Abbiamo finalmente provato direttamente la nuova pista di Franciacorta, assieme ai piloti ufficiali Birel ART. Un tracciato che mette in risalto la guida e la capacità di trovare le migliori "linee" A cura di M. Voltini - Foto di L. Moro
Alla fine, dopo un periodo di gestazione condizionato anche dal coronavirus, la nuova Franciacorta Karting Track ha aperto al pubblico dei kartisti, che da questo luglio hanno potuto cominciare a girarci sopra con i propri kart. E tra questi kartisti ci siamo stati anche noi: non abbiamo saputo resistere e con l'aiuto del team ufficiale Birel ART siamo scesi in pista, per capire e valutare questo nuovo tracciato di 1.300 metri che già a prima vista si presenta molto interessante. Impressioni confermate, non solo da noi (vale a dire chi scrive e Fabio Marangon) ma pure da piloti del calibro di Riccardo Longhi e Marijn Kremers, che si sono alternati in pista con i loro KZ. Vediamo dunque più nel dettaglio quali sono stati i nostri riscontri.
CIRCUITO GIÀ APPROVATO
Per quanto riguarda le strutture esterne al tracciato, è ancora un "work in progress", con la palazzina dei servizi che necessita ancora di parecchie finiture. Però è già operativo un ufficio per ricevere i kartisti che vogliono provare e soprattutto è già pronta e asfaltata una discreta porzione del paddock, che già così sembra abbastanza grande da poter "assorbire" i primi assalti domenicali. Ed è anche già pronta pure una tribunetta, per i meccanici che vogliono seguire meglio i propri piloti in pista, che prossimamente verrà coperta.
Ma, come ben sappiamo, quel che conta è il circuito: questo è già pienamente operativo e ha già ricevuto l'ok dalle autorità per poter far girare i kartisti. Cordoli, protezioni, spazi di fuga e griglia di partenza: tutto è al suo posto, lungo le 15 curve ufficialmente numerate del tracciato. Comprese tre "bande" per i sistemi di cronometraggio montati sui kart: una sulla partenza e altre due posizionate in curva 6 e all'uscita di curva 12. Il tutto condito da salite e discese leggere ma ben visibili, nonché con un fondo molto regolare che al momento necessita solo di essere "rodato" e gommato per dare il meglio di sé.
UNA PISTA CHE VA "ASSIMILATA"
A parte vediamo con precisione come si guida sulla pista di Franciacorta, curva per curva, soprattutto sulla base delle indicazioni fornite da Longhi e Kremers. Possiamo però fare un discorso più ampio e indulgere in quelle che sono state le impressioni generali dei piloti, soprattutto nel primo approccio al tracciato bresciano. Per esempio, scordatevi di "capire" la pista in giusto un paio di sessioni: non è per nulla facile e tantomeno immediato riuscire ad interpretare al meglio le varie curve e quindi trovare rapidamente le "linee giuste". Basti pensare che tra i kartisti nel paddock uno degli argomenti più frequenti è quello se sia meglio stare "tutto largo" oppure più al centro, nell'affrontare la prima doppia curva di ritorno: una diatriba che, da come se ne sentiva parlare senza giungere a "conclusioni definitive", sembra ben lontana dall'essere risolta in tempi brevi…
Dal punto di vista della "filosofia generale" del circuito e di come vada affrontato dal punto di vista della guida, a chi scrive ha riportato alla mente la vecchia – e ahimè non più operativa – Pista d'Oro di Roma. Intendiamoci: questa bresciana ha molto più "respiro" sia in termini di sviluppo (1,3 km) sia come larghezza notevole della sede (9 metri che diventano 11 nel rettilineo del via) ma similmente a quella romana ti presenta situazioni in cui non puoi pensare a fare bene una singola curva senza avere ben presente come sei uscito da quella precedente e a come affronterai quella successiva. Per cui riuscire a "raccordare" adeguatamente il tutto è la vera sfida che si presenta ai kartisti alla ricerca della migliore prestazione.
CIRCUITO GIÀ APPROVATO
Per quanto riguarda le strutture esterne al tracciato, è ancora un "work in progress", con la palazzina dei servizi che necessita ancora di parecchie finiture. Però è già operativo un ufficio per ricevere i kartisti che vogliono provare e soprattutto è già pronta e asfaltata una discreta porzione del paddock, che già così sembra abbastanza grande da poter "assorbire" i primi assalti domenicali. Ed è anche già pronta pure una tribunetta, per i meccanici che vogliono seguire meglio i propri piloti in pista, che prossimamente verrà coperta.
Ma, come ben sappiamo, quel che conta è il circuito: questo è già pienamente operativo e ha già ricevuto l'ok dalle autorità per poter far girare i kartisti. Cordoli, protezioni, spazi di fuga e griglia di partenza: tutto è al suo posto, lungo le 15 curve ufficialmente numerate del tracciato. Comprese tre "bande" per i sistemi di cronometraggio montati sui kart: una sulla partenza e altre due posizionate in curva 6 e all'uscita di curva 12. Il tutto condito da salite e discese leggere ma ben visibili, nonché con un fondo molto regolare che al momento necessita solo di essere "rodato" e gommato per dare il meglio di sé.
UNA PISTA CHE VA "ASSIMILATA"
A parte vediamo con precisione come si guida sulla pista di Franciacorta, curva per curva, soprattutto sulla base delle indicazioni fornite da Longhi e Kremers. Possiamo però fare un discorso più ampio e indulgere in quelle che sono state le impressioni generali dei piloti, soprattutto nel primo approccio al tracciato bresciano. Per esempio, scordatevi di "capire" la pista in giusto un paio di sessioni: non è per nulla facile e tantomeno immediato riuscire ad interpretare al meglio le varie curve e quindi trovare rapidamente le "linee giuste". Basti pensare che tra i kartisti nel paddock uno degli argomenti più frequenti è quello se sia meglio stare "tutto largo" oppure più al centro, nell'affrontare la prima doppia curva di ritorno: una diatriba che, da come se ne sentiva parlare senza giungere a "conclusioni definitive", sembra ben lontana dall'essere risolta in tempi brevi…
Dal punto di vista della "filosofia generale" del circuito e di come vada affrontato dal punto di vista della guida, a chi scrive ha riportato alla mente la vecchia – e ahimè non più operativa – Pista d'Oro di Roma. Intendiamoci: questa bresciana ha molto più "respiro" sia in termini di sviluppo (1,3 km) sia come larghezza notevole della sede (9 metri che diventano 11 nel rettilineo del via) ma similmente a quella romana ti presenta situazioni in cui non puoi pensare a fare bene una singola curva senza avere ben presente come sei uscito da quella precedente e a come affronterai quella successiva. Per cui riuscire a "raccordare" adeguatamente il tutto è la vera sfida che si presenta ai kartisti alla ricerca della migliore prestazione.