Quando Niki Lauda disse provocatoriamente che la parte più importante del corpo di un pilota fosse il suo “sedere” (“God gave me an ok mind, but a really good ass which can feel everything in a car”) non sbagliava. E’ lui a trasmettere primariamente al pilota il feeling e in qualità di ‘protagonista’ della guida, le parti del veicolo che contribuiscono a “creare” il messaggio che va dritto al cervello acquisiscono un’importanza fondamentale (di Fabio Marangon)
Non esageriamo quando diciamo che un buon sedile, montato bene, è alla base di un binomio vincente. Quando pensiamo ad un kart vincente infatti, è comune che si pensi subito al motore e alla reputazione del preparatore, piuttosto che a come si è fatto lavorare il telaio, assettandolo nella maniera corretta in base alle condizioni del circuito: più raramente si ritiene che componenti apparentemente secondarie siano alla base del successo, o dell’insuccesso. Per questo ci piacerebbe rovesciare lo schema, in modo che sia chiaro cosa intendiamo: quante volte una prestazione negativa o ampiamente sotto le attese, nonostante si avesse a disposizione un kart veloce e un telaio ben bilanciato, vi ha portato ad individuare proprio in una di queste componenti ‘secondarie’ la ragione del ‘fallimento’?
Ne parliamo con Alessandro Sferrella, ex pilota, oggi preparatore a capo di un Team e costruttore di sedili che ci confida:
«Il sedile è la base, letteralmente, per permettere al pilota di guidare in maniera efficiente. Ovviamente però è un lavoro che si fa all’inizio, cercando con attenzione prima di scegliere il sedile giusto in base al tipo di scocca uscendo dai luoghi comuni come per esempio che ‘ un sedile morbido sia un sedile che fa andar forte' e poi lavorando sul sedile in base alle caratteristiche fisiche del pilota, non ultima il peso del mezzo che andrà raggiunto, manco a dirlo, montando delle zavorre sul sedile stesso.»
Per “prestazione del sedile” possiamo chiaramente intendere la mancata resa del pilota se il sedile non è di buona qualità, o se della misura sbagliata o peggio, se dovesse rompersi nelle fasi di gara a causa delle sollecitazioni. «Con un sedile di bassa qualità non è affatto raro, specie se vi sono montati diversi chili di piombo, che il sedile si rompa. Senza pensare al rischio incredibile - ed è il worst case scenario - di un panetto di piombo che si stacca da un kart in corsa, pensiamo anche solo al fastidio del pilota che non riesce a guidare in maniera ottimale, o che al termine di ogni turno si trova ad avere dolore a causa dei tanti microtraumi che possono derivare dall’avere un sedile non a posto..» fa giustamente notare Sferrella.
COME E’ FATTO UN SEDILE
Basilarmente un sedile è composto da diversi strati strati di resina e, a seconda delle caratteristiche che si vuole il sedile abbia, altri materiali compositi. Ci sono il Kevlar, il carbonio o altre miscele ma se pensiamo ad un sedile entry level pensate pure al MET, un materiale che si può tranquillamente acquistare in un ferramenta per pochi Euro al metro, sul quale viene colata, all’interno di uno stampo, della resina. Grazie all’uso di distaccanti, una volta asciugata la resina il sedile viene successivamente “sbordato”, nel caso dei sedili Greyhound di Alessandro Sferrella il lavoro è svolto rigorosamente a mano: «Il sedile è un componente nobile del kart e nella nostra factory anche il sedile più semplice deve essere il risultato di mani capaci e materiali di qualità. Tutte le sbordature sono carteggiare rigorosamente dai nostri tecnici a mano, una per una. Produciamo circa 800 sedili al mese, ma facciamo in modo che ognuno di essi sia curato nei minimi dettagli. Personalmente sono contrario allo stampaggio sottovuoto, che renderebbe il sedile troppo rigido.»
Come nasce il progetto di un sedile, quindi?
« Nel nostro caso abbiamo sviluppato vari modelli di sedile, ognuno con delle caratteristiche differenti. Nel corso degli anni sono state fatte tante prove e sono stati apportati tanti cambiamenti sull’uso della resina e dei tessuti per cercare di far flettere il sedile il più possibile affinché questo assecondi i movimenti del pilota senza però creare rotture o lesioni, per questo creiamo sedili con durezze e punti di flessione diversi, senza dimenticare ovviamente la forma, la bellezza e la comodità. Il progetto di ogni sedile nasce da uno scrupoloso lavoro di ricerca in fabbrica e dal feedback dei vari collaudatori che, provando i pro totipi vari sedili riportano in azienda le loro considerazioni per cercare di sviluppare al meglio il prodotto – prosegue Alessandro -
Quando il progetto viene approvato si procede con la creazione dello stampo, per poi dare il via alla produzione: nel nostro caso tutti i processi di lavorazione sono fatti a mano da artigiani qualificati che curano ogni piccolo particolare. Abbiamo cercato di ampliare la gamma il più possibile, per dare più scelta al pilota, che esso sia professionista o amatore. Per esempio, l’RS3 è il sedile più vincente specialmente nella categoria minikart ed è un modello morbido, il “VIPER” e l’ RS2 sono leggermente più rigidi ma permettono comunque una buona flessione.. »
Negli ultimi anni sono stati sviluppati sedili con design diversi dal passato, come chi frequenta le piste di kart avrà notato. Sedili per kart che ricordano maggiormente quelli delle monoposto
«Partiamo dal presupposto che un sedile da kart non è “più buono” se somiglia a quello di una formula. Il sedile ‘tradizionale’ rimane uno standard eccellente e prestazionale. Continuerà ad esistere e la differenza continueranno a farla i materiali e la qualità costruttiva. Se parliamo di design, nel caso del nostro modello 2019 ci abbiamo lavorato a lungo prima di metterlo sul mercato. E’ stato difficile renderlo comodo e performante allo stesso tempo, ma dopo varie prove ne è uscito un prodotto vincente. Si contraddistingue dal modello standard per varie differenze che sono anche i suoi punti di forza, come le “bombature” sui lati del sedile proprio all’altezza del bacino per evitare traumi al pilota quando va ad appoggiarsi con molto carico nelle curva ampie e veloci o il rialzo sulla parte bassa della seduta per tenere il pilota più fermo. Abbiamo anche lavorato per aumentare la flessione diagonale del sedile. Come ripeto però, non è un nuovo modo di fare dei sedili: è semplicemente un diverso modello della gamma, che giustamente deve essere in grado di soddisfare ogni esigenza del pilota/cliente – anche estetica e di design. »
Importante considerare anche un buon montaggio del sedile, in base alle caratteristiche fisiche del pilota. In questo la maggior parte dei preparatori segue un criterio standard, variando ovviamente l’inclinazione nel caso di piloti più alti, ma rispettando i criteri basilari di distanze dal telaio e dall’asfalto – nei quali oggi si può venire aiutati anche da specifici strumenti molto utili durante le fasi di montaggio. Una volta montato, una gestione ben equilibrata delle zavorre permetterà di avere un mezzo con il giusto bilanciamento «come sempre tenendo conto che la maggior parte delle curve è a destra e che quindi il lato sinistro è sempre molto sollecitato ».
NON SMETTERE: Cambia il sedile
Non è affatto raro che molti amatori non più giovanissimi smettano con il kart a causa di piccoli infortuni rimediati nella zona toracica o lombare. Il consiglio che possiamo dare a questi piloti è di mettersi nelle condizioni di non farsi male di nuovo, ma non mollare assolutamente questo splendido sport! Spesso è sufficiente sostituire il sedile con uno di maggiore qualità (aggiungendo magari delle imbottiture nei punti critici) in modo che le sollecitazioni siano meglio assorbite.
Piloti della domenica: una poltrona per due
Sempre nell’ambito amatoriale, non è infrequente che due amici di diversa corporatura dividano lo stesso mezzo. In questi casi la cosa saggia è comprare un sedile della misura del pilota più “grande” e quindi lavorare con le imbottiture per creare la seduta del più “piccolo”. A quel punto si potrà realizzare un’imbottitura mobile che il pilota di corporatura più minuta potrà utilizzare, evitando gli antipatici traumi che un sedile troppo largo potrebbe causare.
https://www.greyhoundseats.com/
Ne parliamo con Alessandro Sferrella, ex pilota, oggi preparatore a capo di un Team e costruttore di sedili che ci confida:
«Il sedile è la base, letteralmente, per permettere al pilota di guidare in maniera efficiente. Ovviamente però è un lavoro che si fa all’inizio, cercando con attenzione prima di scegliere il sedile giusto in base al tipo di scocca uscendo dai luoghi comuni come per esempio che ‘ un sedile morbido sia un sedile che fa andar forte' e poi lavorando sul sedile in base alle caratteristiche fisiche del pilota, non ultima il peso del mezzo che andrà raggiunto, manco a dirlo, montando delle zavorre sul sedile stesso.»
Per “prestazione del sedile” possiamo chiaramente intendere la mancata resa del pilota se il sedile non è di buona qualità, o se della misura sbagliata o peggio, se dovesse rompersi nelle fasi di gara a causa delle sollecitazioni. «Con un sedile di bassa qualità non è affatto raro, specie se vi sono montati diversi chili di piombo, che il sedile si rompa. Senza pensare al rischio incredibile - ed è il worst case scenario - di un panetto di piombo che si stacca da un kart in corsa, pensiamo anche solo al fastidio del pilota che non riesce a guidare in maniera ottimale, o che al termine di ogni turno si trova ad avere dolore a causa dei tanti microtraumi che possono derivare dall’avere un sedile non a posto..» fa giustamente notare Sferrella.
COME E’ FATTO UN SEDILE
Basilarmente un sedile è composto da diversi strati strati di resina e, a seconda delle caratteristiche che si vuole il sedile abbia, altri materiali compositi. Ci sono il Kevlar, il carbonio o altre miscele ma se pensiamo ad un sedile entry level pensate pure al MET, un materiale che si può tranquillamente acquistare in un ferramenta per pochi Euro al metro, sul quale viene colata, all’interno di uno stampo, della resina. Grazie all’uso di distaccanti, una volta asciugata la resina il sedile viene successivamente “sbordato”, nel caso dei sedili Greyhound di Alessandro Sferrella il lavoro è svolto rigorosamente a mano: «Il sedile è un componente nobile del kart e nella nostra factory anche il sedile più semplice deve essere il risultato di mani capaci e materiali di qualità. Tutte le sbordature sono carteggiare rigorosamente dai nostri tecnici a mano, una per una. Produciamo circa 800 sedili al mese, ma facciamo in modo che ognuno di essi sia curato nei minimi dettagli. Personalmente sono contrario allo stampaggio sottovuoto, che renderebbe il sedile troppo rigido.»
Come nasce il progetto di un sedile, quindi?
« Nel nostro caso abbiamo sviluppato vari modelli di sedile, ognuno con delle caratteristiche differenti. Nel corso degli anni sono state fatte tante prove e sono stati apportati tanti cambiamenti sull’uso della resina e dei tessuti per cercare di far flettere il sedile il più possibile affinché questo assecondi i movimenti del pilota senza però creare rotture o lesioni, per questo creiamo sedili con durezze e punti di flessione diversi, senza dimenticare ovviamente la forma, la bellezza e la comodità. Il progetto di ogni sedile nasce da uno scrupoloso lavoro di ricerca in fabbrica e dal feedback dei vari collaudatori che, provando i pro totipi vari sedili riportano in azienda le loro considerazioni per cercare di sviluppare al meglio il prodotto – prosegue Alessandro -
Quando il progetto viene approvato si procede con la creazione dello stampo, per poi dare il via alla produzione: nel nostro caso tutti i processi di lavorazione sono fatti a mano da artigiani qualificati che curano ogni piccolo particolare. Abbiamo cercato di ampliare la gamma il più possibile, per dare più scelta al pilota, che esso sia professionista o amatore. Per esempio, l’RS3 è il sedile più vincente specialmente nella categoria minikart ed è un modello morbido, il “VIPER” e l’ RS2 sono leggermente più rigidi ma permettono comunque una buona flessione.. »
Negli ultimi anni sono stati sviluppati sedili con design diversi dal passato, come chi frequenta le piste di kart avrà notato. Sedili per kart che ricordano maggiormente quelli delle monoposto
«Partiamo dal presupposto che un sedile da kart non è “più buono” se somiglia a quello di una formula. Il sedile ‘tradizionale’ rimane uno standard eccellente e prestazionale. Continuerà ad esistere e la differenza continueranno a farla i materiali e la qualità costruttiva. Se parliamo di design, nel caso del nostro modello 2019 ci abbiamo lavorato a lungo prima di metterlo sul mercato. E’ stato difficile renderlo comodo e performante allo stesso tempo, ma dopo varie prove ne è uscito un prodotto vincente. Si contraddistingue dal modello standard per varie differenze che sono anche i suoi punti di forza, come le “bombature” sui lati del sedile proprio all’altezza del bacino per evitare traumi al pilota quando va ad appoggiarsi con molto carico nelle curva ampie e veloci o il rialzo sulla parte bassa della seduta per tenere il pilota più fermo. Abbiamo anche lavorato per aumentare la flessione diagonale del sedile. Come ripeto però, non è un nuovo modo di fare dei sedili: è semplicemente un diverso modello della gamma, che giustamente deve essere in grado di soddisfare ogni esigenza del pilota/cliente – anche estetica e di design. »
Importante considerare anche un buon montaggio del sedile, in base alle caratteristiche fisiche del pilota. In questo la maggior parte dei preparatori segue un criterio standard, variando ovviamente l’inclinazione nel caso di piloti più alti, ma rispettando i criteri basilari di distanze dal telaio e dall’asfalto – nei quali oggi si può venire aiutati anche da specifici strumenti molto utili durante le fasi di montaggio. Una volta montato, una gestione ben equilibrata delle zavorre permetterà di avere un mezzo con il giusto bilanciamento «come sempre tenendo conto che la maggior parte delle curve è a destra e che quindi il lato sinistro è sempre molto sollecitato ».
NON SMETTERE: Cambia il sedile
Non è affatto raro che molti amatori non più giovanissimi smettano con il kart a causa di piccoli infortuni rimediati nella zona toracica o lombare. Il consiglio che possiamo dare a questi piloti è di mettersi nelle condizioni di non farsi male di nuovo, ma non mollare assolutamente questo splendido sport! Spesso è sufficiente sostituire il sedile con uno di maggiore qualità (aggiungendo magari delle imbottiture nei punti critici) in modo che le sollecitazioni siano meglio assorbite.
Piloti della domenica: una poltrona per due
Sempre nell’ambito amatoriale, non è infrequente che due amici di diversa corporatura dividano lo stesso mezzo. In questi casi la cosa saggia è comprare un sedile della misura del pilota più “grande” e quindi lavorare con le imbottiture per creare la seduta del più “piccolo”. A quel punto si potrà realizzare un’imbottitura mobile che il pilota di corporatura più minuta potrà utilizzare, evitando gli antipatici traumi che un sedile troppo largo potrebbe causare.
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