La situazione delle gomme nel mondo del kart è sempre meno rosea. Tutti, dai telaisti ai piloti, lamentano assenza di grip a fronte di un’usura molto rapida. I costi sono alle stelle. Come siamo arrivati a questo punto e come uscirne?
Il problema delle gomme nel mondo del kart è ormai sulla bocca di tutti da molti anni. Le gomme sono sempre più care, sono sempre meno performanti e non garantiscono una durata accettabile o, quanto meno, un rendimento costante almeno nel corso della giornata di gara. Siamo arrivati invece al punto che, in un trofeo monomarca, possono servire 2 o 3 treni per un giorno di test/allenamento a fronte di un costo che oscilla tra i 500 e i 600 Euro complessivi. Chi è il responsabile, o i responsabili, di questa situazione? Cerchiamo di analizzare nel dettaglio la problematica per arrivare alla radice del problema.
Un piccolo excursus tecnico-storico
Le gomme kart sono gomme convenzionali a tele incrociate: una tecnologia costruttiva estremamente economica rispetto alla costruzione radiale ormai bandita dal karting proprio in nome del contenimento dei costi. Un pneumatico convenzionale a tele incrociate costa meno da produrre rispetto ad un radiale in quanto il tempo lavoro della manodopera specializzata è inferiore. Nel karting, poi, la gomma impiegata per le mescole non è più di origine vegetale, ma sintetica e questo è ciò che ha penalizzato la prestazione (secondo i tecnici) rispetto alle gomme di vecchia concezione. Negli ultimi anni CIK FIA ha imposto una durata minima di 200 giri di pista in fase di omologazione della gomma, il che ha provocato non pochi problemi ai costruttori di pneumatici e, di conseguenza a tutta la filiera del karting. Se è vero, infatti, che una gomma dovrebbe durare una giornata di gare, in nessuna gara si percorrono 200 giri in una giornata, il che rende questa “prova” inutile e dannosa anche perché ogni pista, ogni asfalto e ogni condizione meteo può cambiare drasticamente i parametri in gioco, questo è risaputo. I costruttori sostengono da un lato che, senza questa prova, le gomme sarebbero più prestazionali e costanti nel rendimento. Dall’altro di questa affermazione non abbiamo la prova concreta dei fatti.
Vegetali o sintetiche?
Abbiamo contattato un tecnico esperto di pneumatici da competizione, completamente al di fuori del mondo del kart, il quale ci ha confermato che le gomme nel mondo del motorsport sono tutte realizzate con gomme vegetale, che è la più performante e costante nelle prestazioni. C’è da chiedersi perché i costruttori impegnati nel karting abbiano scelto di utilizzare la gomma sintetica per le loro mescole. Motivi di contenimento dei costi? Probabilmente sì. Soprattutto se si lavora in un regime di monogomma, senza possibilità di confronto. C’è da dire che, negli ultimi mesi, l’aumento dell’energia elettrica e delle materie prime ha determinato un importante aumento dei costi di realizzazione, influendo in modo pesante sul costo finale del prodotto. Quello che nessuno è più disposto a tollerare, però, è un rapporto qualità/prezzo inaccettabile. Se è vero che oggi un treno di gomme non può costare meno di 200 Euro secondo i calcoli dei produttori, dovrebbero però garantire una durata e costanza di rendimento tale da consentire almeno una giornata di test senza cali drastici di prestazioni. Cosa che puntualmente non si verifica. Non vogliamo giudicare quanto accaduto all’ultimo campionato europeo KZ in quanto un problema di inquinamento delle mescole da parte di un prodotto distaccante in fase di vulcanizzazione può succedere ed è successo ai migliori produttori mondiali: costruire gomme da competizione non è facile e in tutte le discipline del motorsport abbiamo assistito a problematiche di questo tipo. La cosa inaccettabile è costringere un pilota a comprare più treni di gomme nell’arco di una giornata per via di un consistente calo prestazionale dopo pochi giri.
Parco chiuso per furbi e furbetti
Oggi con i mezzi di diffusione a disposizione, soprattutto tramite le piattaforme Social è fin troppo facile che prima o dopo vengano alla luce delle operazioni "furbe" per raggirare le limitazioni previste per le gare con ovvi vantaggi prestazionali e notevoli aggravi sui costi. Come rimuovere facilmente il codice a barre da una gomma per poi poterlo applicare su un altro treno, oppure utilizzare particolari polimeri con cui trattare l’interno del pneumatico per ottenere un ammorbidimento della mescola e migliorare sensibilmente le performances.
Il problema non passa inosservato e ci auspichiamo che la Cik Fia prenda al più presto provvedimenti intervenendo in primis sulla fiche d’omologa delle gomme. Intanto, alla luce di questi fatti, ci chiediamo per quale motivo l’Autorità Sportiva, nazionale e internazionale, non imponga il regime di parco chiuso almeno nelle gare titolate in modo da scongiurare qualsiasi rischio di frode sugli pneumatici. Mettendo anche a tacere quelle illazioni sul beneficio per qualcuno che questa situazione comporta: più treni di gomme venduti e che nessuno si lamenti della durata (tanto è costretto a cambiarle prima che finiscano…). P. Mancini
Un piccolo excursus tecnico-storico
Le gomme kart sono gomme convenzionali a tele incrociate: una tecnologia costruttiva estremamente economica rispetto alla costruzione radiale ormai bandita dal karting proprio in nome del contenimento dei costi. Un pneumatico convenzionale a tele incrociate costa meno da produrre rispetto ad un radiale in quanto il tempo lavoro della manodopera specializzata è inferiore. Nel karting, poi, la gomma impiegata per le mescole non è più di origine vegetale, ma sintetica e questo è ciò che ha penalizzato la prestazione (secondo i tecnici) rispetto alle gomme di vecchia concezione. Negli ultimi anni CIK FIA ha imposto una durata minima di 200 giri di pista in fase di omologazione della gomma, il che ha provocato non pochi problemi ai costruttori di pneumatici e, di conseguenza a tutta la filiera del karting. Se è vero, infatti, che una gomma dovrebbe durare una giornata di gare, in nessuna gara si percorrono 200 giri in una giornata, il che rende questa “prova” inutile e dannosa anche perché ogni pista, ogni asfalto e ogni condizione meteo può cambiare drasticamente i parametri in gioco, questo è risaputo. I costruttori sostengono da un lato che, senza questa prova, le gomme sarebbero più prestazionali e costanti nel rendimento. Dall’altro di questa affermazione non abbiamo la prova concreta dei fatti.
Vegetali o sintetiche?
Abbiamo contattato un tecnico esperto di pneumatici da competizione, completamente al di fuori del mondo del kart, il quale ci ha confermato che le gomme nel mondo del motorsport sono tutte realizzate con gomme vegetale, che è la più performante e costante nelle prestazioni. C’è da chiedersi perché i costruttori impegnati nel karting abbiano scelto di utilizzare la gomma sintetica per le loro mescole. Motivi di contenimento dei costi? Probabilmente sì. Soprattutto se si lavora in un regime di monogomma, senza possibilità di confronto. C’è da dire che, negli ultimi mesi, l’aumento dell’energia elettrica e delle materie prime ha determinato un importante aumento dei costi di realizzazione, influendo in modo pesante sul costo finale del prodotto. Quello che nessuno è più disposto a tollerare, però, è un rapporto qualità/prezzo inaccettabile. Se è vero che oggi un treno di gomme non può costare meno di 200 Euro secondo i calcoli dei produttori, dovrebbero però garantire una durata e costanza di rendimento tale da consentire almeno una giornata di test senza cali drastici di prestazioni. Cosa che puntualmente non si verifica. Non vogliamo giudicare quanto accaduto all’ultimo campionato europeo KZ in quanto un problema di inquinamento delle mescole da parte di un prodotto distaccante in fase di vulcanizzazione può succedere ed è successo ai migliori produttori mondiali: costruire gomme da competizione non è facile e in tutte le discipline del motorsport abbiamo assistito a problematiche di questo tipo. La cosa inaccettabile è costringere un pilota a comprare più treni di gomme nell’arco di una giornata per via di un consistente calo prestazionale dopo pochi giri.
Parco chiuso per furbi e furbetti
Oggi con i mezzi di diffusione a disposizione, soprattutto tramite le piattaforme Social è fin troppo facile che prima o dopo vengano alla luce delle operazioni "furbe" per raggirare le limitazioni previste per le gare con ovvi vantaggi prestazionali e notevoli aggravi sui costi. Come rimuovere facilmente il codice a barre da una gomma per poi poterlo applicare su un altro treno, oppure utilizzare particolari polimeri con cui trattare l’interno del pneumatico per ottenere un ammorbidimento della mescola e migliorare sensibilmente le performances.
Il problema non passa inosservato e ci auspichiamo che la Cik Fia prenda al più presto provvedimenti intervenendo in primis sulla fiche d’omologa delle gomme. Intanto, alla luce di questi fatti, ci chiediamo per quale motivo l’Autorità Sportiva, nazionale e internazionale, non imponga il regime di parco chiuso almeno nelle gare titolate in modo da scongiurare qualsiasi rischio di frode sugli pneumatici. Mettendo anche a tacere quelle illazioni sul beneficio per qualcuno che questa situazione comporta: più treni di gomme venduti e che nessuno si lamenti della durata (tanto è costretto a cambiarle prima che finiscano…). P. Mancini