Diversamente abili nel karting. A che punto siamo?

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Torniamo a trattare di nuovo il tema del karting per i diversamente abili, ma questa volta vogliamo rivolgere la nostra attenzione più sull’aspetto federale e propriamente agonistico. Abbiamo contattato Fabio Visentin, responsabile FIA per l’area karting diversamente abili, per saperne di più.(M. Boscariol)


Fabio a che punto siamo con la situazione dei diversamente abili nel karting?
Partiamo prima di tutto con un po’ di storia! Parentesi personale, io corro in kart dal 2006 e all’epoca c’era una categoria dedicata che si chiamava 100 ASK, una categoria per disabili con i rollbar e i comandi manuali, più o meno tutti nelle stesse condizioni. Sono anche riuscito a vincere il campionato nel 2009! All’epoca il disabile poteva correre solo ed esclusivamente in questa categoria, con la licenza H. Dal 2010 io insieme a Udorovich e Adriano Macchiati siamo stati abilitati per correre con i normodotati, ma era una deroga. Quella è stata la prima volta che si è potuto correre con i normodotati. Percorso che poi ho proseguito solamente io e di fatto dal 2010 al 2016 ero l’unico che correvo in Italia con i normodotati. Ho fatto il campionato grand prix della Birel in cui mi sono trovato molto bene, anche per l’organizzazione all’avanguardia di Birel. Dal 2012 sono poi passato in X30. Come ti dicevo in quegli anni potevi correre solo con una deroga, con specifiche tecniche che dettava la FISAPS (federazione italiana dei piloti diversamente abili) che ha una convenzione con ACI-SPORT. In pratica ACI SPORT si avvaleva di FISAPS per le specifiche tecniche e gli allestimenti per il kart. Il regolamento era però abbastanza labile, non c’era di fatto nessuna scheda tecnica. In pratica il regolamento era poco preciso. Di fatto avevi un mezzo non omologato e correvi con una deroga (non data a tutti). Succede poi che nel 2018 la licenza H fu tolta dal regolamento. Lì praticamente ho preso in mano io la cosa, con un incontro nel 2019 con Emanuele Pirro cercando di capire quali fossero i motivi che avevano portato a questa decisione. Io in realtà gli avevo già capiti…

In pratica in quell’incontro con ACI-SPORT e Pirro, insieme alla FISAPS, abbiamo avuto la conferma che il problema era il discorso degli adattamenti che “disomologavano” il kart, oltre che ai temi della sicurezza. Per farla in maniera semplice, un paraplegico senza gambe che ha bisogno di ancorarsi al kart con cinture di sicurezza (chi corre sa bene la forza G laterale di questi mezzi) in caso di incidente avrebbe difficoltà ad uscire dal mezzo (o meglio questa era la contestazione dell’epoca). Per ovviare a questo in passato si era utilizzato un rollbar di ferro che era però un ulteriore handicap che irrigidiva il telaio…Per sistemare questi problemi sono andato personalmente in FIA a Parigi, contattando la commissione “FIA disability and accessability” di cui ora faccio parte. Ho scritto alla presidentessa Nathalie McGloin e fin da subito mi ha mostrato un forte interesse a queste tematiche e alle mie proposte. Nel mio incontro a maggio 2019 a Parigi ho esposto con delle slide le problematiche del karting. L’intervento è così piaciuto che mi hanno chiesto di entrare in commissione. Dal 2020 infatti faccio parte di questa commissione.

Arriviamo all’Italia. In Italia ho collaborato con FIA analizzando come le varie nazioni avevano affrontato la tematica e la Francia su questo aveva fatto scuola. Sono poi arrivato a collaborare con ACI-SPORT. Quello che ho fatto per l’omologazione degli adattamenti è stato prendere come riferimento il certificate of adaptation della FIA (“scheda di registrazione H” scaricabile dal sito ACI-SPORT). In pratica è un certificato che va ad omologare i vari adattamenti che disomologano il mezzo. C’è un modulo che devi compilare con foto in alta risoluzione ed è davvero una figata perché la maggior parte dei ragazzi che utilizza questo tipo di kart apporta modifiche “artigianali”. Per esempio, se vai a mettere una cintura di sicurezza in velcro ovviamente questa disomologa il mezzo, ma ha una sua funzione importantissima! Nel modulo, facendo bene vedere cosa hai fatto e del perché l’hai fatto, la rigidità viene sorpassata dal buon senso! Perché non tutti i disabili hanno le stesse disabilità. C’è poi una commissione che verifica e approva, con una successiva verifica sul campo delle federazioni nazionali. Per quanto riguarda invece il discorso della sicurezza siamo molto orgogliosi dello sviluppo di un rollbar in fibra di carbonio (leggerissimo e bello esteticamente) che va direttamente ad ancorarsi al sedile standard rafforzato nella parte alta con uno strato di Kevlar grazie ad una collaborazione con l’azienda Vita Carbon di Venezia. Questo sarà il sedile obbligatorio per chi ha la necessità di ancorarsi.

Parlando del regolamento italiano (scritto da me, Marcello Somera e Sergio Didato) siamo riusciti anche a definire come il direttore di gara deve gestire la partecipazione di un pilota con disabilità. Il direttore deve essere infatti avvisato subito della sua presenza e deve fare un briefing con i commissari di percorso i quali vengono istruiti che in caso di incidente o arresto forzato devono spingerlo con il pilota a bordo fuori pista. Questa non è una cosa da poco perché spesso e volentieri queste situazioni venivano definiti altamente pericolose. In realtà sono meno pericolose dei piloti normodotati se si seguono le istruzioni del regolamento! Sarà poi il meccanico o l’ambulanza a portare la carrozzina per recuperare il pilota. L’altra grande svolta del regolamento è poi quella che i diversamente abili possono correre con i normodotati, ponendo fine alla “ghettizzazione” della categoria. Per questo anno abbiamo preferito ammettere questa modifica solo per le categorie monomarcia. Bisognava infatti partire con una base e consolidarla, per poi magari arrivare anche alla categoria con il cambio. Ovviamente la categoria OK è esclusa dal discorso per evidenti motivi di partenza del mezzo. Nel KZ si utilizza un cambio elettronico che mi auguro di affrontare in un secondo momento.

Esiste una sorta di mondiale per diversamente abili?
Esiste una gara importantissima in Francia (a cui parteciperò con Kart Republic) che si svolgerà in luglio al circuito “Mirecourt”. Questa gara ha vinto l’anno scorso il premio FIA Sport Action Award, rilanciato anche da Jean Todt. La gara nasce dal progetto “Handikart” della Federazione francese karting. Di fatto è l’unica gara internazionale che assegna un titolo interazionale per i piloti disabili. Tra qualche mese ci sarà anche qualche altra novità sul fronte gare, ma per il momento non posso aggiungere altro…

Come è correre in kart per un diversamente abile?
Io ho fatto un incidente in moto stradale a 17 anni che mi ha reso paraplegico. Dopo un anno e mezzo ho comprato il mio primo kart e a marzo 2006 sono sceso in pista a Jesolo. Io avevo la passione dei motori già da prima, sia con le moto che le formula 1. La cosa bella della vita è che sono diventato pilota dopo essere finito in carrozzina! Il kart è uno sport fantastico perché è pura adrenalina e pura guida. Difficilmente troverai uno sport motoristico in cui il pilota incide sul 70% della prestazione. Cosa non da poco poi è che “economico” rispetto ad altri sport motoristici. Per esempio nella commissione in cui faccio parte in FIA ci si è dati l’obiettivo di portare 5000 disabili nel motorsport e io fin da subito ho sottolineato che solo il kart (più che l’automobilismo) può portare questi numeri grossi…Sono infatti stato incaricato di seguire queto progetto. Nelle licenze internazionali ora inoltre ci sono le licenze per i diversamente abili, altra grande conquista.
 

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