Se guardiamo alla griglia attuale del Mondiale di F1, diversi tra i piloti al via si sono seduti al volante di kart con una leva al volante che permetteva di azionare i freni anteriori. Dal 2016, il bando della FIA.
Il freno anteriore ha costituito una novità di breve durata, la cui ‘fortuna’ è equiparabile a quella della fase per alcuni “buia” che il karting ha subito durante il periodo dei motori KF125cc, che nel 2007 – sembra una vita fa - avevano preso il posto dei 100cc., considerati ormai inaffidabili. Se da un lato la volontà era quella di diminuire i costi del karting e rendere i mezzi più moderni e adatti ai tempi, l’introduzione di molti elementi quali lo starter elettrico e la frizione non fece che complicare nella maggior parte di casi la questione dell’affidabilità e – paradossalmente – aumentare i costi dello sport.
Nel contempo, sui telai si iniziò ad utilizzare un sistema di frenata ‘ausiliare’ che in qualche modo rendeva il kart un mezzo diverso da quanto si era visto fino ad allora. Se per i kart con le marce era comune avere, in virtù delle maggiori prestazioni, i freni sulle ruote anteriori, quella sui monomarcia rischiava di essere una vera rivoluzione che andava a modificare un comportamento in frenata (e conseguente derapata con scivolamento del posteriore) che in qualche modo era un marchio di fabbrica del karting. Se aggiungete a questo il fatto che tale freno venisse azionato a mano allora è chiaro che la soluzione avrebbe fatto discutere.
Nella KZ, infatti, l’azione dei freni anteriori è comunque definibile ‘sottopedale’ ovvero, com’è normale che sia, dovuta alla pressione del piede sinistro sul pedale del freno. Nella KF, questo freno veniva azionato da una leva (foto) posizionata grossomodo dove nei KZ sta la leva della frizione che si usa per partire. Dal punto di vista del pilotaggio, questa tipologia di freno, introduceva un ‘modus operandi’ in frenata mai visto prima su mezzi a 4 ruote che non fossero destinati a piloti diversamente abili – dove i comandi divenivano manuali per ragioni oggettive.
Un costruttore che andò ‘controcorrente’, fece testare e provò ad omologare un sistema che azionasse i freni anteriori del monomarcia dal pedale fu Giancarlo Tinini di CRG, notando che il kart, che la nuova motorizzazione aveva di fatto reso più veloce, poteva essere considerato più “sicuro” proprio per la maggiore efficacia dell’impianto frenante che – coadiuvato dai freni a disco anteriore – diminuiva gli spazi di frenata. Il sistema che aveva concepito venne incredibilmente bocciato dalla FIA che, ad un mese dai test, disse di considerarlo ‘poco sicuro’. Eppure, andando ad analizzare il comportamento del kart monomarcia con freni anteriori, sembra proprio che un uso del freno ‘sottopedale’ avrebbe potuto sul serio rendere il mezzo più controllabile in una fase critica come quella della frenata, anche in bagarre. «Hanno definito il nostro sistema poco sicuro e pertanto non omologabile, quando invece il mio parere è che fosse proprio il contrario, in caso di problema al freno posteriore. Azionare un freno manuale sicuramente avrebbe comportato tempi di reazione maggiore, e quindi se parliamo di sicurezza e vogliamo dirla tutta, quel sistema aveva reso i kart più veloci.» ricorda Tinini.
Sostanzialmente, analizzando il comportamento del mezzo, il vantaggio dei freni anteriori era che permettevano una frenata molto più potente nelle staccate forti e lunghe, quelle per intenderci in cui freni ‘stando dritto’. Con il fatto che veniva azionato manualmente, invece, permetteva di gestire perlopiù quelle frenate – in tratti della pista maggiormente guidati - in cui si frenava praticamente dentro la curva, e in questo caso il freno davanti lo usavi o lo alleggerivi, a seconda (in alcuni casi non lo si usava). Il problema fu che così era diventato fin troppo facile superare: bastava "attaccarsi ai freni" anche se poi ti bloccavi dentro alla curva, tanto l'importante era fare il sorpasso. Però, in questo modo, perdevi terreno da quelli davanti, e quindi in gara si vedevano formarsi gruppetti in cui ci si superava a vicenda, ma allontanandosi tra un gruppetto e l'altro. Di fatto, questi impianti frenanti avevano iniziato a dare un miglioramento evidente con l'aumento dei pesi minimi, per cui era meglio avere più potenza frenante e il discorso sicurezza poteva iniziare a quadrare. Difficile però trovare un vero significato alla loro introduzione, nel senso che un freno “al volante” non aveva nulla di propedeutico, perché non ti fa imparare nulla che poi ti possa servire anche nel passaggio alle auto, per esempio. Da questo punto di vista sarebbe stato piuttosto meglio un sistema con i freni sulle quattro ruote tutti "sotto pedale" come lo aveva ideato Tinini, più immediato e propedeutico nell'insegnare a regolare la ripartizione sui due assi, anche se magari, per i motivi sopra indicati non dava gli stessi vantaggi del sistema "manuale". Riparlarne oggi, con le prestazioni velocistiche che i kart monomarcia hanno raggiunto potrebbe avere senso: alcune soluzioni tra i kart elettrici stanno infatti iniziando a riproporre il freno anteriore sottopedale nei monomarcia.
Nel contempo, sui telai si iniziò ad utilizzare un sistema di frenata ‘ausiliare’ che in qualche modo rendeva il kart un mezzo diverso da quanto si era visto fino ad allora. Se per i kart con le marce era comune avere, in virtù delle maggiori prestazioni, i freni sulle ruote anteriori, quella sui monomarcia rischiava di essere una vera rivoluzione che andava a modificare un comportamento in frenata (e conseguente derapata con scivolamento del posteriore) che in qualche modo era un marchio di fabbrica del karting. Se aggiungete a questo il fatto che tale freno venisse azionato a mano allora è chiaro che la soluzione avrebbe fatto discutere.
Nella KZ, infatti, l’azione dei freni anteriori è comunque definibile ‘sottopedale’ ovvero, com’è normale che sia, dovuta alla pressione del piede sinistro sul pedale del freno. Nella KF, questo freno veniva azionato da una leva (foto) posizionata grossomodo dove nei KZ sta la leva della frizione che si usa per partire. Dal punto di vista del pilotaggio, questa tipologia di freno, introduceva un ‘modus operandi’ in frenata mai visto prima su mezzi a 4 ruote che non fossero destinati a piloti diversamente abili – dove i comandi divenivano manuali per ragioni oggettive.
Un costruttore che andò ‘controcorrente’, fece testare e provò ad omologare un sistema che azionasse i freni anteriori del monomarcia dal pedale fu Giancarlo Tinini di CRG, notando che il kart, che la nuova motorizzazione aveva di fatto reso più veloce, poteva essere considerato più “sicuro” proprio per la maggiore efficacia dell’impianto frenante che – coadiuvato dai freni a disco anteriore – diminuiva gli spazi di frenata. Il sistema che aveva concepito venne incredibilmente bocciato dalla FIA che, ad un mese dai test, disse di considerarlo ‘poco sicuro’. Eppure, andando ad analizzare il comportamento del kart monomarcia con freni anteriori, sembra proprio che un uso del freno ‘sottopedale’ avrebbe potuto sul serio rendere il mezzo più controllabile in una fase critica come quella della frenata, anche in bagarre. «Hanno definito il nostro sistema poco sicuro e pertanto non omologabile, quando invece il mio parere è che fosse proprio il contrario, in caso di problema al freno posteriore. Azionare un freno manuale sicuramente avrebbe comportato tempi di reazione maggiore, e quindi se parliamo di sicurezza e vogliamo dirla tutta, quel sistema aveva reso i kart più veloci.» ricorda Tinini.
Sostanzialmente, analizzando il comportamento del mezzo, il vantaggio dei freni anteriori era che permettevano una frenata molto più potente nelle staccate forti e lunghe, quelle per intenderci in cui freni ‘stando dritto’. Con il fatto che veniva azionato manualmente, invece, permetteva di gestire perlopiù quelle frenate – in tratti della pista maggiormente guidati - in cui si frenava praticamente dentro la curva, e in questo caso il freno davanti lo usavi o lo alleggerivi, a seconda (in alcuni casi non lo si usava). Il problema fu che così era diventato fin troppo facile superare: bastava "attaccarsi ai freni" anche se poi ti bloccavi dentro alla curva, tanto l'importante era fare il sorpasso. Però, in questo modo, perdevi terreno da quelli davanti, e quindi in gara si vedevano formarsi gruppetti in cui ci si superava a vicenda, ma allontanandosi tra un gruppetto e l'altro. Di fatto, questi impianti frenanti avevano iniziato a dare un miglioramento evidente con l'aumento dei pesi minimi, per cui era meglio avere più potenza frenante e il discorso sicurezza poteva iniziare a quadrare. Difficile però trovare un vero significato alla loro introduzione, nel senso che un freno “al volante” non aveva nulla di propedeutico, perché non ti fa imparare nulla che poi ti possa servire anche nel passaggio alle auto, per esempio. Da questo punto di vista sarebbe stato piuttosto meglio un sistema con i freni sulle quattro ruote tutti "sotto pedale" come lo aveva ideato Tinini, più immediato e propedeutico nell'insegnare a regolare la ripartizione sui due assi, anche se magari, per i motivi sopra indicati non dava gli stessi vantaggi del sistema "manuale". Riparlarne oggi, con le prestazioni velocistiche che i kart monomarcia hanno raggiunto potrebbe avere senso: alcune soluzioni tra i kart elettrici stanno infatti iniziando a riproporre il freno anteriore sottopedale nei monomarcia.