedo che altri piloti mi guardano come se fossi Superman o meglio ancora Wolverine, con le sue ossa in adamantio. Invece non è nulla di che: semplicemente curo sempre alla perfezione il mio sedile, in modo che sia della misura giusta (non mi stringe, ma nemmeno ci "sbatacchio" dentro); poi essendo io piuttosto basso ci "affondo" bene e la parte alta del sedile mi arriva correttamente poco sotto l'ascella; infine evito qualsiasi vite sporgente. Per esempio, vedo spesso altri adottare rondelle in plastica che io evito invece come il veleno, perché fanno sporgere di più le viti all'interno del sedile, con l'effetto che ti si "piantano" appunto nelle costole. Molto meglio le rondelle in alluminio o anche semplicemente quelle normali grandi, meglio se un po' svasate nel foro interno. In più, se proprio non è sufficiente, aggiungo un semplice foglio sottile di gommapiuma adesiva direttamente sul sedile.
Con questi accorgimenti, il mio corpo appoggia sull'intera superficie del sedile, soprattutto lateralmente, per cui le botte si dissipano su tutto il fianco e non solo sulle costole. E non ho mai avuto problemi significativi. Qualcuno sicuramente penserà: ma tu non hai mai avuto un incidente serio, sennò non diresti così! Peccato non sia vero: incidenti duri ne ho avuti più di uno, e proprio per la mia scelta non si sono dimostrati più gravi. In uno sono volato per aria dopo aver beccato con la ruota posteriore un kart fermo in pista (quelli davanti a me l'avevano visto in tempo, io non ce l'ho fatta a schivarlo del tutto) e saprete bene che questo tipo di incidente ti scarica una legnata pazzesca sul fianco. Ebbene, ho avuto danni interni ma non alle costole! Vorrà pur dire qualcosa, o no?
È SOLO UNA QUESTIONE DI TASSA
Insomma, se in questa volontà di imporre "per legge" i corpetti paracostole io ci vedo solo una questione economica e non di aumento della sicurezza, credo di avere qualche motivo. Intendiamoci: non tanto per favorire il commercio da parte di chi questi paracostole li vende, quanto per la tassa di omologazione che costoro dovranno pagare all'Autorità Sportiva per veder approvati i loro prodotti (quindi ciò che i costruttori guadagnano da una parte lo perderebbero dall'altra). Sono forse troppo sospettoso, diffidente, malfidato e magari pure complottista? Peccato che una cosa simile sia già successa, e sempre in nome della sicurezza.
Parlo dell'omologazione degli impianti frenanti, che saprete vanno anch'essi omologati, da qualche tempo, per poter essere impiegati in gara senza essere squalificati. Ebbene, vi risulta che vi sia qualche test da superare oppure qualche parametro minimo da rispettare, per i freni omologati? Assolutamente no: per i costruttori si tratta solo di compilare la scheda di omologazione e pagare la relativa (esosa) tassa, tutto qua. Dunque, con la sicurezza tutto questo non c'entra un accidente, anzi tutto l'opposto. Infatti la necessità di dover rispettare la scheda fa sì che, in caso di problemi, non li si possa risolvere! Un caso tipico è di quando in una categoria viene deciso un aumento del peso minimo: se i freni sono già al limite, i 5-10 kg in più riescono facilmente a farli diventare inadeguati, con il rischio di "bruciarli" o comunque di ritrovarsi dopo qualche giro con la frenata che si allunga irrimediabilmente. E non ci si può fare nulla. (fine prima parte)
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