Giancarlo Fisichella, verso l’infinito e oltre

- Dal Kart alla F1
Alla vigilia del suo compleanno ci siamo fatti una chiacchierata per ricordare i bei tempi che abbiamo condiviso dalla fine degli anni ‘80 e inizio anni ‘90, senza perdere però contatto con la realtà del Motorsport di nuova generazione sul quale ha espresso il suo interessante punto di vista. Intanto continua la sua avventura motoristica facendo ancora la differenza. (cgg)

Giancarlo Fisichella, per gli amici Fisico, il 14 gennaio festeggia 50 anni, sposato da sempre con Luna e papà di Carlotta, Christopher e Carolina. Il romano è tra i piloti icona del Motorsport made in Italy. La sua carriera per come si è sviluppata la possiamo definire memorabile, ricca di aneddoti e momenti indimenticabili. A cominciare dall’amicizia con Andrea Margutti conosciuto quando aveva 9 anni con cui ha condiviso gli inizi in kart alla Pista d’Oro e le tante gare a seguire, mondiali inclusi. 
Il primo importante trofeo entrato nella bacheca del pilota romano è proprio quello dedicato al Memorial di Andrea scomparso nell’89 sulla pista di Parma. Fisichella su PCR con cui rimase legato in tutta la sua carriera karting  vinse le prime quattro edizioni del Trofeo Margutti: nel ‘90 e ‘91 alla pista d’Oro , nel ‘92 e ‘94 a Parma. Fisico andava forte in kart, anche sul bagnato e si rendeva protagonista di fantastiche rimonte, indimenticabili i duelli con Jarno Trulli e con Jos Verstappen. 

Dopo 10 anni e numerose vittorie approda in Formula 3 vincendo la prima prova del Campionato Italiano a Imola. Dopo la parentesi nei Campionati Turismo, nel 1995 sale sulla Minardi come Test Driver e nel 1996 inizia la sua avventura in F1 con Minardi continuando fino al 2009 con la Jordan, Benetton, Sauber, Renault, Force India e Ferrari disputando 231 Gran Premi vincendo in Brasile 2003, Australia 2005 e Malesia 2006, conquistato quattro pole position (Austria 1998, Australia 2005, Malesia 2006 e Belgio 2009) e fatto segnare due giri veloci (Spagna 1997 e Spagna 2005). 
Gareggia nel Mondiale Endurance con la Ferrari 488 GTE Evo del team Iron Lynx, nella classe LMGTE Am; in questo campionato ha vinto, nella classe GTE Pro, la 24 Ore di Le Mans del 2012 e del 2014, insieme a Gianmaria Bruni e Toni Vilander, con la Ferrari 458 Italia dell'AF Corse.
Anche nella stagione che sta per iniziare lo vedremo impegnato nel Campionato Italiano GT e quasi certamente nel WEC campionato che si prospetta particolarmente agguerrito. Insieme a Marco Cioci ha creato la Pro Racing una struttura per preparare i ragazzi, principalmente kartisti, al passaggio in monoposto. Ma di questa iniziativa ne parleremo in un’altra occasione.

Il ricordo più vivo di tutta la tua carriera: sei un pilota che ha vissuto il sogno completo, dall’officina di papà alle vittorie in F1, riesci ad isolare un solo momento?
Sicuramente quando mi sono ritrovato per un caso fortuito a occupare il sedile della Minardi un paio di settimane prima che cominciasse il mondiale F1 a Montreal. Minardi mi chiamò per la defezione del giapponese Taki Inoue. Ho realizzato di aver raggiunto il massimo traguardo una volta che mi sono trovato nel briefing insieme a Schumacher, Berger, Alesi, Hakkinen... Il sogno che diventa realtà.

Venendo al “tuo” karting: sei stato fortissimo, velocissimo e hai vinto molte gare, ma non un Mondiale. Hai dei rimpianti in relazione a quel periodo? Riesci a ricordare almeno un paio di gare memorabili o qualche episodio indelebile di quell’era incredibile?
Ho avuto diverse possibilità di vincere un mondiale. Almeno in tre occasioni. Sono sempre andato forte nelle qualifiche e nelle manche per poi incontrare sempre qualche sfortunata defaillance. A Jesolo mi vennero addosso e rovinai l’avantreno e sono potuto ripartire cercando di raddrizzarlo lì sul posto, ma l’assetto era ormai compromesso. A Ugento, al pronti via dalla prima fila, il kart non si avvia, e in un’altra occasione, mentre ero saldamente in testa, mi sono dovuto ritirare per un problema al motore. Sì, un po’ di rammarico mi è rimasto perché al titolo iridato karting ci tenevo parecchio. 

C’è un grande ritorno di fiamma per il 100cc, in molti paesi. I vostri vecchi video spopolano su Youtube e Tik Tok mentre l’attuale FIA karting appare una bolla senza pubblico che non interessa a nessuno (a livello karting, una roba da addetti ai lavori)  – nonostante gli ingenti investimenti delle famiglie (facoltose). Perché quel karting là è ancora così amato secondo te?

Perché era tutto più genuino. Non solo la gestione del kart era più funzionale sotto l’aspetto  propedeutico e prestazionale, così da dare un po’ a tutti la possibilità di vivere questa bellissima avventura con soddisfazione grazie ai risultati che prima o poi si potevano conseguire. Il pilota della domenica in più occasioni si poteva confrontare con i piloti titolati: Trulli, Rossi, Beggio, Piccini, Orsini e via dicendo... Mentre oggi non è più possibile. Ma anche il movimento del paddock interagiva in modo più conviviale, senza particolari invidie, c’era più armonia. Oggi poi, finita la gara i piloti devono stare sotto osservazione e interpretare insieme ai tecnici la telemetria. Non è più l’ambiente spensierato del kart anni ‘90. Sembra di stare in un paddock di F1. Lo si può capire viste le spese che si registrano ad ogni gara e doverle giustificare al pilota.

L'intervista completa la potrete leggere sul prossimo Vroom International Magazine e su pocketmags.com in versione digitale
 

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