In molti trovano ingiusto il trattamento riservato al pilota olandese, ma pochi si sbilanciano sul serio. Vettel come sempre non ha peli sulla lingua, definendo “duro e brutale” il trattamento riservato a De Vries da Red Bull (fm)
Il sistema intero della F1 rischia, se non subito, di pagare le amare conseguenze del modo in cui gestisce – e distrugge – le carriere dei piloti. L’eco generato dalle modalità a dir poco discutibili con cui Red Bull si è sbarazzata di Nyck De Vries (pilota che meno di un anno fa si era sforzata di ‘rubare’ alla concorrenza’) sembra un generale richiamo al buon senso, ma non lo sarà. Sebbene non ce ne sia uno a cui non dispiaccia per il barbaro trattamento riservato al pilota olandese, nell’arco di pochi giorni tutto torna alla normalità. La stampa che si addentra nei ‘dietro le quinte’ degli affari interni Red Bull, e di come questo sia un modo per mettere alla prova Ricciardo, etc etc.. Bull**** direbbero oltremanica.
Il licenziamento di De Vries è stato semplicemente la normalità ("dura e brutale", come l'ha definita Sebastian Vettell, che ha rilasciato una dichiarazione in merito...) di un sistema che dal suo vertice e fino alla base non nutre alcun interesse per ciò che sta al centro di tutto: il pilota, l’atleta, l’uomo. Pensando al kart, viene da dire, anche al bambino. Nick ha dimostrato il suo valore in pista e al volante di ogni genere di auto da corsa, arrivando a questo pseudo traguardo che è ormai la F1 quando sembrava ormai troppo tardi e troppo bello per essere vero e infatti, non era vero. In questo quadro oggettivamente deprimente, rincuora vedere che sempre più piloti stanno orientando i loro obiettivi professionali verso altre categorie.
Il licenziamento di De Vries è stato semplicemente la normalità ("dura e brutale", come l'ha definita Sebastian Vettell, che ha rilasciato una dichiarazione in merito...) di un sistema che dal suo vertice e fino alla base non nutre alcun interesse per ciò che sta al centro di tutto: il pilota, l’atleta, l’uomo. Pensando al kart, viene da dire, anche al bambino. Nick ha dimostrato il suo valore in pista e al volante di ogni genere di auto da corsa, arrivando a questo pseudo traguardo che è ormai la F1 quando sembrava ormai troppo tardi e troppo bello per essere vero e infatti, non era vero. In questo quadro oggettivamente deprimente, rincuora vedere che sempre più piloti stanno orientando i loro obiettivi professionali verso altre categorie.