Quando la sala stampa di una pista di kart è stipata di giornalisti, a noi non può che fare piacere. E’ il nostro mestiere, è il nostro sport, è il nostro mondo che si appresta ad essere raccontato. Ma essere al centro dell’attenzione non necessariamente permette di far passare il giusto messaggio (f.m.)
Se ci fermiamo alla foto di Lando Norris attorniato dai ragazzini festosi nel paddock, forse ci stiamo perdendo un pezzo della storia. Facciamo un passo indietro – e in questa rivista ce ne siamo già occupati quando parlammo di telai “firmati” – e partiamo dal presupposto che questa presenza è positiva, su questo non ci piove.
Anche solo due foto di una star della Formula 1 su un quotidiano nazionale o all’interno di un notiziario regionale non possono che fare bene al karting e in qualche modo fare promozione. Possiamo però riflettere su 1) quali siano i “frutti” sul medio lungo periodo di tale promozione e 2) in quali modi queste presenze potrebbero essere massimizzate in termini di risultato finale.
Lo abbiamo visto in altri sport come il calcio dove ha fatto scalpore che singoli Team (ormai vere e proprie aziende quotate in borsa spesso..), in “rotta di collisione” con gli organi istituzionali, avessero provato a dar vita ad una loro Superlega, così da promuovere il proprio prodotto e il proprio spettacolo in maniera più redditizia e indipendente dalle Federazioni e da un certo modo, considerato obsoleto, di gestire gli eventi sportivi e la promozione.
Venendo al nostro, di mondo, non è un mistero che talvolta – vedi querelle di mezza estate sul Mondiale in Brasile – case costruttrici, chiamateli “grandi marchi” se volete, siano in disaccordo con gli organi federali tanto da acquisire posizioni opposte e irremovibili, quando non si arriva allo scontro vero e proprio. Qual è il punto: che tra case costruttrici e Federazione pare che non ci si sia mai realmente capiti su come promuovere realmente questo sport: non se ne parla che in quelle sporadiche occasioni in cui qualche pilota famoso (o Team Principal: leggi Wolff e Vasseur..) se ne esce dichiarando che “i costi del karting sono folli”.
La solita indignazione, un paio di interviste al vetriolo rilasciate dall’ex di turno per bruciare un po’ di legna sul fuoco ma poi il nulla, se non un totale silenzio o peggio ancora, il rituale delle dichiarazioni di circostanza di chi promette che ha a cuore il futuro di questo sport. E le case, che fanno?
Giustamente, cercano di promuovere il loro prodotto come meglio possono fare: studiano nuovi prodotti, anche solo nuove livree, ma qualcosa mettono in campo: le facce dei piloti, per esempio, ed è già qualcosa. Abbiamo però l’impressione che questo non basti, specie se alla conferenza stampa sulla presentazione di un nuovo “kart” il 90% delle domande al kartista Norris sia da parte di giornalisti che non hanno mai visto una gara di kart dal vivo, e che verta sulla prossima gara di F1, così da spostare quasi immediatamente l’attenzione dal prodotto (il kart) al protagonista (il pilota).
Ebbene noi del settore vorremmo che il kart e il pilota continuino ad essere visti come un’unica realtà, come parte di un mondo che può e deve ancora far sognare tutti, non solo i ragazzini del paddock di una gara Mondiale, che il kart sanno già benissimo cosa sia da almeno 10 anni, perché forse a loro volta sono figli di un pilota di kart o di qualcuno che viene dal settore.
Sono i ragazzini a casa, quelli che ci interessano: sono quelli che potrebbero chiedere al papà di portarli a guidare un go-kart perché non ne avevano mai visto uno prima.
Sono pochi, è vero, i piloti che nella storia di uno sport di nicchia come l’automobilismo sono riusciti a parlare davvero alle masse (Senna? Schumacher? Zanardi? ) ma pensiamo che nell’attuale generazione di giovanissime star della Formula 1 ci sia il germe di una grande capacità comunicativa ed è un peccato che non vi sia, da parte della Federazione, un reale supporto ad eventi promozionali del karting, prima che di questo o quel marchio.
Le aziende hanno fatto la loro parte, e ai piloti non dispiace metterci la faccia, questo lo abbiamo capito. E’ ora che, magari pensando ad un calendario F1 con qualche gara in meno (così da avere qualche fine settimana in più da dedicare alla promozione), anche le istituzioni del Motorsport provino ad osare con qualche evento su misura per promuovere il karting. Gli strumenti organizzativi e il materiale tecnico non mancano, questo è certo, e oggi, a differenza degli anni 80/90, praticamente il 100% dei piloti in attività viene dal karting di alto livello. Non manca praticamente nulla, se non che le “pistate” dei piloti di F1 diventino un po’ più frequenti e un po’ più autentiche (una garetta a fine anno con tutti i i piloti? chiediamo troppo?): siamo sicuri che loro non vedono l’ora.
Anche solo due foto di una star della Formula 1 su un quotidiano nazionale o all’interno di un notiziario regionale non possono che fare bene al karting e in qualche modo fare promozione. Possiamo però riflettere su 1) quali siano i “frutti” sul medio lungo periodo di tale promozione e 2) in quali modi queste presenze potrebbero essere massimizzate in termini di risultato finale.
Lo abbiamo visto in altri sport come il calcio dove ha fatto scalpore che singoli Team (ormai vere e proprie aziende quotate in borsa spesso..), in “rotta di collisione” con gli organi istituzionali, avessero provato a dar vita ad una loro Superlega, così da promuovere il proprio prodotto e il proprio spettacolo in maniera più redditizia e indipendente dalle Federazioni e da un certo modo, considerato obsoleto, di gestire gli eventi sportivi e la promozione.
Venendo al nostro, di mondo, non è un mistero che talvolta – vedi querelle di mezza estate sul Mondiale in Brasile – case costruttrici, chiamateli “grandi marchi” se volete, siano in disaccordo con gli organi federali tanto da acquisire posizioni opposte e irremovibili, quando non si arriva allo scontro vero e proprio. Qual è il punto: che tra case costruttrici e Federazione pare che non ci si sia mai realmente capiti su come promuovere realmente questo sport: non se ne parla che in quelle sporadiche occasioni in cui qualche pilota famoso (o Team Principal: leggi Wolff e Vasseur..) se ne esce dichiarando che “i costi del karting sono folli”.
La solita indignazione, un paio di interviste al vetriolo rilasciate dall’ex di turno per bruciare un po’ di legna sul fuoco ma poi il nulla, se non un totale silenzio o peggio ancora, il rituale delle dichiarazioni di circostanza di chi promette che ha a cuore il futuro di questo sport. E le case, che fanno?
Giustamente, cercano di promuovere il loro prodotto come meglio possono fare: studiano nuovi prodotti, anche solo nuove livree, ma qualcosa mettono in campo: le facce dei piloti, per esempio, ed è già qualcosa. Abbiamo però l’impressione che questo non basti, specie se alla conferenza stampa sulla presentazione di un nuovo “kart” il 90% delle domande al kartista Norris sia da parte di giornalisti che non hanno mai visto una gara di kart dal vivo, e che verta sulla prossima gara di F1, così da spostare quasi immediatamente l’attenzione dal prodotto (il kart) al protagonista (il pilota).
Ebbene noi del settore vorremmo che il kart e il pilota continuino ad essere visti come un’unica realtà, come parte di un mondo che può e deve ancora far sognare tutti, non solo i ragazzini del paddock di una gara Mondiale, che il kart sanno già benissimo cosa sia da almeno 10 anni, perché forse a loro volta sono figli di un pilota di kart o di qualcuno che viene dal settore.
Sono i ragazzini a casa, quelli che ci interessano: sono quelli che potrebbero chiedere al papà di portarli a guidare un go-kart perché non ne avevano mai visto uno prima.
Sono pochi, è vero, i piloti che nella storia di uno sport di nicchia come l’automobilismo sono riusciti a parlare davvero alle masse (Senna? Schumacher? Zanardi? ) ma pensiamo che nell’attuale generazione di giovanissime star della Formula 1 ci sia il germe di una grande capacità comunicativa ed è un peccato che non vi sia, da parte della Federazione, un reale supporto ad eventi promozionali del karting, prima che di questo o quel marchio.
Le aziende hanno fatto la loro parte, e ai piloti non dispiace metterci la faccia, questo lo abbiamo capito. E’ ora che, magari pensando ad un calendario F1 con qualche gara in meno (così da avere qualche fine settimana in più da dedicare alla promozione), anche le istituzioni del Motorsport provino ad osare con qualche evento su misura per promuovere il karting. Gli strumenti organizzativi e il materiale tecnico non mancano, questo è certo, e oggi, a differenza degli anni 80/90, praticamente il 100% dei piloti in attività viene dal karting di alto livello. Non manca praticamente nulla, se non che le “pistate” dei piloti di F1 diventino un po’ più frequenti e un po’ più autentiche (una garetta a fine anno con tutti i i piloti? chiediamo troppo?): siamo sicuri che loro non vedono l’ora.