L’emozione Mondiale è sempre la stessa! | Intervista a Davide Forè

- Intervista
Ad una certa distanza dal Mondiale di Wackersdorf, abbiamo intervistato in esclusiva i due protagonisti d’eccezione della KZ Master, che hanno dato vita ad un finale di gara epico. Chiedete qual è il Mondiale di cui tutti si ricordano quest’anno: qualunque appassionato vi risponderà: Forè contro Manetti. (mb)

Un Mondiale KZ Master dopo innumerevoli successi del passato in ben altre categorie, ti emoziona ancora come una volta un titolo?
«Sì, devo dirti che mi ha emozionato! Al traguardo l’ho sentito molto, sarei bugiardo a dirti il contrario. Anche se ho vinto tantissimo nella mia strepitosa carriera, l’emozione è stata la stessa di tanti anni fa!»

Parlaci di come è andato il weekend a Wackersdorf
«Il weekend è partito bene, sebbene non velocissimi all’inizio perché la pista era veramente scivolosa e si faceva più fatica di quello che si pensava. Poi piano piano ci siamo messi a posto. Sapevamo che potevamo giocarci il Mondiale insieme ad altre persone competitive. Ho fatto una buona qualifica, ma potevo fare la pole position. Sul mio My Chron vedevo che la stavo facendo, ma purtroppo ho trovato una persona molto più lenta di me nonostante abbia preso molto spazio. Non sono riuscito a sparare il colpo insomma…Ci tenevo a fare la pole position, ma comunque sapevamo che eravamo veloci. Nelle manche abbiamo gestito bene il tutto, sapendo che potevamo migliorare ancora qualcosa per essere al top. Dopo manche e heat ero primo, quindi abbiamo fatto il meglio che potevamo fare e non era affatto scontato.»

In finale la sfida è stata tra te e Manetti, come era prevedibile. Lui era più veloce, ma tu di esperienza sei riuscito a difenderti davvero bene, complice una buona partenza. Come è stata la battaglia in pista?
«Sicuramente sapevo sarebbe stato l’avversario con cui nella seconda parte di gara potevo avere una gara “ravvicinata”. Rispetto a lui potevo avere vantaggi e svantaggi e mi ero immaginato nella mia testa tutto per come farla finire. L’incognita era se il duello fosse stato a inizio o fine gara. Per fortuna mia ho avuto la partenza che volevo senza fare errori grazie anche alla prima posizione. Ho poi fatto i primi giri con la pista davvero scivolosa dopo la gara dei kart storici e ogni curva mi sono presi dei rischi altissimi, quasi volando fuori, ma era il momento di dare tutto e guadagnare vantaggio. Manetti è rimasto bloccato nel traffico, ma sapevo che era dietro. Verso il quattordicesimo giro mi ha preso, ho visto che andava forte e io non ero al 100% con il grip del telaio perché scivolavo. Quando è arrivato ho modificato i punti di frenata, cambiando la linea, ma senza chiudere esageratamente. Ho fatto tutto quello che potevo per metterlo in difficoltà nel sorpasso e lui non è riuscito a trovare l’angolo che voleva. Ha aspettato due giri per studiarmi, ma io gliel’ho fatta sudare. In fondo al curvone ha provato ad attaccarmi e io ho lasciato lo spazio, sebbene lì si alzi solo il gas. Ho fatto la mia traiettoria in sesta piena e mi sono visto quasi fuori, con due gomme sul cordolo. In frenata alla curva successiva avevo problemi persino nello scalare le marce da tanto scivolava il posteriore, ma alla fine sono riuscito ad inserirlo in traiettoria. Lui è arrivato più composto in curva vicino al cordolo, ma era comunque dietro di me e la curva successiva era a mio favore. Manetti mi ha dato un piccolo colpo al posteriore (cose che succedono in gara) e io chiaramente ho raddrizzato il kart. Lui ha seguito il mio movimento allargandosi (ma non è andato nell’erba come ha detto lui). Ovviamente è finito sullo sporco e può essersi infastidito di questa situazione, ma se avesse alzato il piede lo avrebbe evitato. Almeno questo quello che ho vissuto io in pista e non dietro alla televisione con una telecamera che schiaccia l’obiettivo. Il colpo ricevuto non è stato forte, ma io non potevo sapere davanti dove lui si sarebbe trovato dopo. Aveva più metà kart dietro di me, quindi non potevo farlo passare. Poi è ritornato su di me, con un ultimo giro e una ultima curva tiratissima dove mi sono difeso al massimo, scalando una marcia per non dargli modo di riaccelerare come voleva lui. Mi sono protetto per tutta la curva, rischiando di arrivare al foto finish, ma il rischio era calcolato per vincere al traguardo, anche soli di 30 cm. Ho fatto tutto penso in maniera giusta e corretta. Poi ovviamente ci sono le tifoserie, ma fa parte del gioco. Sono contento della gara che ho fatto, con la conferma di tutte le persone che mi hanno scritto e chiamato nel dopo gara!»

La battaglia con Manetti ha avuto qualche momento di “tensione” ma è classificabile tra le bagarre corrette in uno sport come il nostro. Alla luce di quanto accaduto a Franciacorta in OK, che differenza noti tra il duello fra te e Alessandro e quello fra Gomez e Turney?
«Parli di gente di 50 anni contro ragazzini di 16/18 anni. La velocità è praticamente uguale, ma sono due modi di correre diversi, due generazioni diverse e soprattutto due esperienze diverse. Io reputo Alessandro un pilota con cui quando sono arrivato in Tony Kart era da prendere da esempio per gestione della gara. Sta proprio qua la differenza con Turney-Gomez. Turney lo apprezzo molto, ma ha un modo di correre molto acceso e sanguigno, tipico degli inglesi. Le gare per vincerle però si devono finire se vuoi diventare campione. Sono ragazzi giovani che non tirano su il piede, ma un’azione del genere aveva senso all’ultimo giro e non certo a metà gara! Anche se non ci fosse stato il contatto e Turney fosse stato primo, la gara era ancora lunga e c’erano ancora tante occasioni (crollo delle gomme, del motore, gestione della emozione) per vincere il Mondiale. Quella azione non ha avuto proprio senso. Quella è una curva molto veloce e chi è all’interno non può togliere il gas perché la curva è dalla tua parte. È quello all’esterno che deve calcolare lo spazio da dare per non finire ruota a ruota. Certe situazioni devi immaginartele, sebbene tutto succeda velocemente. Se vuoi fare questo sport non puoi lasciare al caso certe cose. Sia chiaro, sono due grandi piloti e gli auguro il meglio per la loro carriera. Però ripeto, era una azione da ultimo giro, non da metà gara, anche perché il terzo era abbastanza lontano.»

Oltre al Mondiale quest’anno hai partecipato a varie gare importanti: parlaci un po’ del tuo 2023 da pilota.
«È stato l’anno in cui ho corso di più da quando ho smesso come professionista nel 2017, con ben 10 gare. Sono arrivato anche più preparato dal punto di vista mentale e fisico e questo mi ha aiutato al Mondiale. Ho fatto una bella stagione, vincendo anche la gara premondiale “Road to Wackersdorf” e una gara a Cremona all’Italiano, più un secondo posto alla Winter Cup e un quinto al Margutti battagliando per il podio. Ho fatto podi all’italiano e a Cremona volavo sull’asciutto. Ho fatto poi due gare di Europeo in KZ, ma essendoci di mezzo le case ufficiali e andando in pista senza aver provato, l’ho presa come un allenamento, sebbene a Zuera sia arrivato 15/16esimo con davanti solo piloti ufficiali e primo dei non ufficiali, come a Sarno. Noi siamo un team privato e non disponiamo di tutto quello che dispongono loro, anche perché la KZ è la Formula 1 del karting. Il nostro target era di allenarci e confrontarci con i migliori e con i giovani, un ottimo allenamento in vista poi del Mondiale Master.»

Tu non hai mai smesso di correre diciamo…Quanto può averti aiutato il tuo continuo essere in pista sul kart rispetto ai tuoi avversari?
«Tantissimo, se non sei allenato certe cose puoi solo pensarle, ma non farle!»

Hai corso per team ufficiali di case costruttrici blasonate: che differenze trovi con correre per un team come Renda Motorsport oggi?
«È molto diverso. Quando corri per una squadra ufficiale, come me per in Tony Kart, ti passa tutto davanti: sviluppo telai, motori (basamenti, cilindri, marmitte, etc). In un team privato queste cose non succedono. Prendi le cose già fatte e finite con magari 1-2 step indietro. Un po’ come nella MotoGP correre per la Honda ufficiale o non ufficiale. Sei consapevole di non poter vincere. Per questo che aver vinto il Mondiale con un team privato per me vale davvero tantissimo.»

Che difficoltà ci sono nel correre alla tua età in kart? Come ti prepari fisicamente?
«Un allenamento giusto due volte a settimana (quando posso) con una preparazione atletica fatta da professionisti. Poi l’allenamento in kart è fondamentale, soprattutto le gare, per essere allenato nella mischia, nei contatti e avere una visione a 360 gradi di quello che succede. Ovviamente alla mia età quando smetti è come se il corpo se lo dimenticasse più velocemente e magari certi rischi non li prendi più, un po’ perché sei più ragionevole e valutativo, ma un po’ perché la tua testa non è più veloce come prima.»

Che differenzi trovi nei kart che guidi oggi rispetto ai tuoi anni d’oro?
«La potenza no, ma il grip è troppo diverso. Una volta il grip era tantissimo, ora invece è inesistente. Si scivola troppo per i miei gusti. Le gomme sono molto diverse. Io correvo con gomme speciali che ti mettevano su due ruote. Eri abituato a tenere giù il gas, ora se tieni il gas voli fuori dalla pista. Poi oggi c’è più potenza e peso.»

Modificheresti qualche cosa a livello regolamentare nella KZ?
«L’unica cosa che mi piacerebbe che succedesse è che ci fossero delle gomme più soft con più grip come una volta. A livello poi di regolamento i motori vanno bene, i kart sono belli e sicuri. Anche iniziare i giorni di prova dal giovedì per me va bene. Cambierei solo le gomme.»

«Se vuoi fare questo sport non puoi lasciare niente al caso.» (Davide Forè)

 

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