Abbiamo incontrato il pluricampione del Mondo Danilo Rossi, oggi costruttore e Team manager, nel paddock dell’Europeo Cremona, facendo quattro chiacchiere sullo stato attuale del karting.(fm)
Il suo è uno dei nomi più legati in assoluto ad una fase epica del karting che tuttora molti rimpiangono, non solo per i piloti ma anche per una presunta maggiore ‘semplicità’ dello sport in generale. Danilo però non si mostra nostalgico come si potrebbe pensare «Correre è sempre costato molto, soprattutto ad alto livello. Perché oggi tutti sono convinti che correre in quegli anni costasse poco? Di soldi ce ne sono sempre voluti tanti. Il mondo cambia, si va avanti, c’è un’evoluzione tecnica che non si può contrastare, ed oggi il livello tecnico di questo sport è cambiato, punto. Ma non parliamo di un kart che costava poco perché si rischia di dire delle cose che non corrispondono alla realtà.» Sul fatto che i costi oggi siano alti e il calendario sia pieno di impegni, realtà tutto sommato oggettive, Rossi ne prende atto: «E’ vero, gli impegni sono tanti, ma va detto che per quanto criticabile, questo sistema funziona per adesso e c’è un continuo afflusso di piloti. Abbiamo meno piloti Italiani a livello internazionale questo è vero, ma è indice del fatto che la situazione economica Italiana è peggiorata ma anche in questo caso, si rischia di avere una visione distorta della realtà: il karting è uno sport che richiede parecchi soldi, al momento ci sono molti – se consideriamo che si tratta di uno sport di nicchia – che ci investono. Ridurre i costi del karting di altissimo livello, a chi gioverebbe, alla fine? Davvero ‘ridimensionare’ il karting FIA o di altre serie porterebbe un giovamento al karting di base? In che termini? A mio parere sono due cose diverse: questo (gare FIA n.d.r.) è il professionismo, con le tante gare, i test, le trasferte, i meccanici da pagare, treni di gomme senza limiti, etc. C’è chi può permetterselo ed è il massimo livello a disposizione, poi ogni pilota, ogni famiglia, ognuno è libero di scegliere dove vuole andare a gareggiare in base a quali sono i suoi obiettivi.» In merito alla OKN, una categoria che potrebbe promuovere quel famoso vivaio, con un affaccio occasionale sul karting di vertice, cè un cauto ottimismo: «I numeri sono buoni, mi hanno impressionato. Credo che siamo sulla strada giusta in quanto all’avere trovato finalmente una categoria nazionale al di fuori dei monomarca per promuovere il karting. Sicuramente più accessibile dell’unico spazio che per ora avevano le categorie OK ovvero WSK e gare FIA, questo è un bel passo avanti e dobbiamo essere contenti. Ripeto: la scelta in merito alle categorie in cui correre non manca di certo, oggi un pilota che si affaccia a questo sport ha ampia scelta in base a quanto vuole spendere e a quali obiettivi si pone. L’esistenza di una opzione non gioca necessariamente contro le altre.» Si arriva poi ad un argomento che, avendo DR un vivaio di giovani in crescita, tocca da vicino anche il Rossi Team Manager, le prestazioni della 60 Minikart: «Le velocità della Minikart sono eccessive, lo diciamo da parecchio ma ancora non si interviene. Ecco, questo, aldilà di tutte le chiacchiere superflue su tante altre cose, credo sia un tema centrale sul quale le Federazioni devono fare qualcosa prima che sia troppo tardi. Queste velocità, per piloti così giovani, non hanno senso. Come ridurre le prestazioni? Ci sono mille modi di fare andare più piano un motore: approviamo questa riforma una volta per tutte e si proceda però, perché ad oggi la minikart è una categoria impressionante, se pensi che là sopra ci sono bambini di 8 anni.» Il 5 volte Campione del Mondo, oggi costruttore, chiude la sua breve analisi sullo stato attuale del karting sottolineando una delle cose che manca al karting di oggi e sulla quale si può auspicare ad una maggiore collaborazione nei tempi a venire: «Intorno al kart ci sono troppe analisi catastrofiste, troppi “dottori” che diagnosticano problemi vari ma che si guardano bene dal fare proposte concrete per “curare” il problema. Un approccio più maturo e sereno è quello che auspico da tempo, ovvero che i costruttori, la realtà che tiene in piedi e insieme questo mondo qui, siano uniti nel perseguire dei fini comuni: sportivi, tecnici, commerciali – e che insieme possano contare quando le Federazioni prendono delle decisioni che ne condizionano il lavoro.»