Una vittoria "di testa" ad Adria nella WSK Champions Cup, così Alex Dunne ha iniziato il 2019.
La stagione 2019 si è aperta subito con una bella sorpresa per il team Forza Racing, che ha portato a casa un “uno due” nella WSK Champions Cup di Adria.
A guidare la doppietta è stato Alex Dunne, l’irlandese al secondo anno con i colori del team di Jamie Croxford che ha messo in pratica una strategia molto intelligente per battere la concorrenza di Andrea Kimi Antonelli e James Warthon. In particolare Dunne ha saputo attendere il momento propizio, senza esagerare e rovinare subito gli pneumatici, per sopravanzare i due avversari e poi sfruttare la lotta tra questi per guadagnare lo spazio necessario al fine di amministrare la gara. Allo scoccare del 16° giro Dunne ha potuto sfogare tutta la sua gioia, mentre alle sue spalle Arvid Lindblad completava l’opera per Forza Racing portandosi secondo.
Proprio ad Adria abbiamo incontrato Alex, con il quale abbiamo ripercorso i passi della vittoria e del primo round della Super Master Series.
Partiamo dalla vittoria della WSK Champions Cup. Come ti sei sentito nel tagliare il traguardo in 1a piazza?
«Non ci sono parole per descriverlo, è stata una vittoria importante per me come pilota e anche come persona. Sin da inizio weekend sapevamo di poterci giocare un risultato importante, specie per il passo che abbiamo mostrato nelle prove».
In effetti era evidente anche dai risultati ottenuti durante il weekend che avessi molto potenziale, ma in Finale hai tirato fuori qualcosa in più. Hai utilizzato una strategia particolare?
«La mia strategia è sempre la stessa: testa bassa ed accelerare. In questo caso, però, sapevamo di doverci confrontare con piloti veloci quanto me, che partivano anche davanti a me. Per questo, prima di sferrare l’attacco decisivo ne ho studiato le mosse e ho conservato un po’ gli pneumatici in vista dell’attacco decisivo. Si può dire che ha funzionato».
Riguardo alla gara della Super Master Series, ci siamo trovati di fronte a condizioni ben diverse rispetto alla Champions Cup. Hai dovuto cambiare approccio?
«No, non direi. Anzi, per un pilota è fondamentale mantenere sempre lo stesso approccio e adattarsi ai cambiamenti climatici o dell’asfalto. Ed è quello che abbiamo fatto questo weekend. Avevamo anche un buon ritmo ma siamo stati un po’ sfortunati. In Finale avevamo iniziato bene superando diversi piloti, tuttavia un contatto mi ha fatto ritornare un po’ indietro. Posso dire comunque di aver imparato molto dalla gara».
Prima di essere un pilota, sei un giovane ragazzo. Per un ragazzo giovane come te, è difficile passare così tanto tempo fuori casa?
«Facessi una cosa che non amo, si. Ma io amo guidare e no, non è affatto difficile, anzi, quando sono troppo tempo lontano dalla pista, inizio a sentirne la mancanza. Talvolta mi chiedono se avessi mai pensato di intraprendere qualcosa di diverso ma, a me piace solo guidare».
A.Giustini - © foto: M.Puledda
A guidare la doppietta è stato Alex Dunne, l’irlandese al secondo anno con i colori del team di Jamie Croxford che ha messo in pratica una strategia molto intelligente per battere la concorrenza di Andrea Kimi Antonelli e James Warthon. In particolare Dunne ha saputo attendere il momento propizio, senza esagerare e rovinare subito gli pneumatici, per sopravanzare i due avversari e poi sfruttare la lotta tra questi per guadagnare lo spazio necessario al fine di amministrare la gara. Allo scoccare del 16° giro Dunne ha potuto sfogare tutta la sua gioia, mentre alle sue spalle Arvid Lindblad completava l’opera per Forza Racing portandosi secondo.
Proprio ad Adria abbiamo incontrato Alex, con il quale abbiamo ripercorso i passi della vittoria e del primo round della Super Master Series.
Partiamo dalla vittoria della WSK Champions Cup. Come ti sei sentito nel tagliare il traguardo in 1a piazza?
«Non ci sono parole per descriverlo, è stata una vittoria importante per me come pilota e anche come persona. Sin da inizio weekend sapevamo di poterci giocare un risultato importante, specie per il passo che abbiamo mostrato nelle prove».
In effetti era evidente anche dai risultati ottenuti durante il weekend che avessi molto potenziale, ma in Finale hai tirato fuori qualcosa in più. Hai utilizzato una strategia particolare?
«La mia strategia è sempre la stessa: testa bassa ed accelerare. In questo caso, però, sapevamo di doverci confrontare con piloti veloci quanto me, che partivano anche davanti a me. Per questo, prima di sferrare l’attacco decisivo ne ho studiato le mosse e ho conservato un po’ gli pneumatici in vista dell’attacco decisivo. Si può dire che ha funzionato».
Riguardo alla gara della Super Master Series, ci siamo trovati di fronte a condizioni ben diverse rispetto alla Champions Cup. Hai dovuto cambiare approccio?
«No, non direi. Anzi, per un pilota è fondamentale mantenere sempre lo stesso approccio e adattarsi ai cambiamenti climatici o dell’asfalto. Ed è quello che abbiamo fatto questo weekend. Avevamo anche un buon ritmo ma siamo stati un po’ sfortunati. In Finale avevamo iniziato bene superando diversi piloti, tuttavia un contatto mi ha fatto ritornare un po’ indietro. Posso dire comunque di aver imparato molto dalla gara».
Prima di essere un pilota, sei un giovane ragazzo. Per un ragazzo giovane come te, è difficile passare così tanto tempo fuori casa?
«Facessi una cosa che non amo, si. Ma io amo guidare e no, non è affatto difficile, anzi, quando sono troppo tempo lontano dalla pista, inizio a sentirne la mancanza. Talvolta mi chiedono se avessi mai pensato di intraprendere qualcosa di diverso ma, a me piace solo guidare».
A.Giustini - © foto: M.Puledda