Da sempre la pioggia è uno dei fattori che complica il weekend di una gara, dalla Formula 1 ad ogni categoria su 4 ruote: la capacità dei piloti di gestire la situazione nasce, ancora una volta, nel karting.
Tra le varie capacità propedeutiche insite nel kart infatti, quella di imparare a guidare in condizioni estreme come quando piove, non va per nulla sottovalutata. Ogni gara di Formula 1 sul bagnato ce ne da la conferma in quanto in queste condizioni l’abilità del pilota e la sua sensibilità di guida possono davvero fare la differenza.
SUL BAGNATO NON È FACILE
Ci sono molti aspetti da considerare nella guida di un kart sotto la pioggia, alcuni dei quali volti a facilitare la curva d'apprendimento, altri invece a rendere le cose ancor più difficoltose. In quest'ultimo senso, basti pensare al fatto che il kartista è completamente esposto all'acqua, che arriva sia dall'alto che… dal basso! Infatti l'acqua sollevata dalle ruote del tuo mezzo e da quelle degli altri, è parte consistente del tutto. Capita talvolta (chi ha gareggiato sotto la pioggia può confermare, probabilmente) che si sollevi talmente tanta acqua da non vedere più nulla e da non riuscire nemmeno a respirare. In pratica, fin dal karting i piloti sono abituati a condizioni decisamente pessime, per cui è forse ingiusto, come spesso accade, etichettare l’attuale generazione di piloti di Formula 1 come dei "fighetti", quando nei casi in cui è accaduto, è stata sempre la direzione di gara a impedire di scendere in pista quando le condizioni sembravano troppo insicure. Di fatto, anche quando si è perfettamente equipaggiati con tuta impermeabile e quant'altro, la situazione per i piloti di kart diventa fisicamente difficile e ti crea comunque una difficoltà ulteriore rispetto a quella della sola guida. Non che quest'ultima diventi meno impegnativa, anzi: bisogna riuscire ad interpretare al meglio le condizioni del fondo, cioè non solo evitare le pozzanghere o i punti di ristagno dell'acqua, ma anche la rugosità e tenuta dell'asfalto, combinando il tutto con la creazione di traiettorie effettivamente percorribili.
SAPER SCEGLIERE IL MENO PEGGIO
Va da sé che con una tenuta di strada scarsa non si possono fare variazioni improvvise di traiettoria e quindi si tratta spesso di trovare una situazione di compromesso, scegliendo ciò che ti far perdere meno tempo possibile in una curva che magari ti offre tre possibilità tutte con una qualche negatività. Per esempio, la traiettoria più scorrevole in curva (che può essere quella di percorrerla all'esterno) magari in uscita ti porta su una zona dove non riesci nemmeno ad accelerare perché manca completamente grip in trazione, oppure dove c'è una pozzanghera infame. Insomma, le possibilità sono parecchie e bisogna capire e scegliere la "meno peggiore" di tutte. Non solo: bisogna saper trovare anche delle alternative qualora siamo in lotta con un altro kartista e dobbiamo quindi cercare una soluzione che ci permetta di attaccarlo o di difenderci.
Insomma, non è per niente facile e spesso bisogna "abbozzare" al momento, sapendosi adattare anche a condizioni spesso variabili nel corso stesso della gara (non è detto che piova in modo costante). Per non parlare di situazioni pure un po' estreme come quando si parte con pista bagnatissima, però esce il sole ad asciugare illa pista durante la gara, dovendo cambiare continuamente traiettorie da un giro all'altro. Oppure quando viene a piovere a gara già iniziata e dobbiamo riuscire a gestire le gomme slick sul bagnato.
STRESSANTE MA UTILE
Insomma, correre in kart sul bagnato è una situazione difficile e che impegna molto sia dal punto di vista atletico (per le continue correzioni) sia da quello mentale (servono grandissime concentrazione, reattività e capacità di analisi). Fortunatamente c'è anche un aspetto della questione che "aiuta" soprattutto le prime volte che si corre sotto la pioggia, ovvero di come la minore velocità permetta spesso di sbagliare senza troppe conseguenze. Magari non in certi curvoni veloci, visto che se finisci fuori pista sull'erba bagnata, scivolosissima, ti sembra di non fermarti mai e quindi puoi andare a sbattere con una certa violenza. Però sulle curve più lente è possibile fare un po' di "esperimenti" per capire come funziona: come usare lo sterzo, come cercare la linea migliore e così via, riuscendo spesso a restare sull'asfalto anche quando il kart ci scappa di mano.
Una parte importante degli insegnamenti offerti dal kart, dopotutto, è anche quella di poter sbagliare senza troppi danni, no? È questa una considerazione che vale in tutte le situazioni connesse al kart nei confronti di tutto il motorsport, del resto, e va ribadito: meglio sbagliare e fare errori – e quindi imparare a non farli – quando ancora corri in kart, che non quando sei già in automobilismo. Perché come evidenziano gli episodi della Formula 1, quando "perdi" una monoposto sul bagnato, le velocità, gli effetti (e i costi :) sono ben diversi...
SUL BAGNATO NON È FACILE
Ci sono molti aspetti da considerare nella guida di un kart sotto la pioggia, alcuni dei quali volti a facilitare la curva d'apprendimento, altri invece a rendere le cose ancor più difficoltose. In quest'ultimo senso, basti pensare al fatto che il kartista è completamente esposto all'acqua, che arriva sia dall'alto che… dal basso! Infatti l'acqua sollevata dalle ruote del tuo mezzo e da quelle degli altri, è parte consistente del tutto. Capita talvolta (chi ha gareggiato sotto la pioggia può confermare, probabilmente) che si sollevi talmente tanta acqua da non vedere più nulla e da non riuscire nemmeno a respirare. In pratica, fin dal karting i piloti sono abituati a condizioni decisamente pessime, per cui è forse ingiusto, come spesso accade, etichettare l’attuale generazione di piloti di Formula 1 come dei "fighetti", quando nei casi in cui è accaduto, è stata sempre la direzione di gara a impedire di scendere in pista quando le condizioni sembravano troppo insicure. Di fatto, anche quando si è perfettamente equipaggiati con tuta impermeabile e quant'altro, la situazione per i piloti di kart diventa fisicamente difficile e ti crea comunque una difficoltà ulteriore rispetto a quella della sola guida. Non che quest'ultima diventi meno impegnativa, anzi: bisogna riuscire ad interpretare al meglio le condizioni del fondo, cioè non solo evitare le pozzanghere o i punti di ristagno dell'acqua, ma anche la rugosità e tenuta dell'asfalto, combinando il tutto con la creazione di traiettorie effettivamente percorribili.
SAPER SCEGLIERE IL MENO PEGGIO
Va da sé che con una tenuta di strada scarsa non si possono fare variazioni improvvise di traiettoria e quindi si tratta spesso di trovare una situazione di compromesso, scegliendo ciò che ti far perdere meno tempo possibile in una curva che magari ti offre tre possibilità tutte con una qualche negatività. Per esempio, la traiettoria più scorrevole in curva (che può essere quella di percorrerla all'esterno) magari in uscita ti porta su una zona dove non riesci nemmeno ad accelerare perché manca completamente grip in trazione, oppure dove c'è una pozzanghera infame. Insomma, le possibilità sono parecchie e bisogna capire e scegliere la "meno peggiore" di tutte. Non solo: bisogna saper trovare anche delle alternative qualora siamo in lotta con un altro kartista e dobbiamo quindi cercare una soluzione che ci permetta di attaccarlo o di difenderci.
Insomma, non è per niente facile e spesso bisogna "abbozzare" al momento, sapendosi adattare anche a condizioni spesso variabili nel corso stesso della gara (non è detto che piova in modo costante). Per non parlare di situazioni pure un po' estreme come quando si parte con pista bagnatissima, però esce il sole ad asciugare illa pista durante la gara, dovendo cambiare continuamente traiettorie da un giro all'altro. Oppure quando viene a piovere a gara già iniziata e dobbiamo riuscire a gestire le gomme slick sul bagnato.
STRESSANTE MA UTILE
Insomma, correre in kart sul bagnato è una situazione difficile e che impegna molto sia dal punto di vista atletico (per le continue correzioni) sia da quello mentale (servono grandissime concentrazione, reattività e capacità di analisi). Fortunatamente c'è anche un aspetto della questione che "aiuta" soprattutto le prime volte che si corre sotto la pioggia, ovvero di come la minore velocità permetta spesso di sbagliare senza troppe conseguenze. Magari non in certi curvoni veloci, visto che se finisci fuori pista sull'erba bagnata, scivolosissima, ti sembra di non fermarti mai e quindi puoi andare a sbattere con una certa violenza. Però sulle curve più lente è possibile fare un po' di "esperimenti" per capire come funziona: come usare lo sterzo, come cercare la linea migliore e così via, riuscendo spesso a restare sull'asfalto anche quando il kart ci scappa di mano.
Una parte importante degli insegnamenti offerti dal kart, dopotutto, è anche quella di poter sbagliare senza troppi danni, no? È questa una considerazione che vale in tutte le situazioni connesse al kart nei confronti di tutto il motorsport, del resto, e va ribadito: meglio sbagliare e fare errori – e quindi imparare a non farli – quando ancora corri in kart, che non quando sei già in automobilismo. Perché come evidenziano gli episodi della Formula 1, quando "perdi" una monoposto sul bagnato, le velocità, gli effetti (e i costi :) sono ben diversi...