Rental karting: working class heroes

- Racing rental
«Io per le corse mollerei tutto.»Sentire una persona adulta dire una cosa del genere fa riflettere, quando tratti di uno sport destinato in buona misura ormai a bambini, che per loro natura ancora non sono in grado di fare scelte ponderate. Stefano Piraneo, 31 anni, vive a un tiro di schioppo dall’autodromo di Monza e guida una vecchia Golf del 1995.

Da sempre, una passione per le corse d’auto che gli bolle nel sangue. Come tanti, si innamora del karting da bambino in una pista vicino al mare dove va in vacanza con i genitori, ma solo quando arrivano i primi stipendi può iniziare a fare sul serio, iniziando a gareggiare quasi per gioco con degli amici nelle piste indoor e non vicino casa.« Ad un certo punto i miei amici si sono scocciati di venire perché vincevo sempre, non c’era più gusto. A quel punto tramite delle persone che ho conosciuto in pista sono stato introdotto nell’ambiente delle gare ‘Rental’, che ho scoperto è una grande comunità, e da lì non ho più smesso.» Il Rental Racing offre numerose opportunità attraverso organizzatori di vere e proprie serie, e quindi di iscriversi a più gare, valide per diversi campionati. Come ci si regola col budget? «I miei amici hanno telefoni da 1.000 euro e non li biasimo, io ho qui un telefono da 100 euro, vecchio di qualche anno. Lavoro dal lunedì al venerdì come meccanico in un’autofficina e correre è la mia priorità nei weekend: il rental è più economico del karting ‘professionale’ ma ha comunque dei costi, però è accessibile e sono ben felice di destinare a questa passione tempo e risorse. Nelle trasferte, quando la gara è lontana, mi faccio prestare il pulmino dal datore di lavoro e viaggiamo in gruppo – niente albergo, si dorme in sacco a pelo e via. Ad essere sincero, non mi interessa comprare il mio kart, spenderei molto di più, anche solo per mantenerlo, trasportarlo etc. La formula ‘arrive and drive’ è la migliore per un pilota come me, e credo per tantissimi altri qui.» Lo abbiamo visto gareggiare insieme ad altri piloti esperti della categoria: il suo casco-tributo a Schumacher (da sempre il suo idolo) è sempre nelle prime posizioni e a quanto pare, a casa, le mensole per i trofei iniziano a scarseggiare:«questa tipologia di gare, dove non puoi intervenire sull’assetto del kart permette di concentrarsi unicamente sulla guida, che è poi il motivo per cui uno si avvicina al karting no? Il fatto poi di correre in ogni sessione con un mezzo diverso elimina ogni sospetto sui materiali, e di fatto si crea la situazione più equilibrata che puoi immaginare, dato che se anche pensassi di avere avuto in sorte un kart poco performante, la gara dopo potrebbe venirmi assegnato quello che ha vinto la gara prima e a quel punto dipende nuovamente solo da me e da come saprò guidarlo.» In base a quello che Stefano ci ha raccontato, il karting diventa infine non solo uno sport per tanti come lui, ma anche un pretesto per nuove conoscenze e amicizie, in un ambiente stimolante e competitivo, ma senza la pressione – e l’esagerato giro di soldi - che caratterizza il mondo più strettamente ‘racing’. Pensando al futuro, il sogno di fare della sua passione un lavoro, magari rilevando e gestendo una pista di kart rimane chiaro nella sua mente: perché la passione per questo sport ha mille possibili interpretazioni….

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