Non è nostro costume rilanciare “polemiche social”. A volte però, prese con la dovuta cautela, alcune considerazioni meritano un approfondimento. Il caso è quello di Lia Block in F1 Academy l’anno prossimo con i colori Williams. (fm)
Su queste pagine avete sempre trovato grande trasporto ed entusiasmo quando si parla di generi e di come sia, a trent’anni dalle gesta di Lotta Helberg e Sophie Kumpen (per molti, solo “la mamma di Max”) assurdo che al vertice della piramide del motorsport non siano ancora arrivate delle donne – passerelle e test occasionali a parte: qui parliamo di piloti in grado di vincere un GP, in uno sport dove di fatto – come per poche altre discipline al mondo, vedi l’equitazione, non esistono ragioni oggettive che precludano la trafila ad una donna.
Nel nostro sport di base, il karting, il dato è consolidato e non si meraviglia nessuno quando una ragazza si batte in gara e vince come un coetaneo di sesso maschile. Salendo la china, anche per una questione di numeri, le cose cambiano. I vertici della F1 hanno così pensato di creare delle categorie intermedie di accesso e l’idea, nei suoi tratti essenziali, non è da buttare: Marta Garcia è un gran manico, lo era già sui kart dove in OK suonava gente come Sargeant e i futuri campioni del Mondo Noah Millel e Pescador.
Giustamente l’anno prossimo avrà un’opportunità in FRECA, che forse è anche poco rispetto al suo potenziale e alla sua età.
Ora però fa il giro del mondo la notizia che Lia Block, 17enne figlia del compianto Ken Block, sarà al volante di una monoposto del team ART Grand Prix nella serie propedeutica tutta femminile che si corre con monoposto di F4. Secondo alcuni sarebbe l’ennesima ‘sparata’ pubblicitaria per catturare attenzione sfruttando un nome molto popolare e si appella alla “scarsa esperienza” di gare in monoposto e/o karting della ragazza, che di fatto, al momento, ha esperienze significative solo nel rally e nell’autocross, campo di battaglia e pane quotidiano del suo compianto papà.
Da parte di Wiliams stessa, le dichiarazioni sono state incentrate sul presunto “talento naturale” della ragazza, che pure è un argomento e non vogliamo snobbarlo, perché a volte è vero che non conta tanto il tipo di macchina, ma semplicemente se sai essere veloce una volta al volante.
Come sempre nelle questioni “che dividono il web” si può decidere di essere equidistanti e prendersi il lusso di non avere un’opinione fino a che la pista non darà i suoi verdetti: è sicuramente presto per sbilanciarsi da una parte o dall’altra. Alcune considerazioni però si possono fare, e sono di carattere generale: da un lato è vero che un talento naturale non ha bisogno di un decennio di kart professionistico, perdendo l’opportunità di frequentare la scuola e di avere una normale vita sociale dai 7 anni in avanti come succede oggi nel kart, in special modo nel paese in cui viviamo. Dall’altro è vero che solo il karting, praticato ad un certo livello, può dare la formazione ormai necessaria alla guida di una monoposto di quelle che lanciano verso la F1 – a patto di poterlo sostenere a livello economico.
Ben vengano quindi percorsi di approdo alle monoposto che non siano unicamente carriere professionistiche nel karting da milioni di Euro, nello stesso tempo, però, è opportuno che chi accede al mondo delle gare di Formula in circuito abbia la necessaria formazione alle spalle – e mai come in questo 2023 abbiamo assistito ad incidenti molto gravi in F4 e FRECA, spesso a causa dell’imprudenza, dell’inesperienza o dello stile di guida spregiudicato di molti giovanissimi piloti, di cui peraltro la gran parte proveniente dal karting.
In questo caso specifico la ragazza ha sì esperienza al volante, ma di tutt’altro genere rispetto alle gare in monoposto e ai circuiti che affronterà nella sua nuova stagione e anche questo è un elemento che fa pensare. E’ di chi tiene le fila del motorsport la responsabilità di vigilare su questo aspetto, forse più legato alla giovane età che a sottigliezze tecniche, speriamo però che siano persone competenti e di esperienza a fare le scelte che andranno fatte.
Per il momento quindi auguriamo a Lia Block ogni fortuna in questa nuova esperienza, senza dimenticare le molte ragazze che nel karting, stanno dandosi da fare per emergere…
Nel nostro sport di base, il karting, il dato è consolidato e non si meraviglia nessuno quando una ragazza si batte in gara e vince come un coetaneo di sesso maschile. Salendo la china, anche per una questione di numeri, le cose cambiano. I vertici della F1 hanno così pensato di creare delle categorie intermedie di accesso e l’idea, nei suoi tratti essenziali, non è da buttare: Marta Garcia è un gran manico, lo era già sui kart dove in OK suonava gente come Sargeant e i futuri campioni del Mondo Noah Millel e Pescador.
Giustamente l’anno prossimo avrà un’opportunità in FRECA, che forse è anche poco rispetto al suo potenziale e alla sua età.
Ora però fa il giro del mondo la notizia che Lia Block, 17enne figlia del compianto Ken Block, sarà al volante di una monoposto del team ART Grand Prix nella serie propedeutica tutta femminile che si corre con monoposto di F4. Secondo alcuni sarebbe l’ennesima ‘sparata’ pubblicitaria per catturare attenzione sfruttando un nome molto popolare e si appella alla “scarsa esperienza” di gare in monoposto e/o karting della ragazza, che di fatto, al momento, ha esperienze significative solo nel rally e nell’autocross, campo di battaglia e pane quotidiano del suo compianto papà.
Da parte di Wiliams stessa, le dichiarazioni sono state incentrate sul presunto “talento naturale” della ragazza, che pure è un argomento e non vogliamo snobbarlo, perché a volte è vero che non conta tanto il tipo di macchina, ma semplicemente se sai essere veloce una volta al volante.
Come sempre nelle questioni “che dividono il web” si può decidere di essere equidistanti e prendersi il lusso di non avere un’opinione fino a che la pista non darà i suoi verdetti: è sicuramente presto per sbilanciarsi da una parte o dall’altra. Alcune considerazioni però si possono fare, e sono di carattere generale: da un lato è vero che un talento naturale non ha bisogno di un decennio di kart professionistico, perdendo l’opportunità di frequentare la scuola e di avere una normale vita sociale dai 7 anni in avanti come succede oggi nel kart, in special modo nel paese in cui viviamo. Dall’altro è vero che solo il karting, praticato ad un certo livello, può dare la formazione ormai necessaria alla guida di una monoposto di quelle che lanciano verso la F1 – a patto di poterlo sostenere a livello economico.
Ben vengano quindi percorsi di approdo alle monoposto che non siano unicamente carriere professionistiche nel karting da milioni di Euro, nello stesso tempo, però, è opportuno che chi accede al mondo delle gare di Formula in circuito abbia la necessaria formazione alle spalle – e mai come in questo 2023 abbiamo assistito ad incidenti molto gravi in F4 e FRECA, spesso a causa dell’imprudenza, dell’inesperienza o dello stile di guida spregiudicato di molti giovanissimi piloti, di cui peraltro la gran parte proveniente dal karting.
In questo caso specifico la ragazza ha sì esperienza al volante, ma di tutt’altro genere rispetto alle gare in monoposto e ai circuiti che affronterà nella sua nuova stagione e anche questo è un elemento che fa pensare. E’ di chi tiene le fila del motorsport la responsabilità di vigilare su questo aspetto, forse più legato alla giovane età che a sottigliezze tecniche, speriamo però che siano persone competenti e di esperienza a fare le scelte che andranno fatte.
Per il momento quindi auguriamo a Lia Block ogni fortuna in questa nuova esperienza, senza dimenticare le molte ragazze che nel karting, stanno dandosi da fare per emergere…