Riccardo Pavesi… scatenato!

- Intervista
A 6 anni dalla vendita della sua azienda Riccardo Pavesi ha ancora voglia di parlare di go kart, ma a modo suo: con grinta e grande capacità di analisi, tipica di un motorista pragmatico come lui. E abbiamo scoperto tanti altarini…(p.m)

Riccardo Pavesi è un uomo di quella razza in via di estinzione, per cui una stretta di mano vale più di un contratto firmato 100 volte. Quando uscì dal mondo del kart mi disse “Giornalaio, un giorno parleremo veramente di go kart. Oggi è ancora presto”. E così il motoraio, come scherzosamente si autodefinisce, proprio in piena quarantena mi ha dato l’ok: i tempi sono maturi. Il Pavo è uscito dal karting definitivamente il 31 maggio del 2014, quando ha firmato il rogito della vendita della Motori Pavesi ad un imprenditore poco fortunato che non avrebbe dato il futuro che l’azienda plurititolata meritava di avere. Gli ha fatto bene uscire da questo mondo, a vederlo oggi: in perfetta forma, dimagrito, sereno, oserei dire ringiovanito. Inizio con una domanda facile, per scaldare un po’ il motore prima di tirare forte.

Ricordi quando hai iniziato?
No, sinceramente ero troppo piccolo. Ero sempre con mio padre che fu prima un ottimo pilota prima che grande motorista e preparatore. Vedi, una volta il preparatore non era come quelli di oggi, che smanettano un po’ sulla carburazione, cambiano un pistone e diventano gli idoli dei folli. Una volta il motore te lo dovevi fare nel vero senso della parola! E lui faceva così, gettando le basi del moderno motore della 125. Il primo ricordo che ho, nitido, fu quando Patrese vinse il Campionato del Mondo nel 1974. In pratica ai tempi c’erano solo le gomme Continental, che erano quello che erano. La Goodyear tirò fuori le gomme posteriori da 7,1” e venne fuori che erano più veloci di 1 secondo rispetto alle altre. A quei tempi non c’era internet, saltò fuori questa cosa quando i piloti nordici vennero a correre da noi e scoppiò un putiferio: se non avevi le Goodyear eri fregato! Pensa che, era il 1974, un grande pilota italiano pagò due Goodyear posteriori usate 800milalire… dico 800000 Lire! Sai quanti soldi erano? Una follia! La follia è sempre stata una costante di questo sport.

Cosa ti manca del karting?
Oggi, assolutamente nulla. I primi periodi mi mancava da morire sentire il rombo del motore. E’ stata una sofferenza, lo ammetto. Ma poi è passata e oggi, da felice ex motoraio, mi godo la vita. Di sicuro non mi manca la gente che frequenta le piste. Il mondo del kart, magari, farà senza di me, l’importante è che io faccia a meno di lui.

Mi sembra di capire che l’ultimo periodo ti ha segnato molto… 
Diciamo che il karting è peggiorato tanto nell’ultimo periodo della mia carriera. Fin quando abbiamo avuto piloti buoni, eravamo avanti. Quando non abbiamo più avuto piloti buoni, abbiamo iniziato a scendere nelle classifiche. La verità è che, se fossero stati piloti in gamba, avrebbero vinto dopo essere andati a correre con altri motori. Cosa che puntualmente non è successa. Il fatto è che a questi piloti mancava il nervo. Venivano in pista e gli dicevano “Ma dove vai col Pavesi, ma lascia stare, Pavesi non capisce un cazzo…”. Se avessero detto a me una cosa del genere da pilota, io sarei andato 2/10 più forte, te lo garantisco. I miei piloti, invece, andavano in crisi e cambiavano casacca. Solo che andavano peggio di prima. Allora la colpa non era la mia e del mio motore! Ad eccezione di un paio di loro, dopo il 2004 nessuno dei piloti che hanno corso con me ha vinto un campionato italiano. Stesso dicasi dei “preparatori”. Se la colpa non era la mia, che vuol dire… che ero contagioso? Il Covid 19 ancora non era “uscito”, avevo la SARS? L’HIV? Gli orecchioni? La verità è un’altra! E’ che è molto più facile dare le colpe agli altri piuttosto che prendersi le proprie responsabilità! E, lasciamelo dire, i genitori dovrebbero restare a casa col telefono spento perché fanno più danni di una guerra.

Perché hai smesso così presto, a 53 anni?
Mio padre ha lavorato fino a 70 anni, io decisi già tanto tempo fa che non avrei fatto come lui. Ho smesso a 53 anni e oggi, a 59, mi godo la mia pensione. Non ho figli, non c’era ragione di continuare a fare sacrifici. Tieni conto che, tra l’autunno del 2003 e la primavera del 2004, da 350 clienti siamo scesi a 50 grazie ad una malazione di cui non voglio parlare. Io avevo in mente il nuovo motore, posso garantirti che sarebbe stato diverso da tutti gli altri e sono convinto che mi avrebbe dato enormi soddisfazioni. Il problema è che fare 50 motori per l’omologazione ha un costo di circa 400000 Euro (stampi, attrezzature, accessori, ecc…). Senza clienti non me la sono sentita di affrontare un simile investimento e ho preferito andare avanti con il vecchio motore che, comunque, fino a che sono andato in pista, era ancora molto competitivo. Mio padre, in più di un’occasione, mi disse di mandare tutti a quel paese e tornarmene a casa.

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