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Come si affronta il karting "popolare" in UK

Prosegue la nostra analisi su come venga affrontata l'attività amatoriale più economica e "tranquilla" (detta anche Club) nei vari Paesi europei: stavolta ci focalizziamo sulla Gran Bretagna (a cura di Maurizio Voltini e Graham Smith)

Abbiamo iniziato sullo scorso numero di Vroom un'indagine su come venga affrontata nei vari Paesi europei l'attività di base del karting, quella più amatoriale e spesso definita come "gare Club". Anche sui prossimi numeri continueremo a prendere in considerazione altre nazioni, ma in questa occasione specifica abbiamo preferito focalizzarci in particolare sulla Gran Bretagna. 
A Nord della Manica, è un'abitudine storica e consolidata nel DNA di tutti quella di considerare l'automobilismo uno sport come tutti gli altri, e quindi che deve vedere la partecipazione di tutti e non soltanto dei "Paperoni", per quanto possibile. Ecco dunque che, sia nell'automobilismo che nel karting, l'attività amatoriale è sempre stata presente e molto considerata. Così, dopo che si è stati i primi a "nazionalizzare" la Rotax Max, abbiamo categorie come quelle motorizzate TKM o Villiers in cui la semplicità e l'economia di questi propulsori (seppur vetusti) rappresentano un valore aggiunto, anziché il contrario, permettendo a tanti di correre senza spese eccessive, magari assieme ad altri monomarca più quotati come X30 e Rotax. Le stesse gare Club sono molto diffuse, anche se spesso dipendono in modo diretto dall'impegno dei vari Club di zona (rispettando in questo il nome stesso, peraltro) e delle varie associazioni di appassionati. È anche per questo motivo che si continuano a disputare manifestazioni con i kart della classe 100, per esempio. 
Insomma, tutto sommato da questo punto di vista in UK non ci si può lamentare troppo, pur se ovviamente è sempre possibile fare di meglio e di più. Ma qui a recriminare davvero per questioni economiche sono piuttosto i kartisti che mirano all'attività internazionale, anche perché i piloti britannici sanno bene che il valore di una categoria non è per forza correlato al suo costo, bensì ad altri parametri; e non sempre tutto "quadra". 
Ma vediamo di approfondire meglio la situazione britannica – sempre importantissima e di riferimento in tutto il mondo delle corse – con l'analisi di un nostro collaboratore di zona, Graham Smith, che ci propone il suo "report from the United Kingdom". Siete d'accordo con quanto illustra? Vorreste aggiungere qualcosa? Scrivete a info@vroom.it. 

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