Un dubbio che da sempre attanaglia il pilota di kart è quello sulle gomme: meglio morbide, con più grip (e probabilmente più costose) o meglio gomme più dure, dunque meno performanti ma più longeve (e in teoria più economiche)?
Per cercare di sciogliere la matassa siamo andati in pista in una semplice giornata di test a Castelletto di Branduzzo, dove sono emerse alcune questioni interessanti, soprattutto sulla durata delle gomme e del loro rapporto con il telaio. In alcuni trofei monomarca, scelti da molti piloti in quanto - almeno sulla carta – più ‘economici’, si usano gomme mediamente più “dure” rispetto a quando nei campionati regionali e nazionali si correva con le categorie internazionali e dunque con le stesse gomme delle categorie Top a livello mondiale. A onor del vero però in pista sono in pochi quelli pienamente soddisfatti da queste ‘nuove’ gomme. Il fatto è che sebbene questa tipologia di pneumatici molto difficilmente mostra le tele anche dopo più di 150 giri, il calo di prestazione è invece molto precoce (35-40 giri da quanto abbiamo visto). In pratica le gomme dall’esterno sembrano immacolate, ma i tempi sul giro si alzano notevolmente. In inverno poi le cose si complicano: per farla funzionare correttamente infatti bisogna aspettare 10 giri - anche in gara! Anche la risposta di performance cambia notevolmente in base ai telai, aspetto che non succedeva in maniera così accentuata con le gomme di qualche anno fa. In alcuni casi gomme con queste caratteristiche infatti tendono a far scivolare determinati telai, mentre altre, al contrario, tendono ad “attaccare” troppo.
Se l’obiettivo è la diminuzione dei costi, la gomma dovrebbe funzionare dall’inizio alla fine in modo abbastanza costante. Se una gomma più dura rimane costante nel rendimento per almeno cento giri (una differenza diciamo di mezzo secondo al giro), i costi diminuiscono, effettivamente. Ma se nell’ambito racing, dopo 30-40 giri devi cambiare le gomme dure perché non sono più performanti, i costi, in realtà, non si abbassano per niente! A quel punto, tanto vale avere una gomma più morbida (leggermente più costosa) ma più costante fino a quando si arriva alle tele. Il discorso gomme dure (attuali) avrebbe senso a questo punto solo per i piloti amatoriali della domenica che non gareggiano e che dunque prestano meno attenzione al calo di prestazione dopo 40 giri e che possono ritrovarsi una gomma che non arriva alle tele anche dopo 150-200 giri (sventando i relativi rischi di esplosione/foratura). Un pensiero anche al prezzo: un treno di gomme arriva a sfiorare i 200 euro. Ha dunque senso nel mondo racing usare delle gomme dure “instabili”, da cambiare dopo 40 giri? Una proposta che spesso abbiamo sentito da Team di un po’ tutti i livelli, è che sarebbe meglio usare una gomma più performante nelle gare - e di conseguenza nei test precedenti le gare – con “meno sbalzi” nei tempi sul giro anche se con un ciclo di vita finale più basso. Questa potrebbe effettivamente essere una soluzione. Un’altra sarebbe quella di spingere per una filosofia mono-mescola (perlomeno nei Trofei che utilizzano due diverse mescole), così da uniformare il comportamento e riuscire a lavorare meglio con la messa a punto dei telai.
Se l’obiettivo è la diminuzione dei costi, la gomma dovrebbe funzionare dall’inizio alla fine in modo abbastanza costante. Se una gomma più dura rimane costante nel rendimento per almeno cento giri (una differenza diciamo di mezzo secondo al giro), i costi diminuiscono, effettivamente. Ma se nell’ambito racing, dopo 30-40 giri devi cambiare le gomme dure perché non sono più performanti, i costi, in realtà, non si abbassano per niente! A quel punto, tanto vale avere una gomma più morbida (leggermente più costosa) ma più costante fino a quando si arriva alle tele. Il discorso gomme dure (attuali) avrebbe senso a questo punto solo per i piloti amatoriali della domenica che non gareggiano e che dunque prestano meno attenzione al calo di prestazione dopo 40 giri e che possono ritrovarsi una gomma che non arriva alle tele anche dopo 150-200 giri (sventando i relativi rischi di esplosione/foratura). Un pensiero anche al prezzo: un treno di gomme arriva a sfiorare i 200 euro. Ha dunque senso nel mondo racing usare delle gomme dure “instabili”, da cambiare dopo 40 giri? Una proposta che spesso abbiamo sentito da Team di un po’ tutti i livelli, è che sarebbe meglio usare una gomma più performante nelle gare - e di conseguenza nei test precedenti le gare – con “meno sbalzi” nei tempi sul giro anche se con un ciclo di vita finale più basso. Questa potrebbe effettivamente essere una soluzione. Un’altra sarebbe quella di spingere per una filosofia mono-mescola (perlomeno nei Trofei che utilizzano due diverse mescole), così da uniformare il comportamento e riuscire a lavorare meglio con la messa a punto dei telai.