Danilo Rossi: “Il driver coach? E’ sempre esistito”

- Intervista
In un intervento sul driver coach, figura sempre più inflazionata anche nel karting, Danilo Rossi ci ha confidato il suo punto di vista in merito

Sul prossimo numero di Vroom n. 248 in uscita il Primo Maggio, abbiamo affrontato uno degli argomenti più in voga del karting moderno, quello del Driver Coach. Presenza in pista spesso discussa, da molti apprezzata, da altri meno. E, a tal proposito, il plurititolato Danilo Rossi ha espresso il proprio parere a riguardo. 

Se il Driver Coach nasce come una figura di supporto al pilota (o Team), è bene dire che nel tempo si è evoluto anche in altri ambiti. Nel complesso schema di vita di un moderno kartista, probabilmente il coach dovrebbe essere una persona che ricopre un ruolo fondamentale nell'interpretare a 360 gradi la formazione e la crescita psicofisica del pilota/atleta 
L’analisi di Danilo Rossi, tuttavia, porta a pensare quanto la figura del coach, seppur etichettata di “nuova generazione”, in realtà sia sempre esistita.


Danilo Rossi: «Il coach ha la responsabilità di insegnare… ma per davvero. Oggi più che coach tanti mi sembrano degli accompagnatorima non sono coach. Il problema è che a volte ci sia questa moda di averlo in pista, non del tutto sbagliata quando essi danno un vero valore aggiunto. Ci sono genitori con possibilità economiche e forse poco esperti dell’ambiente che fanno del coach una necessità per ogni problema, altre volte è quasi compreso nel “pacchetto” di alcuni team. 
Il coach è sempre una persona che insegna, in passato come ora, può essere un genitore, può essere un meccanico, può essere un ex pilota, non esiste una persona che nasce solo e soltanto come coach. Prendendo DR Racing come esempio, non c’è un coach vero e proprio all’interno del team ma credo che se mi mettessi io a farlo le capacità le avrei tutte. 
È normale che il pilota venga seguito anche sotto quel punto di vista, è automatico, ma non mi sembra giusto inserire questa figura in unipotetico pacchetto. I meno esperti credono che, in questi casi, non ci siala figura del Driver Coach, ma questo perché non si è a conoscenza di come funzionano certe dinamiche all’interno di un team. Credo che in linea di massima dipenda da cosa si intenda per “driver coach” ad oggi. È un parola molto molto difficile da declinare».



Vroom - Danilo, mettiamo caso che il coach debba esserci per forza, emeglio che questo non sia anche il papà? Può fare entrambe le cose?
DR - «Direi di no perché sappiamo che il rapporto genitore figlio è diverso. Tralasciando l’esempio di Jos Verstappen, che comunque le critiche le ha subìte ai tempi, a mio avviso il papà non è mai obiettivo nel processo di crescita. A volte sembra quasi che non si stia formando piloti ma sorte di robot tutti telecomandati con le stesse tabelle di marcia. Il fatto è che passando da team a team, passando in altre categorie, questi stessi piloti si troveranno da soli a fronteggiare questa situazione. Cosa farebbe in quel caso, abituati ad avere sempre una figura così accentuata?
Oggi la figura del Coach e quella del Manager sono cresciute e si sono tanto accentuate e spesso, altra cosa importante, sono la stessa persona che si sdoppia nel ruolo». 

- Se ai tuoi tempi, la figura del coach come ora fosse già emersa e qualcuno te l’avesse proposta, l’avresti accettato?
«I coach sono sempre esistiti. Semplicemente forse prima non avevano questo riconoscimento ma, dovendo tornare indietro e citando qualche esempio posso dire che quand’ero in CRG la figura di Dino Chiesa come meccanico c’era eccome ed era lui che faceva da “coach” come diremmo oggi. Quando arrivi in una squadra dove sono passati fior di piloti, campioni, è normale che ci sia questa tradizione, non parti mai da zero. Quando arrivi ad essere compagno di squadra di un campione, più coach di lui chi potrebbe mai esserci? 
Quando correvo con Manetti, Piccini, Beggio e mille altri, ognuno di noi in pista era il coach di sé stesso. Alla fine, sei tu che da dentro ti accorgi di determinati aspetti. Personalmente anche io faccio la figura del coach ma non in gara, la faccio quando porto i ragazzi a girare e insegno a guidare ecc… Come detto lquesta figura è sempre esistita e c’è ancora pur non essendolo “agli atti” ». 

S.C.

Foto: Archivio Vroom
 

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