Come capita (troppo) spesso nel nostro ambiente, anche la fulgida carriera del pilota olandese dal kart alla Formula 1 è stata travisata in modo diametralmente opposto a quella che è stata la realtà dei fatti (di M.Voltini)
In questa rubrica che permette di affrontare argomenti in libertà – poco più che parlare del più o del meno, sostanzialmente – mi permetto di approfondire pubblicamente un argomento che ultimamente mi entusiasma tanto quanto un sassolino nella scarpa: il cosiddetto "effetto Verstappen". Infatti capita sempre più spesso che la brillante carriera del pilota olandese venga associata alla tendenza di "bruciare le tappe", nello specifico di anticipare il prima possibile il passaggio dal karting all'automobilismo. Cioè non appena si compiono i 15 anni che sono oggidì il minimo regolamentare per correre con le "quattro ruote grandi". A tal proposito penso dunque sia diventato opportuno, se non proprio doveroso, chiarire un po' di cose al riguardo, visto il proliferare di considerazioni che travisano talmente la realtà dei fatti, da diventare vere e proprie mistificazioni in merito alla carriera di Max Verstappen.
CARRIERA COMPLETATA IN 125
Ordunque, è ben vero che il figlio di Jos (e di Sophie Kumpen: un DNA notevole…) ha debuttato in Formula 1 all'età di 17 anni, ma questo non significa assolutamente che avesse iniziato in Formula 4 a 14-15 anni come vogliono fare gli "emulatori": anzi, tutto l'opposto. Come ben specificato anche da Giancarlo Tinini nella bella intervista raccolta da Fabio Marangon su questo stesso numero di Vroom, Max non ha abbandonato il karting appena possibile. Al contrario, ha continuato a correre in kart fino al 2013, a 16 anni compiuti. Allo stesso modo, il suo apprendistato kartistico non è finito con le categorie Junior (KF3 ai suoi tempi) bensì è proseguito in KF2 e KZ, arrivando (scusate se è poco) a vincere il Mondiale in entrambe le classi.
Ciò implica due cose, sulle quali tanti tendono un po' troppo allegramente a glissare: primo, ha costruito un'esperienza kartistica davvero completa, compresi i 125 a marce (un aspetto che anche Tinini valorizza); secondo, ha dimostrato più che ampiamente di avere "qualcosa di più" nel piede e nelle sue capacità di gestire un impegno da pilota ufficiale. È stato solo a questo punto che, una volta effettuati alcuni test in monoposto, si è visto che la sua preparazione fosse tale da potersi permettere di correre subito nel campionato europeo di Formula 3, nel 2014. Che questa non fosse un'esagerazione o una presunzione, l'ha dimostrato poi vincendo 10 gare e terminando la stagione al 3° posto (per inciso, il vincitore finale fu Esteban Ocon, altro bravissimo pilota arrivato alla F1, ma più tardi…).
UNA SERIE DI FORTUNATI EVENTI
Già tutto questo non è per nulla banale e dovrebbe far capire che non stiamo parlando di un "pilota qualunque", ma non basta. Perché a questo punto succedono una serie di eventi, di concatenazioni, che ben difficilmente si potranno ripetere in futuro per altri aspiranti campioni. Per cominciare, Max ha attirato quell'anno l'attenzione del team Mercedes, che non si ferma alla curiosità di seguire questo pilota, ma lo vuole in squadra per il 2016, giusto il tempo di una stagione in Formula 2 di intermezzo per fare un gradino alla volta.
La questione è che anche Dietrich Mateschitz gli aveva messo gli occhi addosso: parliamo nientepopodimenoche del boss della Red Bull… Ebbene, cosa poteva offrire di più Red Bull rispetto a Mercedes? Semplice: farlo correre in F1 un anno prima, già nel 2015, nel proprio "junior team" rappresentato dalla scuderia Toro Rosso. E così, accettando l'offerta nel pieno rispetto del detto per cui "è meglio un uovo oggi di una gallina domani", abbiamo visto l'inizio della carriera di Max Verstappen in Formula 1, a partire dalle prove libere nel GP del Giappone 2014 e quindi in gara nel GP d'Australia 2015. Proseguendo quindi con la vittoria al GP di Spagna 2016 appena "salito" in prima squadra Red Bull.
Insomma, è certamente vero che nel caso di Max Verstappen le occasioni per affermare "è stato il più giovane a…" si sprecano, però queste non sono per nulla connesse ad un passaggio anticipato da karting ad automobilismo, anzi proprio l'opposto, come abbiamo visto. Inoltre la storia di Max dovrebbe far capire come vi siano stati fattori ben difficilmente riproducibili, che vanno dal fatto di essere figlio di un ex pilota di F1 (con tutte le sue conoscenze nell'ambiente, quindi) fino alla successiva decisione della FIA di vietare la partecipazione alla F1 da parte di piloti minorenni. Di fatto, seguire le sue orme è effettivamente non solo difficile, ma proprio tecnicamente impossibile, ormai.
FACCIAMOCI UN PO' DI DOMANDE
Di conseguenza, se davvero avete l'ambizione di seguire – o far seguire a vostro figlio – una carriera come quella di Max Verstappen, dovreste prima farvi una piccola ma indifferibile serie di domande. Per esempio: ho (oppure: mio figlio ha) un padre che ha corso in F1 e ha tutte le conoscenze del caso? Ho mai parlato direttamente con un team principal di F1? Sono riuscito a vincere, o almeno a competere, in due campionati mondiali/europei di due categorie diverse? Sono riuscito a far sì che un costruttore ammiri le mie doti di guida e di messa a punto più di quanto apprezzi il mio conto in banca? In sostanza: ho doti tecniche e agonistiche, nonché il background familiare, almeno paragonabili a quelle di Max Verstappen? Ovviamente tutto va riferito al figlio se noi siamo padri del classico "sicuro campione futuro di F1" come tanti se ne "vedono" già in Minikart.
Se, rispondendo con franchezza e onestà, alla fine sono tutti "no", allora capirete facilmente che è meglio evitare di tirare in ballo Verstappen a sproposito. Ma se ve ne rendete conto da soli, avrete già fatto un passo avanti. Viceversa, se la vostra obiezione a questi discorsi è "ma tanto sto già spendendo in kart una cifra similare a quella che spenderei per una stagione in Formula 4, quindi tanto vale fare il passaggio", beh, allora sappiate che siete già partiti con il piede sbagliato…